Toscana

Associazioni e movimenti insieme per l’Europa

di Claudio Turrini

Vivere una fede che si fa responsabilità sociale, «per costruire un’Italia e un’Europa capaci di unità e umanità». È l’obiettivo che si pongono movimenti, associazioni e nuove comunità cristiane italiane nell’incontro organizzato per questo fine settimana a Loppiano (Incisa), la cittadella dei Focolari.

È la tappa italiana (analoghe manifestazioni si sono svolte in diverse nazioni) di un cammino a livello, europeo, iniziato in Germania una decina di anni fa, il 31 ottobre 1999, nel giorno della firma ad Augsburg della «Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione». Tra i promotori di quel primo incontro, oltre ai principali gruppi evangelici tedeschi, anche Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, e Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio. Un cammino iniziato quindi con una forte connotazione ecumenica, di riconciliazione, che portò un anno dopo, a Rothenburg ad un atto reciproco di perdono per le divisioni del passato.

L’8 dicembre del 2001 a Monaco di Baviera, nella Matthäuskirche, i responsabili stringono un patto d’amore scambievole secondo il Vangelo, che diventerà la base del cammino futuro. L’8 maggio 2004, a Stoccarda, la prima manifestazione di «Insieme per l’Europa», con circa 9.000 partecipanti, tra cui cinquanta vescovi di varie Chiese, e numerosi politici. I rappresentanti di 170 movimenti e comunità cristiane stringono un «patto» nel segno dell’amore.

Nel 2007, il 12 maggio, la seconda manifestazione europea, sempre a Stoccarda con l’obiettivo di incrementare i valori cristiani dell’Europa rendendo visibile la rete di fraternità tra i movimenti e l’impegno di rinnovamento spirituale e sociale in ciascuno. L’incontro si conclude con un «messaggio»  nel quale si auspica «che l’Europa – che ha ferito l’umanità con il colonialismo, le guerre mondiali, la Shoah – esprima con più coraggio i suoi valori cristiani e dia così il suo necessario contributo per la costruzione di un mondo più unito nella fraternità tra le nazioni». E si ribadiscono dei «sì»: alla vita, alla famiglia, alla salvaguardia del creato, ad un’economia equa e solidale con i più poveri, alla pace, alla riconciliazione, alla solidarietà e all’accoglienza.

Promotori dell’appuntamento di Loppiano, per il quale sono previste un migliaio di persone, sono la Comunità Papa Giovanni XXIII, la Comunità di Sant’Egidio, l’Equipe Notre Dame, il Movimento dei Focolari e Rinnovamento nello Spirito Santo. Ma vi hanno aderito anche tante altre realtà, dall’Azione Cattolica, all’Agesci, dai Cursillos al Sermig.

Il programma della due giorniL’incontro «Insieme per l’Europa 2009» si tiene sabato 19 e domenica 20 settembre presso il Centro internazionale di Loppiano (Incisa in Valdarno, Firenze). Nella mattinata di sabato sono previsti gli arrivi e alle 12 la Messa. Alle 14,30 l’accoglienza con gli sbandieratori toscani  nel piazzale antistante al santuario e alle 15, nell’auditorium, l’inizio dei lavori con saluti, presentazioni e testimonianze di comunione tra i movimenti dal ’98 ad oggi. Alle 16 gli interventi di G. Paolo Ramonda (Com. Papa Giovanni XXIII) e di Carlo e Maria Carla Volpini (Equipes Notre-Dame). Alle 17.30 la tavola rotonda su «Fragilità e famiglia», con testimonianze sul fronte del sostegno alla famiglia: (Equipes Notre-Dame, Sant’Egidio, Com. Papa Giovanni XXIII, RnS). Dopo la cena, serata artistica a cura di artisti dei movimenti.

Domenica 20 settembre, alle 9, intervento di Gerhard Pross (YMCA – Germania) e a seguire di responsabili dei movimenti: Salvatore Martinez (RnS), «Sulla Parola costruiamo l’unità dello Spirito», Maria Emmaus Voce (Focolari), «La Parola vissuta genera la comunità», Marco  Impagliazzo (S. Egidio), «Quale missione per l’Europa». Alle 11.15, tavola rotonda su «Economia e povertà»: «Sapori diversi – trattoria dei disabili» (Sant’Egidio); «Spiritualità di Pentecoste nel mondo notarile» (RnS); «Napoli e Roma: famiglie senza lavoro» (équipes Notre-Dame); «Economia di Comunione» (Luigino Bruni, Focolari). Alle 12,15 le conclusioni con la lettura dell’appello finale e a seguire la Messa e il pranzo.

Per informazioni, visitare il sito www.together4europe.org.

L’intervista/1 G. Paolo Ramonda, Comunità Giovanni XXIIIRipartire dalla famiglia come luogo di accoglienza«C’ è un nuovo modo di apprezzarsi all’interno dei movimenti, di collaborare, di condividere le gioie e le sofferenze degli uomini del nostro tempo. Quello di Loppiano, come continuazione di tutto il lavoro fatto a Stoccarda, è un ulteriore passo – pur nella originarietà di ogni carisma – per poterli mettere in comunione». Ne è convinto Giovanni Paolo Ramonda, 49 anni, piemontese, successore di don Oreste Benzi alla guida della «Comunità Papa Giovanni XXIII». L’incontro di Ramonda con don Oreste avvenne per caso, durante una vacanza a Rimini, quando aveva appena 19 anni. Già vice -responsabile dell’associazione dal 1998, è sposato con Tiziana. Hanno 3 figli naturali e 9 accolti che vivono con loro da molti anni nella casa famiglia di Sant’Albano Stura, in provincia di Cuneo. Ramonda è uno dei promotori dell’incontro di Loppiano e sarà proprio lui, assieme ai coniugi Volpini dell’Equipes Notre Dame, a dare il benvenuto ai partecipanti.

Questo che viviamo, ci spiega, «è un momento storico particolare in cui la crisi economica, la crisi del lavoro che si ripercuote anche sulle famiglie fa sentire maggiormente il bisogno di solidarietà, di condivisione, di giustizia. E quindi anche il tema di una nuova economia, di un nuovo modo di portare il Vangelo nel mondo della povera gente è una sfida forte per noi cristiani».

Uno dei temi che verranno toccati nell’incontro è quello dell’immigrazione sui cui si discute molto in Italia…

«Il nostro pensiero è molto semplice ma chiaro: l’immigrato è uno di noi. Per chi crede è un fratello in Cristo. E poi il diritto a cercare un lavoro e un paese in cui poter vivere con la propria famiglia o in cui cercare un ricongiungimento familiare sono diritti fondamentali della persona che vanno garantiti».

C’è anche un bisogno di legalità…

«Certamente. Siamo contro la violenza di una fascia marginale di immigrati, che spaccia droga, sviluppa il mercato della prostituzione… Ma queste non sono cose riconducibili solo agli immigrati, che nella maggior parte sono persone serie, lavoratori, che vogliono vivere in fraternità e pace con tutti».

È un problema sul quale l’Europa spesso latita.

«Anche gli altri paesi europei devono farsi carico di una percentuale di queste persone che non possono gravare solo sull’Italia che è alle frontiere dell’immigrazione. Ma un paese cristiano, solidale, come è il nostro, deve accogliere. Le morti nelle traversate sono inumane. Nessuno vorrebbe che il proprio figlio o figlia morisse in quel modo. Là dove c’è una richiesta d’aiuto noi dobbiamo darla».

Come associazione siete particolarmente impegnati sul fronte della prevenzione della tratta umana. Ritiene che si faccia abbastanza?

«Noi abbiamo lavorato con il ministro delle pari opportunità, Mara Carfagna, sulla nuova legislazione e condividiamo la linea del “no” alla prostituzione sulla strada, ma anche in locali privati. E soprattutto siamo daccordo sulla punibilità del cliente. Perché nove milioni di italiani usfruiscono di questo “servizio” vergognoso, offerto per la gran parte da ragazze minorenni, ridotte in schiavitù. Noi nelle decine e decine di unità di strada che abbiamo, incontriamo il grido di queste ragazze. L’offerta si riduce se anche la domanda si riduce. E quindi per rimuovere le cause bisogna partire dai clienti. Il cliente non è intelligente se va a rovinare la personalità di una giovane donna. E quindi se non capisce con l’intelligenza, bisogna reprimerlo, mettere delle norme che siano forti contro il cliente, che degrada la persona umana».

A Loppiano si parlerà anche di «Famiglia e fragilità». Anche su questo fronte siete molto impegnati.

«Nelle nostre famiglie – più di 500 in tutto il mondo – incontriamo e accogliamo ogni giorno l’esperienza della fragilità, a partire dai bambini con gravi handicap fisici, psichici, agli adolescenti a rischio, ai giovani schiavi delle dipendenze, alle persone che sono in carcere. Accogliendo queste persone accogliamo anche la loro famiglia di origine, che è una famiglia che ha avuto magari esperienze di fragilità, di solitudine, di abbandono, di degrado. Noi vogliamo dare una risposta che rimetta al centro la famiglia, che – come diceva don Oreste Benzi – è il luogo naturale pensato da Dio per l’accoglienza di tutti, a partire dai poveri. Continueremo sempre come prima e più di prima ad aprire le nostre famiglie a chi bussa alla nostra porta».

La crisi economica incide molto sulle famiglie. Cosa si può fare?

«È fondamentale garantire il lavoro, questa dignità che al padre o alla madre della famiglia di poter mantenere i propri figli. Noi ad esempio, attraverso le nostre cooperative sociali, che sono circa 20 in tutta Italia, cerchiamo di dare un lavoro anche a queste situazioni di difficoltà. Noi pensiamo che il lavoro sia fondamentale perché il rischio è quello di cadere in una situazione di assistenzialismo, in cui per un periodo si danno dei denari ma la dignità della persona viene abbassata».

È un problema anche di modello economico?

«Questa crisi ci obbliga anche ad una ridistribuzione di beni e funzioni. Bisognerebbe andare a scalfire quei privilegi che si sono costituiti, come le pensioni d’oro o stipendi elivatissimi di alcuni professionisti. Sono un grido d’ingiustizia che alla fine va a ricadere sulle tante famiglie che non hanno più un lavoro».

L’intervista/2 Salvatore Martinez, presidente di RnsCresce la «cultura della Pentecoste»Salvatore Martinez, siciliano, 43 anni, è il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) e consultore del Pontificio Consiglio per i laici. Gli abbiamo rivolto qualche domanda sull’appuntamento «Insieme per l’Europa 2009» in programma a Loppiano.

Promotori dell’incontro sono movimenti e associazioni cristiane. Dal suo punto di osservazione, qual è lo stato di salute di queste realtà ecclesiali?

«Giovanni Paolo II segnalò l’ingresso dei Movimenti nella stagione della “maturità ecclesiale”, intesa come consapevolezza e coscienza di una nuova responsabilità dei laici a servizio della Chiesa e del mondo. Tutti abbiamo mentalizzato e interiorizzato questa nuova dimensione testimoniale, così che ci troviamo sempre più coinvolti nella sfida di rieducare alla fede e di trasmettere la fede, ciascuno con i propri carismi e con le proprie pedagogie spirituali. Va anche detto che il clima generale nel quale la Chiesa oggi si muove, dopo il grande entusiasmo pre e post giubilare, è cambiato repentinamente e più che mai si rende necessario riporre a tema la fiducia verso i fedeli laici nella costruzione della Chiesa del Terzo Millennio. È questo un tema sensibile nel Pontificato di Benedetto XVI, puntualmente sottolineato dalla Caritas in Veritate».

Si nota ormai da tempo anche in Italia una maggiore capacità di associazioni e movimenti di camminare insieme. Si apre una stagione nuova?

«Più che aprirsi, in realtà va dilatandosi. La parola del terzo millennio, lo scrisse Giovanni Paolo II nel suo “testamento spirituale” Novo Millennio Ineunte, sarà: spiritualità della comunione. L’egoismo generazionale che attanaglia singoli individui e istituzioni è sempre generatore di solitudini, di malesseri sociali, di isolamenti ecclesiali. Insieme non è l’unione di tanti io, ma di tanti tu. Solo così si dà spazio al noi dello Spirito e il discernimento comunitario diventa la “forma” del nostro camminare: è possibile pensare, parlare, decidere, agire in modo unitario, pur rimanendo se stessi, fedeli ai diversi carismi suscitati dallo Spirito. Noi chiamiamo questa sfida “cultura della Pentecoste”: la diversità sostanzia la comunione e ci rivela sempre l’altro come un dono, mai come un problema; come una ricchezza che completa il mio essere Chiesa e Chiesa comunione».

Nel presentare l’iniziativa parlate di «ora cruciale». In che senso?

«Mala tempora currunt, dicevano gli antichi, ma a noi spetta vivere bene il tempo e rinnovarlo verso il maggiore bene degli uomini. Si sta cambiando il servizio con il potere; si fa discendere la verità dalla libertà e non il contrario; si mandano in soffitta gli insegnamenti e le tradizioni cristiani in nome della modernità. Come nell’ora oscura della croce e della passione di Gesù, si vorrebbe l’eclissi di Dio nella storia. Ma noi siamo i “figli della Risurrezione”, un evento ineludibile, incancellabile, che indica agli uomini la sola via d’uscita ad ogni spirito di morte. Ebbene, non c’è ambito dello scibile umano, non c’è istituzione terrena che non debba essere riaccesa dalla speranza vitale che discende dal Vangelo di Gesù e dal suo amore per gli uomini».

L’incontro di Loppiano è la tappa italiana di un cammino a livello europeo. Quanta sensibilità c’è nel laicato cattolico sulla dimensione europea?

«Crescente, ma non ancora adeguata alla globalizzazione delle politiche sociali sempre più in contrasto con la nostra identità cristiana. Urge un sussulto di passione per il futuro! Urge una nuova generazione di laici, preparati e fedeli al Magistero, che sappia porre a tema una nuova “cittadinanza europea”. Nuove povertà avanzano e antiche ricchezze vengono negate. I movimenti sono espressioni popolari che intercettano ferialmente il mutare dei tempi e hanno tutte le risorse materiali e spirituali per far fronte ad un nuovo impegno europeista volto a promuovere la dignità integrale dell’uomo. L’incontro di Loppiano è, pertanto, l’indicatore di una volontà condivisa, ma anche l’occasione per seminare e raccogliere quanto le nostre realtà già operano».

Spesso nel mondo cattolico ci si divide tra chi sottolinea i temi della giustizia sociale e chi invece si mostra più sensibile a quelli etici, a partire dalla difesa della vita. Come è possibile tenere insieme queste diverse sensibilità?

«Non è opera umana, ma dello Spirito Santo! È Lui che esalta le differenze e riconcilia gli opposti. È lo Spirito che coniuga sociale e spirituale, che feconda la dimensione naturale nella prospettiva sovrannaturale della grazia. Così ciò che sembra impossibile diviene possibile e le tante facce del nostro cristianesimo si raccolgono nel primato dell’amore che si fa dono a tutti e che spinge tutti a donarsi».

La propostaL’economia di comunioneIn una delle tavole rotonde che caratterizzeranno l’incontro di Loppiano (19-20 settembre) si parlerà anche di «economia di comunione». È una realtà lanciata dal movimento dei Focolari e che sta incontrando grande interesse nel mondo economico ed imprenditoriale. L’idea fu lanciata nel 1991, in Brasile, da Chiara Lubich con lo scopo di rispondere concretamente allo scandalo della povertà e dell’ingiustizia, che in quel paese sono più evidenti, contribuendo a colmare il divario tra ricchi e poveri.

L’idea è quella di suscitare aziende che, pur essendo pienamente inserite nel mondo economico, dimostrino un diverso modo di agire con la comunione dei propri utili, l’operare etico, il vivere e diffondere un’autentica «cultura del dare». Una parte dell’utile (in genere il 30%) viene così destinato ai poveri, una parte alla promozione della cultura di condivisione, ed un altra parte è reinvestita nell’azienda stessa.

Dal 1991 ad oggi (2004), nel mondo, sono più di 700 le aziende di varie dimensioni che hanno raccolto questa sfida, dando vita a dei «Poli imprenditoriali», spesso legati alle cittadelle dei Focolari.  Il primo Polo si è costituito in Brasile, nei pressi di San Paolo e altri sono già nati o sono in fase di realizzazione nel mondo: 1 negli USA, 5 in Sud America, 4 in Europa, oltre a quello italiano. Quest’ultimo, il «Polo Lionello Bonfanti», è sorto a Loppiano, in località Burchio, per impulso della «Economia di comunione, spa» (fondata il 13 ottobre 2001 e composta da oltre 5 mila soci). Inaugurato il 26 ottobre 2006, in questo spazio, concepito al suo interno in maniera modulare e flessibile, che svilupperà una superficie utile di lavoro variabile tra i 7.400 e gli 11.400 mq. vi hanno già trovato casa una ventina di aziende artigianali, commerciali e di servizi oltre ad aree congressuali e di ristoro, ubicate al secondo piano, prospicienti la terrazza panoramica. Ma è già un punto di riferimento per oltre 200 aziende italiane.