Toscana

Al via Demetra per valutare l’impatto delle colture Ogm

DI Federico Fiorentini

Un progetto di ricerca pubblica teso a valutare l’impatto di colture transgeniche sull’ecosistema toscano. È quello che è stato presentato presso la sede del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino.

«Quello che prende il via oggi è un progetto di grande importanza perché ci offrirà strumenti nuovi, di assoluto rilievo scientifico, per valutare il potenziale impatto delle colture Ogm sui nostri ambienti naturali e sulla biodiversità. Sarà un apporto fondamentale anche in relazione al dibattito attuale sulla possibile coesistenza tra coltivazioni tradizionali e Ogm». Così l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori ha salutato l’avvio del progetto Life Demetra.

La Regione ha abbracciato da tempo un orientamento ben preciso sulla questione. Con l’avvicinarsi dell’approvazione delle linee guida sulla coesistenza fra colture transgeniche e tradizionali (anche se la materia è di competenza delle Regioni, le normative dovranno tenere conto degli indirizzi nazionali approvati dalla Conferenza Stato-Regioni), è stata dunque avviata un’analisi scientifica preventiva che, seguendo principi precauzionali, possa stabilire le conseguenze dell’eventuale impianto di Ogm: fra i rischi quello del trasferimento del carattere di queste piante sulle produzioni agricole tradizionali e biologiche.

Il progetto, chiamato Demetra (acronimo inglese per «Sviluppo di Indice di Monitoraggio Rapido quale strumento per valutare l’impatto ambientale delle colture transgeniche»), ha durata triennale, ed è finanziato per metà (900 mila euro) dal bando 2008 del programma europeo Life+Natura, mentre la cifra rimanente è stata assicurata da una cordata di partner, ognuno dei quali ha avuto un rappresentante alla convegno di presentazione.

Il compito di coordinare il progetto e interfacciarsi con la Ue spetta ad Arsia (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione in campo Agricolo), seguendo i principi illustrati dal direttore Maria Grazia Mammuccini: «I nostri obiettivi sono la tutela della biodiversità e della salute ai cittadini, garantendo una valutazione scientifica “laica” e accurata, priva di pregiudizi aprioristici nei confronti dei prodotti geneticamente modificati».

Il progetto prevede l’analisi delle colture di mais, soia, girasole e pioppo; a queste si aggiunge quella della patata, finanziata da fondi regionali. I risultati incideranno sull’applicazione toscana della normativa sulla coesistenza, anche se Mammuccini rivela l’ambizione che possano essere considerati validi a livello comunitario. Grande rilievo viene posto sul carattere pubblico di Demetra: «Fino ad oggi la ricerca è stata totalmente finanziata e sviluppata da multinazionali, spesso capaci di convincere l’Efsa – l’autorità europea per la sicurezza alimentare – a esprimere pareri positivi». Ultimo caso quello della patata geneticamente modificata Amflora, che la tedesca Basf ha avuto il permesso di coltivare, innescando numerose polemiche. «Per assicurare la necessaria imparzialità, dunque, non è solo il monitoraggio a dover essere demandato a enti pubblici, ma anche l’autorizzazione all’impianto delle colture».

Alla richiesta di un parere sulla possibilità della diffusione degli Ogm in Toscana, il direttore manifesta pochi dubbi: «Bisogna salvaguardare il diritto degli agricoltori che intendono proseguire le produzioni tradizionali di non essere “inquinati” dagli organismi transgenici. Il nostro territorio, costituito per il 92% da colline e montagne e con aziende la cui dimensione media è di otto ettari, si presenta particolarmente inadatto per le coltivazioni geneticamente modificate: per garantire la coesistenza effettiva occorrerebbero distanze tali che più della metà della Toscana dovrebbe rimanere senza coltivazione alcuna, dato che occorrerebbero fasce di protezione contro le lesioni». Le produzioni Ogm sarebbero funzionali in modelli agricoli differenti, dove la produzione delle aziende, molto più estese, è a carattere industriale.

LA SCHEDA

Quattro le colture prese in esame dal progetto: mais, colza, girasole, pioppo. Nel progetto sarà inserito anche un test specifico sulla patata. Le operazioni di analisi partiranno dallo studio dettagliato degli ecosistemi e delle risorse ambientali che insistono su alcune aree specifiche prescelte nel Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli.