Toscana
La «rivoluzione» delle farmacie
di Andrea Bernardini
Pagare il ticket, sottoporsi ad un test di gravidanza o a sedute di fisioterapia, ritirare il referto delle analisi: in futuro sarà possibile fare questo e molto altro nelle farmacie. È quanto prevede il decreto legislativo (il numero 153 del 3 ottobre 2009) con cui il Ministro della Salute Ferruccio Fazio intende offrire ai cittadini nuove vie di accesso ai servizi del sistema sanitario nazionale.
Ne hanno parlato un centinaio di farmacisti provenienti da tutta Italia partecipando lo scorso sabato al «My one hotel Galilei» a Pisa al congresso nazionale della società medico scientifica interdisciplinare Promed Galileo. Una società cui aderiscono un migliaio di specialisti e che è presieduta dal medico pisano Luca Puccetti.
I PIONIERI - «Le farmacie toscane sono pronte al grande salto. O meglio, molte l’hanno già fatto». Così Riccardo Froli, vicepresidente di Federfarma di Pisa e presidente dell’Accademia degli Speziali (associazione che mette insieme i farmacisti delle province La Spezia, Lucca, Livorno, Pisa, Massa-Carrara, Pistoia e Firenze). Già oggi secondo Froli in quattro farmacie toscane su dieci si misura la pressione e in due su dieci si fanno test sulla presenza nel sangue di colesterolo, trigliceridi e ferro. Le tariffe applicate? Molto basse, dai 5 ai 10 euro, giudicate spesso convenienti dai cittadini che rivolgendosi al loro farmacista di fiducia evitano gli ospedali o distretti sanitari, risparmiando in tempo, viaggi e parcheggi».
Ma c’è di più: i distretti sanitari si servono delle farmacie per far arrivare al cittadino medicine salvavita, e già da alcuni anni gli utenti preferiscono rivolgersi al loro farmacia per prenotare la visita specialistica in ospedale.
«Ci sono farmacie da cui partono verso il Cup fino a 1.200 prenotazioni di visite specialistiche al mese commenta Enrico Morgantini, presidente dell’ordine dei farmacisti della provincia di Pisa. Tenendo conto che ogni operazione richiede (secondo uno studio della Scuola superiore Sant’Anna) intorno ai 6 minuti, chi sceglie di offrire questo servizio, deve dedicargli un proprio dipendente in maniera pressoché esclusiva. Un investimento che il servizio sanitario regionale dovrebbe, in qualche modo, riconoscere».
CAPILLARI NEL TERRITORIO – La forza delle farmacie? «È la capillarità nel territorio, che molti Paesi europei ci invidiano» commenta Cesare Pellini, presidente della Federfarma di Livorno e titolare della farmacia popolare Pellini, a Livorno nella centralissima via Grande: «ci sono comunità della regione dove ormai non trovi più né un parroco residente, né un medico full-time e nemmeno un carabiniere in servizio, ma solo il farmacista». Sono 1.103 le farmacie presenti in Toscana: 883 sono private, 220 pubbliche. In Toscana esiste una farmacia ogni 3343 abitanti. Le farmacie garantiscono una apertura prolungata dalle otto alle dodici ore al giorno generalmente superiore agli orari di apertura dei presidi sanitari. E, in diversi casi, anche il servizio notturno.
Federfarma e comune di Livorno sono i due soggetti capofila del progetto Fides, finanziato dalla Regione Toscana. Ne ha spiegato i dettagli Gianluca Daino (amministratore di T4all, società spin-off dell’università di Siena): da gennaio 2011 in una farmacia pubblica (quella del quartiere Corea, che sorge nei pressi del centro commerciale Pam) e in due private (una si trova nel capoluogo labronico, l’altra a Piombino) il paziente potrà accedere con la sua nuova carta sanitaria elettronica ad una piattaforma web, dove potrà salvare i risultati degli esami a cui si è sottoposto e tener traccia dei farmaci a ricetta bianca o dei parafarmaci acquistati. Alcuni grafici lo aiuteranno a capire se i valori controllati sono nella soglia di sicurezza o l’hanno superata. La piattaforma sarà consultabile, attraverso una password di accesso, sia dal paziente che dal suo medico di famiglia (o dal suo specialista di riferimento) in ogni momento del giorno e della notte.
«Quando Federfarma inviò un faldone al ministro Ferruccio Fazio, auspicando la riforma delle farmacie racconta Pellini il titolare del dicastero della salute, come ha recentemente confessato, lo accantonò. In quel momento la sua fissa era un’altra: elaborare un progetto per portare il servizio sanitario se non a casa del cittadino, almeno sotto casa. Casualmente i due fascicoli si trovavano a fianco. Aprendoli per un attimo entrambi, il Ministro pensò: «perché invece di investire in nuove strutture sanitarie, non rendere le farmacie già molto capillari in tutto il territorio nazionale una sorta di presidio sanitario avanzato?».
LE OBIEZIONI DELLE REGIONI – E le Regioni cosa pensano della riforma Fazio? Ben venga la farmacia dei servizi dove pagare i tiket, prenotare esami e prestazioni e sottoporsi ad esami di prima istanza per l’autocontrollo, ma a tutto c’è un limite: è il senso del parere sul ddl inviato al ministero: E soprattutto, lo Stato deve stare al suo posto: ad esso compete di definire i Lea (livelli minimi assistenziali) a cui il servizio sanitario regionale deve rispondere, ma non può anche definire chi, materialmente, deve prestare questi servizi, né come.
C’è poi la questione accreditamento: è necessario a tutte quelle farmacie che intendano cogliere le opportunità offerte dalla riforma; e per ottenerlo, esse dovrebbero rispondere agli stessi requisiti richiesti alle strutture sanitarie private (il ministro, invece, vorrebbe rinviare la questione allo strumento della convenzione. Levata di scudi, in difesa delle farmacie comunali: poiché sono sottoposte all’obbligo di non assumere nuovo personale, sostengono le regioni, rischiano di restare fuori dai giochi rispetto alle farmacie private.
Il Parlamento, con la legge n.69 del 18 giugno 2009, aveva delegato al Governo la promulgazione del decreto legislativo con cui si intendeva ampliare i servizi offerti dalle farmacie. Decreto arrivato pochi mesi dopo, il 3 ottobre del 2009. Il 30 settembre di quest’anno il Ministero ha inviato alla Conferenza stato-regioni i tre decreti attuativi della riforma elaborati con la collaborazione delle associazioni professionali Fofi, Fnomceo, Ipasvi, Aifi e Fif . Le Regioni, nei giorni scorsi, hanno inviato al dicastero della salute, le loro osservazioni, sollevando, soprattutto, un problema di competenza.