Toscana
Un RAGGIO DI LUCE che fa crescere la speranza
di Sara D’Oriano
«Il credito deve essere considerato un diritto umano, come la casa e il cibo, anzi il primo diritto umano, la base per mettere uomini e donne in condizione di affrontare la vita» (Muhammad Yunus). È una delle tante citazioni che campeggiano sulle brochure e sulle pubblicità di «Un raggio di Luce», fondazione onlus a scopo umanitario con sede a Pistoia. «Le ho scelte personalmente – spiega Paolo Carrara, ideatore del progetto – perché dessero il senso del nostro operare, la nostra filosofia». Un raggio di Luce nasce nel 2004, si potrebbe dire, a «conduzione familiare»: «Ho sempre sentito dentro di me la spinta a fare qualcosa per gli altri, ma non sapevo bene dove e come. Un giorno in libreria mi capitò fra le mani il Banchiere dei poveri di Muhammad Yunus, libro che mi aprì alla conoscenza del microcredito e da lì nacque l’idea di creare questa fondazione». Riunita la famiglia, messo da parte un consistente patrimonio iniziale per poter dare vita a un qualcosa che non fosse beneficienza ma un valido supporto alla crescita professionale, Paolo Carrara ha deciso di rivolgersi non solo ai paesi lontani delle missioni, ma anche alla realtà locale e a tutte quelle situazioni di disagio che pure abitano le nostre città.
«Abbiamo deciso di lavorare sul fronte del microcredito innanzitutto e poi dell’educazione per far sì che i progetti che noi decidiamo di realizzare, possano trovare la giusta preparazione culturale da parte di chi poi dovrà usufruirne. Concetti come il risparmio, la responsabilità e l’impegno nel ricevere denaro che poi si dovrà restituire, non sono universalmente conosciuti, soprattutto da chi ogni giorno deve fare i conti con la povertà. Ma poi ci siamo resi conto che non potevamo concedere il microcredito se in certe situazioni non venivano nemmeno garantite le condizioni di base, prime fra tutte le infrastrutture, l’acqua potabile, le fonti di energia, l’igiene, la salute e così abbiamo deciso di farci carico anche di molteplici progetti, in genere di piccole dimensioni, più facili da gestire e mantenere, con le finalità più diverse».
E il conteggio dei progetti in corso, sparsi per la maggior parte in Africa, ma anche in Asia e in Sud America, si fa piuttosto complesso. A ricordarli tutti una grande mappa del mondo, appesa alla parete, con sistemate, ordinatamente, colorate in base alla tipologia di intervento, tante puntine da disegno. Si va dalla costruzione di pozzi di acqua, alla realizzazione di abitazioni, alla concessione di crediti per l’avvio di attività agricole o di allevamento o per l’acquisto di impianti per la produzione di energia, il finanziamento di piccole strutture sanitarie decentrate, di scuole, di internet-point, fino all’adozione a distanza. «Diventa fondamentale la creazione di una rete, innanzitutto con le istituzioni, con gli istituti bancari, sia qua che nei paesi in cui operiamo, e poi con le varie associazioni che già sono presenti in quei luoghi. In Nepal, ad esempio, grazie alla collaborazione con Women Foundation, la Cooperativa Maheela e Unicoop Italia, abbiamo finanziato la produzione a mano di pashmina, le tipiche sciarpe indiane, realizzate da donne vittime di violenza, vendute poi nel circuito Coop Solidal. Nelle Filippine, la collaborazione con il Movimento dei Focolari, ci ha permesso di realizzare settanta case per i baraccati di Manila, Cebu, Davao, che il recente tsunami ha colpito ma senza danneggiare».
La presenza di «Un raggio di Luce» è consistente anche nella Repubblica Centrafricana, dove è stata aperta, seconda dopo quella in Nepal, una sede distaccata in cui lavorano al momento due persone e che, in collaborazione con una ong locale, la Cedifod, sta procedendo alla realizzazione di due istituti bancari locali, oltre a una serie di progetti correlati: «La volontà di coinvolgere le ong locali è molto forte, per favorirne lo sviluppo e poter dare continuità ai nostri interventi iniziali – spiega Carrara – ma spesso, purtroppo, ci dobbiamo scontrare con mentalità molto diverse dalla nostra e non è sempre facile arrivare ad un accordo comune».
Tutti gli interventi vengono decisi nella sede di Pistoia, dove lavorano tre persone fisse e un numero variabile di collaboratori, spesso in viaggio nelle zone di intervento. «Tutto il nostro lavoro sarebbe però meno incisivo senza la presenza di quelli che io chiamo grandi spiriti – mi spiega Carrara – e che sono tutte quelle persone che hanno incrociato più o meno per caso la nostra realtà, e che adesso sono fondamentali per spiegare il nostro lavoro e che individuano i progetti sui quali intervenire. Sono persone con una marcia in più e senza le quali non potremmo realizzare la nostra attività. L’ultima è Jolande (Mukagasana), scampata all’eccidio del Rwanda nel 1994, nel quale ha perso tutta la sua famiglia, che ci ha espresso il desiderio di costruire una scuola per i suoi figli, alcuni orfani dell’eccidio da lei adottati. È il nostro prossimo progetto, per il quale abbiamo già messo in moto la macchina della solidarietà». (www.unraggiodiluce.it)
Inoltre, l’impegno di «Un raggio di Luce» è rivolto alla sensibilizzazione nelle scuole superiori del comprensorio pistoiese. Il coinvolgimento è prevalentemente pratico: far sì che lo studio stesso diventi occasione per approfondire la tematica del microcredito e conoscere più approfonditamente i luoghi di intervento. L’Itc Marchi di Pescia, ad esempio, ha inserito nel piano didattico, il programma di studio con il quale i ragazzi sono chiamati a ideare un vero e proprio progetto specifico di intervento da realizzare in Nepal o nella Repubblica Centro africana.
«Unraggiodiluce» si basa su un progetto di azione preciso: privilegiare iniziative ed operazioni di finanziamento mirate, affidando alle comunità, alle famiglie e soprattutto alle donne il compito di portare avanti le attività intraprese, seguendo una logica di responsabilizzazione e non di assistenza.