Toscana
Giuseppe Englaro «fiorentino», si spacca il Consiglio comunale
Il Consiglio comunale di Firenze, lunedì 9 marzo, ha approvato a maggioranza una delibera per il «conferimento della cittadinanza onoraria a Beppino Englaro». Hanno votato a favore della proposta presentata da Alessandro Falciani, capogruppo del Partito socialista, 22 consiglieri su 41 presenti, 16 i contrari, 3 gli astenuti.
La votazione è avvenuta nel tardo pomeriggio dopo ore di acceso dibattito e dopo la bocciatura di una proposta di rinvio presentata dal capogruppo del Partito democratico, Rosa Maria Di Giorgi, raccogliendo il tentativo di mediazione del sindaco Leonardo Domenici che aveva proposto di «trovare un’altra modalità per esprimere la solidarietà ad Englaro», anche per evitare una spaccatura non solo all’interno dell’Assemblea ma anche, e forse soprattutto, all’interno del suo partito dove la stessa Di Giorgi aveva in precedenza definito «una provocazione» la proposta di Falciani.
Spaccato il Pd, compatta invece l’opposizione nel contestare l’uso politico della cittadinanza onoraria finora concessa all’unanimità e a personaggi del calibro di Chiara Lubich o di Kofi Annan.
Immediato il commento e la presa di posizione della Chiesa fiorentina, che parla di tentativo «di dare un tono di protagonismo a un finale di legislatura perlomeno problematico, approvando la concessione della cittadinanza onoraria a Giuseppe Englaro, protagonista di una delle vicende più laceranti per la convivenza civile del nostro Paese. Opporsi a questa improvvida decisione non vuole dire opporsi alla persona del signor Englaro o voler mancare di rispetto alla sua dolorosa vicenda familiare. Ma dopo aver assicurato rispetto e comprensione, si ritiene doveroso affermare con nettezza che l’atto che una parte del Consiglio comunale ha voluto imporre a tutta la città appare pretestuoso, offensivo e distruttivo».
«La pretestuosità più evidente si legge nella nota diffusa dall’Ufficio stampa della diocesi (testo integrale) è nel voler imporre alla città una scelta che serviva soltanto a segnare i confini di una parte politica e a spostarli in direzione di un più accentuato laicismo, rispetto a quanto gli stessi cittadini avevano voluto esprimere nelle recenti elezioni primarie di quello stesso settore politico».
«Ma l’offesa più grande si legge ancora nella nota è stata fatta verso i genitori, fratelli, amici e gruppi di volontari che si stringono attorno ai loro oltre 2500 cari che vivono in situazioni similari a quelle da cui è stata strappata a forza Eluana Englaro».
Parlando di «sciagurata delibera» e di mancanza di interesse per la «convivenza civica», la Chiesa fiorentina annuncia che sulla sacralità della vita «non farà mai un passo indietro e denuncerà con forza ogni sopruso, perché tale è l’atto nefasto appena deciso».
Il giorno successivo, martedì 10, l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, è tornato sull’argomento. Lo ha fatto in occasione della Messa per l’inaugurazione della Piastra dei servizi dell’Ospedale San Giovanni di Dio a Torregalli, alla periferia della città.
Betori ha preso spunto dal santo a cui l’ospedale è intitolato per trovare «un’importante indicazione su quale possa essere anche il percorso di una società più attenta ai bisogni dei poveri e dei sofferenti: solo una società riconciliata con Dio può generare comportamenti di vera carità verso i bisognosi. Ed è questo allontanamento da Dio che può spiegare come una città quale la nostra, da sempre attestata sui fronti dell’assistenza e del farsi carico della persona umana, abbia potuto subire ieri un affronto che ne vorrebbe smentire la natura. Ma siamo fiduciosi ha aggiunto l’arcivescovo di Firenze che ciò che possono aver pensato alcuni rappresentanti del popolo non potrà mai essere da questo stesso popolo accettato nel suo sinistro significato di esaltazione dell’abbandono della vita invece della sua cura. Affrontare questi temi non costituisce da parte nostra una invasione di campo nello spazio propriamente politico, ma difendere qui, come in tutti gli spazi della vita, valori fondamentali come la dignità della persona umana, il bene comune, la concordia e l’unità di una città».
A.F.