Toscana

Arno, mancano 193 milioni per un futuro più tranquillo

di Ennio Cicali

Cattive notizie per l’Arno: servono 277 milioni 659.504 euro per gli interventi prioritari e la messa in sicurezza. In cassa ci sono 84 milioni 656.684 euro, per il 48% di provenienza statale,  il 44% regionale e l’8% degli enti locali. I costi dei progetti superano largamente i 200 milioni, previsti nell’accordo di programma del 2005, fra Ministero, Regione e Autorità di bacino. Nel complesso, mancano oltre 193 milioni; cifra che sarà solo parzialmente coperta dai 25 milioni che per le annualità 2009 e 2010 il bilancio regionale assegna alla difesa del suolo.

Difficoltà finanziarie a parte, non va meglio per l’esecuzione delle opere previste nel 2005. Nessuno dei lavori programmati quattro anni fa è cominciato. Fra qualche mese, forse, si comincerà a lavorare per la costruzione della cassa di espansione di Raffia, nel comune di S. Miniato. Per il resto buio pesto: secondo i dati dell’Autorità di bacino, rispetto agli 84 milioni di euro disponibili, il 31% delle risorse risultano appaltate (26 milioni), il 38% è in fase di progettazione, mentre per un altro 31% i progetti non sono ancora stati avviati. Il totale dei progetti appaltati, rapportato ai 277 milioni complessivamente necessari per la messa in sicurezza, corrisponde al 9% degli interventi.

«Ci sono troppi enti che si occupano dell’Arno – spiega Erasmo De Angelis, presidente della commissione ambiente del consiglio regionale – I comuni fanno i progetti, ma si può capire che i loro uffici tecnici in certi casi non hanno le competenze necessarie. E poi ci sono ci sono alcune resistenze locali che ritardano la firma degli accordi».

«Dal 1994 ad oggi – ricorda D’Angelis – sono stati chiusi 30 cantieri per la sicurezza idraulica, 9 sono in corso e 31 ancora a livello di progettazione con le casse di espansione per mettere in sicurezza Firenze. Molte cose sono state fatte, ma questo è il momento di accelerare al massimo su progettazioni e cantierizzazioni»

Quello dei progetti fatti e rifatti, oltre alla cronica mancanza di soldi, è uno dei punti dolenti per la sicurezza dell’Arno. Nel 1999 si era pensato a un progetto per limitare i danni che, è bene precisarlo, non riguardano solo Firenze, ma interessa tutta la zona che corre lungo il fiume fino a Pisa. Un progetto oggi considerato superato e «faraonico», non alla portata del bilancio pubblico  e con un consumo eccessivo di territorio. Il progetto odierno prevede le prime casse d’espansione in Casentino, la Poppi 2 e Bibbiena 2. Nel Valdarno superiore è prevista la cassa di Padulette, efficace per preservare l’area a valle di Montevarchi. Altre quattro casse sono previste nel territorio del comune di Figline – Pizziconi, Restone, Prulli e Leccio – considerate essenziali per ridurre i rischi per Firenze. Più a valle le più importanti opere programmate, sono le casse di Roffia e Scaletta, il sistema di casse in Valdera e l’adeguamento dello Scolmatore.

Alla sicurezza dell’Arno è stata dedicata una lunga seduta della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale presieduta da Erasmo D’Angelis, con la partecipazione dell’assessore Marco Betti, del nuovo segretario dell’Autorità di bacino Gaia Checcucci, dei sindaci e rappresentanti delle amministrazioni capofila dei progetti e del genio civile.

Tra i punti in discussione  il coordinamento e la collaborazione fra gli enti locali, argomento ripreso da diversi amministratori intervenuti per aggiornare sulla situazione dei propri territori: i sindaci di Figline Valdarno, Montopoli Valdarno, San Miniato, e gli assessori all’ambiente del Comune di Pistoia e delle Province di Arezzo e Prato. Il tema dei coordinamento è stato al centro degli interventi dei consiglieri regionali Mario Lupi (Verdi), Marco Cellai (An) e dell’assessore regionale alla difesa del suolo, Marco Betti, che ha annunciato che la Regione metterà a disposizione ulteriori 25 milioni di euro per le prossime due annualità. Critico l’intervento di Bruna Giovannini (Sd), che ha parlato di «quadro sconfortante» chiedendo se «le poche risorse che ci sono le teniamo sotto il materasso?». La Commissione Territorio e ambiente si riunirà ogni 3 mesi per un resoconto sui lavori in corso.

L’ultimo atto di pochi giorni fa per la messa un sicurezza dell’Arno prevede un «nuova cabina di regia rafforzata che servirà ad ottimizzare pianificazione e progettazione».

Il piano di bacino del 2005 L’accordo di programma sottoscritto nel 2005 dal presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, e dall’allora ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, prevede una serie di interventi sul fiume Arno per preservare da disastrose alluvioni due terzi della Toscana. La superficie interessata è di 2.238 ettari con un volume degli invasi di 54.985.000 metri cubi, costo stimato 200 milioni 15 mila euro nel 2005 (sarebbe già salito a 277 milioni).Le aree interessate sono le seguenti (fra parentesi il costo stimato nel 2005):Casentino, Pianura aretina, Val di Chiana (19 milioni 400 mila euro);Valdarno Superiore, Area fiorentina, Chianti (61 milioni 350 mila euro);Area empolese, Valdelsa, Valdarno inferiore (72 milioni 765 mila euro);Basso Valdarno, Area pisana (19 milioni 309 mila euro);Comprensorio Ombrone – Bisenzio e area metropolitana (27 milioni 200 mila euro).