Toscana
Cerza (Cisl): «Così i lavoratori saranno protagonisti nelle aziende»
di Simone Pitossi
Una crisi diversa e profonda come quella attuale richiede di costruire le basi per una nuova economia dove i lavoratori siano protagonisti nella vita delle aziende. È la ricetta del nuovo segretario regionale della Cisl Riccardo Cerza. I dati di questi giorni disegnano una Toscana sotto il macigno della crisi e in profonda sofferenza. Un’inchiesta del «Sole 24 Ore» sottolinea come la nostra regione sia in Italia quella che attualmente percepisce in modo più netto la recessione. A questo si aggiunge la flessione del fatturato, della produzione degli ordinativi esteri e interni nel primo trimestre 2009 (dati di Confindustria). E secondo Irpet-Unioncamere la crisi non allenterà la morsa prima del 2011. Insomma, un quadro davvero difficile per chi come Cerza si trova a difendere lavoratori e pensionati.
Segretario, come legge questi dati così negativi per la Toscana?
«I dati sull’andamento economico regionale confermano quello che già si percepiva: questa è una crisi diversa da tutte le altre che l’hanno preceduta. Prima il quadro era sempre tra luci e ombre: alcuni settori erano in sofferenza, altri si salvavano, alcuni territori non marciavano bene, altri sì. Oggi siamo di fronte a una crisi globale che colpisce tutti i settori e tutti i territori: insomma, non c’è più, come è stato sempre finora, una compensazione tra settori e territori che vanno bene e altri male. Per questo, di fronte all’eccezionalità della crisi ci vuole un’eccezionalità di interventi».
La politica che cosa deve fare?
«Vista la drammaticità di questi dati è urgente un impegno pesante per il rilancio dell’economia, da parte del governo centrale ma soprattutto da parte degli enti locali. Infatti, la nostra economia si è fortemente indebolita sicuramente in conseguenza della crisi mondiale, ma anche per l’incapacità della politica regionale in primo luogo di fare un sistema Toscana e, in secondo luogo, di fare scelte difficili sulle infrastrutture materiali ed immateriali, sui nodi strutturali che pesano sulla nostre città da decine di anni. Adesso vanno fatti partire subito gli investimenti sulle infrastrutture e sulle opere pubbliche, piccole e grandi che siano».
E poi?
«È fondamentale, per mantenere aziende e lavoratori sul territorio, che le banche diano credito alle imprese che hanno mercato. E continuare a finanziare il pronto soccorso degli ammortizzatori sociali con il quale abbiamo coperto un po’ tutti i lavoratori in difficoltà. Ora è necessario lavorare da subito per costruire le basi della nuova economia con spazi sempre più ampi di democrazia economica. Insomma un nuovo modello economico».
E il ruolo delle imprese?
«Il nostro modello, il piccolo è bello, non regge più. Le imprese devono fare sistema. Poi è necessario innovare, puntare sulla qualità, sulla ricerca. E occorre tenere insieme due ricchezze, la capacità professionale dei lavoratori e la capacità di investimenti aziendale, per cogliere la ripresa. Se disperdiamo oggi il patrimonio di professionalità, costruito in questi anni da aziende e lavoratori, rischiamo di non essere in grado di cogliere la ripresa quando arriverà. Gli industriali devono tornare ad avere il gusto di fare impresa e non sentirsi solo finanzieri. Non solo. I grandi gruppi non possono sfruttare il territorio finché vogliono e poi andarsene. Le imprese debbono capire di avere una responsabilità sociale nei confronti delle comunità nelle quali operano».
I lavoratori che ruolo possono avere in questo processo?
«La nostra fissazione è rendere i lavoratori protagonisti della vita delle aziende o inserendo i lavoratori nei consigli di sorveglianza delle aziende oppure con la formula dell’azionariato popolare. Per questo, a breve, inizieremo una raccolta di firme per una legge regionale che favorisca questa formula partecipativa dei lavoratori nelle aziende toscane».
E il sindacato cosa può fare?
«Continuare a difendere i lavoratori avendo come orizzonte il territorio e non più solo la fabbrica. Quindi la strategia prevede due livelli. Il primo è quello classico: dove dobbiamo sostenere i lavoratori per aumentare lo stipendio in maniera diretta. C’è poi il secondo livello dove possiamo lavorare per incrementare lo stipendio in maniera indiretta, ovvero con la contrattazione aziendale e territoriale con gli enti pubblici affinché i lavoratori abbiano benefit e migliori servizi».
Segretario, concludendo, che Cisl regionale ha in mente per i prossimi anni?
«Quella che ho in mente è una Cisl con una sua anima profonda costruita intorno alla centralità dell’uomo, al suo lavoro, ai suoi diritti, alla sua dignità; sempre in prima linea per affermare l’accoglienza, la legalità di tutti gli uomini di qualunque razza e religione. Il lavoro è questione vitale per la persona e la società. Oltre a essere una necessità umana, sociale ed economica è anche un imperativo etico che interpella tutti noi e occupa un posto fondamentale nella vita di ogni persona, perché la vitalità di un territorio è soprattutto la vitalità del suo lavoro. Per questo vogliamo rendere ancora più forte e protagonista la nostra Cisl in Toscana. Una terra che ha bisogno di un sindacato riformista come il nostro, che sappia progressivamente migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e dei pensionati promuovendo le ragioni della giustizia sociale, nella compatibilità con le esigenze dell’efficienza economica. Una Cisl protagonista, libera e forte sia dentro la nostra organizzazione che nei confronti del mondo esterno».