Toscana

Pratovecchio: Sca, 200 operai a rischio

di Elisabetta Giudrinetti

All’inizio sembrava solo la voce, anzi la mala voce, di qualcuno che aveva voglia di seminare zizzania. Perché la Sca Hp, azienda leader nella produzione cartaria non era né aveva le caratteristiche di un’azienda in crisi. Assumeva, ed ha continuato ad assumere fino al 5 marzo 2009 e il giorno precedente è stata presentata negli uffici comunali una Dia per chiedere l’ampliamento dei bagni per i dipendenti. Poi, la doccia fredda. Il 27 marzo l’azienda comunica che, per motivi legati alla produzione, chiuderà i battenti nella sede di Pratovecchio, piccolo comune casentinese. Una doccia freddissima per questa valle. Una doccia gelida per oltre duecento dipendenti che, all’improvviso, senza una ragione apparente, si ritrovano a vivere giorni amari.

E dire che la multinazionale svedese, nata nel 1929 per volontà dell’industriale Ivar Kreuger che riuscì, grazie ad una intelligente fusione di dieci aziende che si occupavano a vario titolo di foreste a creare un’unica società divenuta in quasi ottanta anni azienda leader nel settore cartario (fazzoletti, tovaglioli, prodotti per l’igiene…).

Tanto per dare delle cifre la Sca da sola copre il 25% della produzione mondiale cartaria, è presente in sessanta paesi con 52.000 dipendenti ed un fatturato annuo (dati 2008) di 11,5 miliardi di euro. Cifre da capogiro.

E, allora, perché chiudere la sede casentinese dell’azienda? Una sede che è in attivo, con un giro di stipendi mensili pari a 450.000 euro, che non ha mai avuto un reclamo da clienti e fornitori, in cui gli stessi operai ed impiegati si sono dati come obiettivi (riuscendoci!) quello di guadagnare i livelli di eccellenza? Per dare una risposta (forse!) a queste domande occorre anche brevemente inquadrare questa realtà produttiva nel contesto di Sca, del mercato in cui opera e nella realtà territoriale in cui sussiste.

Lo stabilimento della Sca, costruito nel 1962, grazie al genio ed alla capacità di imprenditori locali, negli anni è diventato una tra le maggiori realtà produttive della vallata, dando lavoro a centinaia di persone (compreso l’indotto). Ed è uno stabilimento che, negli anni è cresciuto rispettando l’ambiente circostante, grazie a scelte tecnologiche diverse da quelle degli altri siti, come la realizzazione di una cartiera a ciclo chiuso, senza reflui di scarico, certo di non facile gestione, ma a ridottissimo impatto ambientale, che consente risparmio di acqua, energia e materie prime, oltre alla preservazione del fiume Arn,o oltre all’installazione di un impianto di cogenerazione per l’autoproduzione di energia elettrica, vapore, acqua calda; scelte che hanno consentito uno sviluppo in completa armonia col territorio, uno dei più belli della Toscana.

Oggi Sca con il suo atteggiamento mette in discussione il futuro di questa realtà e certo non lo fa perché Pratovecchio sia in perdita; le produzioni, nonostante la difficoltà di un mercato che, a differenza delle altre nazioni, è suddiviso in varie catene distributive, hanno sempre offerto, e continuino ad offrire (a gennaio 2009 addirittura in crescita), marginalità e non perdite. A conferma di ciò i clienti hanno sempre confermato le loro commesse, e si tratta anche di clienti importanti come Coop e Conad.

Eppure nel codice etico Sca è ben evidenziato che «la Sca si impegna a creare valori per tutti i suoi partner nonché ad instaurare relazioni basate su rispetto responsabilità ed eccellenza con i dipendenti, clienti, consumatori, azionisti e partner commerciali, in modo responsabile dal punto di vista sociale ed ambientale». Anche il vescovo di Fiesole non ha fatto mancare la sua vicinanza visitando il picchetto degli operai ed esprimendo la solidarietà della diocesi.

Gianni Verdi, sindaco di Pratovecchio, con un piglio non comune ma con una civismo responsabile di ampio respiro politico sostiene che «il caso della Sca è emblematico. Il paese ha preso coscienza che il Casentino non può perdere questa realtà produttiva. Il Casentino deve opporsi, civilmente, ma in maniera compatta». Ed è emblematico perché non siamo davanti ad una triste, ma comprensibile, vicenda di insuccesso economico; l’esempio della Sca ci ricorda che l’economia passa sempre più sopra le nostre teste e che, in nome di «alte» ragioni, la persona non conta quasi più niente.