Toscana
Famiglie e soldi, i conti non tornano
di Ennio Cicali
Anni terribili per i bilanci delle famiglie, non ci sono dubbi, dal 2004 a oggi è stato un crescendo di difficoltà. La conferma arriva da un rapporto dell’Istat «Distribuzione del reddito e condizioni di vita in Italia» dal quale emerge ancor più chiaramente il rovinoso impatto della crisi sull’economia famigliare. Rapporto che riguarda gli anni 2008-2009, biennio in cui la crisi ha picchiato duro, ma che non tiene ancora conto dei profondi disagi affrontati dagli italiani nel 2010.
Parlano i numeri, che si dimostrano sempre più chiari delle parole, ma altrettanto inquietanti: nel 2009 il 33,3% delle famiglie ha avuto più difficoltà ad affrontare le cosiddette spese impreviste, quelle non preventivate ma che cadono, come un colpo di mannaia, sul bilancio familiare. Una spesa non considerata intorno ai 750 euro improvvisa rottura dell’auto o di una caldaia è un problema per una famiglia su tre.
Ad essere colpiti soprattutto coloro che, già nel 2008, hanno vissuto gravi crisi economiche ma, se i genitori di un nucleo familiare riescono comunque a sopravvivere con la cassa integrazione, lo stesso non si può dire per i figli, molto spesso disoccupati. E poiché l’inflazione (l’aumento dei prezzi) si è rivelata più alta rispetto ai salari medi, i redditi netti delle famiglie sono scesi del 2,1%, mentre il potere di acquisto, dal 2007 a oggi, è crollato di ben il -9,6%, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori. Crollo che ha influito sull’andamento dei consumi che, negli ultimi tre anni, hanno conosciuto una fortissima contrazione, pari al -6% (rispettivamente -1,5% nel 2008, -2,5% nel 2009 e, in previsione, -2% nel 2010), con una riduzione di spesa di circa 50 miliardi di euro.
Nel complesso quindi i nuclei che nel 2009 hanno dovuto fare i conti con un disagio economico sono stati il 15,2%. Una situazione che secondo gli analisti è «sostanzialmente immutata», rispetto al 2008 (15,8%), ma ancora superiore ai livelli precrisi (14,8). Nel dettaglio, le famiglie maggiormente colpite dalla crisi sono state quelle con 5 o più componenti (25,8%), quelle residenti nel Mezzogiorno (25,1%) e con 3 o più minorenni (27,1%). Anche per quanto riguarda il reddito sono emerse alcune criticità. Nel 2008 le famiglie italiane hanno percepito un reddito netto medio di 29.606 euro (2.467 euro al mese), secondo le statistiche: in realtà la metà ha percepito un reddito ben al di sotto dei 24 mila euro annui.
Le famiglie con figli sono relativamente più esposte a situazioni di disagio: l’11,7% si è trovato in arretrato con il pagamento delle bollette (contro il 5,4% di quelle senza figli), percentuale che sale al 22% per quelle con tre o più figli.
La situazione di «maggiore vulnerabilità» delle coppie con almeno tre figli è confermata anche dal fatto che il 31,5% di esse dichiara di arrivare a fine mese con molta difficoltà, il 7,3% di aver avuto insufficienti risorse per le spese alimentari, il 29,2% per le spese di vestiario e il 22% di quelle che vivono in affitto o hanno contratto un mutuo e sono state in arretrato con il pagamento delle rate. Insieme alle coppie con almeno tre figli, si trovano più frequentemente coinvolte in situazioni di difficoltà economica le famiglie con un solo genitore e gli anziani soli.
Non tutti gli indicatori peggiorano da un anno all’altro, merito della «ripresina» registrata nell’ultimo trimestre del 2010; ma anche i numeri migliori restano da allarme rosso. Migliora il numero delle famiglie che hanno faticato ad arrivare a fine mese scese al 15,3%, in lieve calo dal 17,3% del 2008; quelle in arretrato con il pagamento delle bollette (9,2%, erano il 12% nel 2008) e quelle in ritardo con le rate dell’affitto o del mutuo (10,3% contro l’11,3 dell’anno precedente). Diminuiscono le famiglie che ritengono le spese per la casa un carico pesante (dal 52,2% al 48,2) o quelle in difficoltà ad acquistare abiti necessari (dal 18,5 al 16,9).
Sono progressi modesti in indicatori così gravi di disagio sociale che non possono consolare, al più si può sperare nel consolidamento dei lievi miglioramenti registrati nel 2009.
La stima del Censis fa riferimento a 4,1 milioni di persone, pari al 6,7% della popolazione, definite disabili a partire da una percezione degli intervistati.
>Le famiglie sono chiamate in causa molto più di quanto creda, anche nell’assistenza «domestica». Infatti, se il fenomeno delle badanti ha numeri importanti, e riguarda il 10,7% dei casi, la stragrande maggioranza dei casi rimane in carico ai caregiver di famiglia, madri, coniugi e figli.
Crescita consistente sia della tariffa dell’acqua che dei rifiuti con aumenti anche del 20-30% giustificati dal fatto che la tariffa era ferma da alcuni anni o dai nuovi costi della differenziata. Gli aumenti prevedibili possono aggirasi intorno ai 50 euro.
Sarà più pesante anche il costo della spesa quotidiana. Molti fornitori hanno chiesto l’aumento dei listini. Aumenti all’ingrosso che rischiano di essere trasferiti al carrello della spesa (nonostante il calo dei consumi) con aggravi che possono oscillare dai 200 ai 300 euro.
Nel mirino anche i carburanti. L’aumento nel 2010 per benzina e gasolio è stato di 16 centesimi al litro. Poiché ogni veicolo consuma mediamente mille litri l’anno e in ogni famiglia ci sono uno o due veicoli ciò implica una previsione di maggiore spesa di circa 150-250 euro/anno.
Segnali contrastanti per luce e gas. Da dicembre 2009 a dicembre 2010 il costo della bolletta elettrica si è ridotto del 6,5%, dove nello stesso periodo la bolletta del gas è aumentata dell’11 per cento. Poiché una famiglia spende mediamente dai 200 a 350 euro per l’elettricità e dagli 800 ai 1500 euro per il riscaldamento, è da prevedere un aggravio di spesa che può oscillare dagli 80 ai 150 euro.
Anche per i treni, in particolare per i pendolari, sono stati annunciati aumenti che dovranno essere concordati con la Regione e quindi anche in questo caso la realtà sarà molto differenziata. La maggior spesa prevedibile per il 2011 potrà essere dai 10 ai 30 euro.
Aumenti anche per i bus, sia urbani sia extra urbani. Possono variare da provincia a provincia e coincidere con il taglio delle corse.