Toscana

Paritarie, allarme rosso

E’ allarme rosso per la scuola paritaria. Il governo ha improvvisamente bloccato un terzo dei fondi già previsti per il 2008 e, in Finanziaria, già approvata dalla Camera e adesso in attesa di ratifica del Senato, ha previsto tagli nel prossimo triennio per quasi 500 milioni di euro, 133,4 già a partire dal 2009. Se si pensa che in Toscana questi contributi ammontavano a 25 milioni di euro, e che ne sparirebbero 8 per il 2008 e 6,5 per il 2009, si capisce quanto inciderebbero in un settore già in grave difficoltà. In Toscana la scuola paritaria è una realtà importante. Per la scuola dell’infanzia conta 350 scuole per 800 sezioni circa e un totale di 20 mila bambini e 1.800 lavoratori. Le scuole a gestione comunale accolgono poco più di 9 mila bambini. Così per la scuola primaria gli istituti non statali sono 85 con 9.500 bambini iscritti e 700 lavoratori. La primaria di primo grado conta su 28 istituti, 2.000 allievi e 250 lavoratori. Quella di secondo grado: 47 istituti, 3.500 allievi e 500 lavoratori. Sul tema, abbiamo chiesto a due parlamentari eletti in Toscana, uno della maggioranza e uno dell’opposizione di spiegarci le rispettive posizioni.

Alessi (Fism): «Pronti a scendere in piazza»

di Claudio Turrini

«Siamo molto arrabbiati. Sono già partite una serie di iniziative a livello locale, come petizioni contro questi tagli. Sappia il governo che prima di chiudere, il popolo che manda i figli alle scuole paritarie scenderà in piazza». Leonardo Alessi, presidente della Fism Toscana (Federazione italiana scuole materne), è molto deciso. Sa di avere dietro di sé una realtà già con l’acqua alla gola, che i tagli della Finanziaria per il triennio 2009-2011 rischiano di collassare definitivamente. Si tratta non di spiccioli, ma di «quasi la metà delle risorse complessive, già scarse, che venivano destinate al sistema paritario». «In aula, alla Camera – racconta Alessi – ci sono stati tre emendamenti, uno del Pdl, uno dell’Udc e uno del Pd, che chiedevano il ripristino dei 134 milioni di euro per il 2009 e poi il resto in prospettiva. Il governo ha bocciato quelli dell’opposizione e fatto ritirare quello della maggioranza».

Però il governo si è impegnato a trovare altre vie per ripristinare i fondi.

«Diventa difficile fidarsi di un governo che la sera promette e la mattina dopo fa sparire anche i fondi del 2008».

Perché? Cosa è successo?

«È successa una cosa di una gravità assoluta. Il 18 ottobre il direttore generale del ministero della pubblica istruzione fa una circolare che invita le direzioni scolastiche regionali a pagare alle paritarie quanto dovuto per il 2008. Le direzioni scolastiche vanno a vedere sul computer e dalla sera alla mattina sono spariti 140 milioni di euro in tutta Italia. Con motivazioni ancora non chiarite. Questo è avvenuto il giorno dopo che il sottosegretario Vegas aveva rassicurato tutti sulla volontà di ripristinare le risorse per il 2009, 2010 e 2011. Come facciamo a fidarci?».

Questi fondi per le paritarie a chi vanno?

«Furono introdotti nel 2000, ai tempi del governo D’Alema. Materne ed elementari sono le maggiori destinatarie. Più c’è una quota per l’handicap e una piccola quota per le medie inferiori e superiori».

E quanto incidono sulla realtà della scuola paritaria toscana?

«Ad oggi la quota toscana di questi finanziamenti statali era di 25 milioni di euro. Se me ne levi 8 nel 2008, 6 e mezzo per il 2009 io penso che il sistema collassi. Anche perché siamo in una fase di rinnovo del contratto e abbbiamo una serie di adempimenti verso i dipendenti, come il doveroso aumento delle retribuzioni. E con la crisi che incombe non siamo nelle condizioni di aumentare le rette. O ci rendono questi soldi oppure il sistema rischia il collasso. Anche perché questi soldi sono gli stessi dal 2000».

In un periodo in cui la scuola statale è in fermento, anche voi siete molto critici…

«Personalmente ritengo che la politica sulla scuola di questo governo sia devastante. Non saremo noi a sostenere gli sprechi della scuola pubblica. Ma non si può fare una politica sulla scuola solo con i tagli. I tagli alla scuola pubblica possono essere anche in parte giustificati se compensati da adeguati investimenti. I taglia alla scuola paritaria sono un hara-kiri. Perché se i 20 mila bambini che frequentano le materne paritarie e i 10 mila delle primarie toscane devono andare nella scuola statale… voglio capire come fa lo Stato, visto che il costo per lui è 12 volte maggiore. È una cosa semplicemente insensata».

Il governo dice che i tagli alla spesa pubblica sono comunque necessari in questo momento di crisi.

«Sicuramente i soldi dati a noi non sono sprecati, ma sono un modo con cui lo Stato fa della sussidiarietà vera e risparmia. E mi domando: come mai in Germania c’è un piano dove il governo si impegna ad investire 12 miliardi di euro in tre anni e qui l’unica cosa che si fa è tagliare la scuola pubblica e quella paritaria?».

Gabriele Toccafondi (Pdl): Una «battaglia» che ancora non è finita

Dalla commissione Bilancio della Camera, osservatorio di eccellenza dei conti nazionali, mi sono accorto di un taglio che mi ha lasciato senza parole: per le scuole non statali nel 2009 è previsto un taglio del 25% ovvero 133 milioni e 393mila euro. Questo è il dato dal quale è iniziata una «battaglia» che tutt’ora non è terminata per arrivare al reintegro del fondo. Il sottoscritto ha presentato un emendamento per il reintegro del fondo per le scuole paritarie.

L’idea che mi ha convinto a lavorare, seguito da oltre 30 deputati che hanno sottoscritto l’emendamento, è che, io e molti altri, conosciamo queste realtà e sappiamo cosa significano per il paese e per la libertà di educazione. Si tratta di scuole determinanti per il futuro dell’educazione in Italia, sia per livello qualitativo raggiunto, ne è segno il numero degli iscritti, sia l’utilità economica per la nazione. Senza queste scuole lo stato dovrebbe sborsare molti più soldi per garantire lo stesso servizio, per esempio senza le scuole dell’infanzia il costo nazionale aumenterebbe di 3,5 miliardi di euro in più. Già perché per un bambino iscritto alla scuola dell’infanzia lo stato, se questo è iscritto ad una scuola non statale, contribuisce con 584 euro l’anno. Se il bambino frequenta invece una scuola pubblica, il costo statale arriva a 6.116 euro l’anno. Scuole di cui la realtà statale non può fare a meno, scuole che accolgono quasi 750mila alunni: 530mila bambini su 1milione e 600mila della scuola dell’infanzia e 200mila su 2milioni e 800mila nella scuola primaria.

Abbiamo chiesto con forza il reintegro del fondo riportandolo al livello del 2008 che poi è lo stesso da 8 anni nonostante l’aumento dei costi che istituti e genitori si sono assunti. Lo abbiamo fatto in commissione bilancio, in aula, nelle riunioni di gruppo, durante la discussione argomentando la nostra richiesta e presentando una serie di emendamenti dichiarati ammissibili. Prendiamo atto che, in una fase in cui si discute di finanziaria senza fiducia, e a fronte di una questione che abbiamo sollevato con forza, il governo ha manifestato in aula parole chiare sulla questione del reintegro di tali fondi alle scuole non statali, prendendo impegni precisi. Aspettiamo un atto formale che il governo farà entro la fine dell’anno sul reintegro del fondo con adeguata copertura finanziaria. Una dichiarazione che favorisce la soluzione del problema senza incidere su spese di altri ministeri, cosa che per sua natura è scontata con un emendamento.

Una ultima nota riguarda il clima politico sul tema delle scuole paritarie. La discussione sulla questione delle paritarie ha fatto emergere una quasi totale unanimità rispetto al reintegro dei fondi. Forse questo è il clima giusto per una legge sulla vera parità scolastica e sulla libertà di scelta.

Gabriele Toccafondi, deputato Pdl Rosa De Pasquale (Pd): Il vento di «Burian» sta gelando la scuolaPer comprendere le scelte di «prospettiva» operate da questo governo attraverso l’uso indiscriminato della decretazione d’urgenza e il ricorso alla questione di fiducia, esautorando di fatto il Parlamento, occorre guardare esclusivamente alla ormai legge 133/08 la cosiddetta «Finanziaria d’Estate»! Nel discutibilissimo art. 64 della legge 133/08, senza confronto con il mondo della scuola sono stati effettuati tagli in maniera lineare che, come un vento gelido in piena estate, ha investito il nostro sistema d’istruzione pubblica, attivando una vera distruzione, più che una costruttiva e necessaria potatura, parliamo di tagli per circa 8 miliardi di euro in tre anni alla scuola. Il veemente taglio non poteva risparmiare anche le scuole paritarie.

Alla Camera il partito democratico ha presentato un emendamento volto a ripristinare i fondi per le scuole paritarie al fine almeno di ricondurli alla cifra già stanziata dal governo Prodi, la cui consistenza non raggiunge nemmeno lo 0,1 del bilancio dello stato e che il precedente governo Berlusconi aveva falcidiato. Il parlamento, con parere negativo di commissione e Governo, ha bocciato l’emendamento.

Le scuole paritarie, sono parte del sistema dell’istruzione pubblica in questo paese, seguono ben 531.258 bambini su un totale di 1.652.689 della scuola dell’infanzia, 196.776 su 2.820.150 bambini della scuola primaria. Sono scuole presenti in ben 4.800 Comuni su 8 mila circa e danno un servizio altrimenti non realizzabile dallo Stato se non a fronte di oneri notevolissimi.

Il Vento gelido continua in questi giorni di novembre dando consistenza quantitativa a questa «buriana» (da «Burian» gelido vento della  Siberia). Nei prossimi tre anni verranno tagliati alle scuole paritarie valori che a fronte di un taglio medio del 10% imposto agli stati di previsione dei ministeri, per le scuole paritarie sarà invece del 30%.

Si viene a perdere il «compito d’intenzione» che allude proprio alla tensione a, che in ambito pedagogico attesta una terra che ancora non c’è ma potrebbe e dovrebbe esserci. Questa tensione a, viene modificata in tensione per e le parole del nostro Presidente del Consiglio sconvolgono, quando parla di «sviste» ed ancor più quando avoca a sè attraverso semplici «battute» la possibilità di erogare i fondi alle scuole paritarie successivamente e a suo insindacabile giudizio, plastificando il Parlamento. L’affidabilità delle parole è già alla prova, le scuole paritarie avrebbero dovuto ricevere, in ottemperanza alla nota del M.I.U.R. prot. 11052 del 17 ottobre 2008 a firma del Direttore generale Dutto, con oggetto «Anticipo dei contributi spettanti alle scuole paritarie per l’anno scolastico 2008/2009…», dagli Uffici scolastici regionali che avevano predisposto gli ordinativi di pagamento, i fondi citati che però non risultano a oggi disponibili. Questi fondi debbono essere erogati entro i primi di dicembre (circa 140 milioni di euro per il 2008), pena la non immediatamente recuperabilità ai sensi delle norme della contabilità dello stato con il rischio d’interruzione dell’anno scolastico in corso.

Rosa De Pasquale, deputato Pd