Toscana
Migranti, ecco il «metodo Toscana»
di Claudio Turrini
Invece di una grande tendopoli, circondata dal filo spinato, tanti piccoli insediamenti in strutture disseminate sul territorio. È questo il «modello toscano» portato avanti con tenacia dal presidente della regione Enrico Rossi. Che alla fine è riuscito a convincere anche il ministro degli interni Roberto Maroni, che in un primo momento aveva indicato nell’ex stazione radar americana di Coltano (Pisa) l’area dove metter su la tendopoli per «svuotare» Lampedusa.
I primi 304 migranti, tutti uomini, sono arrivati a Livorno nella notte di lunedì 4 aprile, a bordo della «Superba». Da lì sono stati subito smistati in 14 strutture di accoglienza disseminate in 7 province della Toscana. Altri 200, a bordo della nave «Clodia» sono arrivati mercoledì mattina. Adesso, come ha spiegato Rossi lunedì sera, dopo la firma dell’accordo con il Prefetto, la Toscana ha già «fatto la sua parte, e ora si ferma» in attesa che il governo coinvolga tutte le regioni.
Ma il «modello Toscana», che per ora è un «unicum», è stato possibile solo grazie all’attivo coinvolgimento del volontariato e del mondo cattolico. Non solo perché a seguire la complessa macchina organizzativa c’è la Sala operativa regionale delle Misericordie, alla quale fanno riferimento oltre alle Confraternite anche tutti gli altri soggetti del volontariato toscano coinvolti (Anpas, Croce Rossa, Vab…). Ma anche per l’individuazione delle strutture di accoglienza. Ce ne sono alcune messe a disposizione da enti locali, come la foresteria «Laverie», nel Parco di San Silvestro, a Campiglia Marittima, gestita dalla società Parchi Val di Cornia. O l’ostello in stile Liberty di Villa Morazzana, di proprietà del Comune di Livorno. Un piccolo gruppo, poi, è ospitato a Firenze dall’Albergo popolare, del Comune. Di proprietà della Regione è una struttura a Pineta, nel Comune di Monticiano (Siena). Sembra invece tramontata l’ipotesi dell’ex ospedale di Calambrone, di proprietà dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana, dopo le forti proteste dei giorni scorsi. Tra l’altro, nella notte di lunedì la struttura è stata danneggiata da alcuni vandali. Le ipotesi alternative sono due: la Piaggerta, nel parco regionale di San Rossore, e l’ex dipartimento di biochimica dell’università di Pisa a San Piero a Grado (Pisa).
Per il resto sono tutte strutture ecclesiali. A Monte San Savino la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha messo a disposizione la canonica della trecentesca chiesa parrocchiale di San Giusto a Palazzuolo, con 50 posti. In Maremma il Rifugio «Sant’Anna» di Massa Marittima e l’ostello di Gerfalco, entrambi della Fondazione creata dal sacerdote Luigi Rossi (morto nel 2009) ha messo a disposizione ben 150 posti letto. La struttura di Massa Marittima, nata nel 1945 per accogliere gli orfani di guerra, è sempre stata un vero «Rifugio» per i giovani in difficoltà, italiani come albanesi, rumeni o africani che fossero. A Sesto Fiorentino la parrocchia di San Martino ha aperto le porte della canonica di Santa Maria a Morello per una trentina di migranti.
Altri 10 posti li ha messi a disposizione la Madonnina del Grappa, altra «istituzione» toscana della carità, e altri 10 la Diocesi di Firenze, che tramite la Caritas gestisce Villa Pieragnoli. A Empoli la Misericordia ha preparato sei appartamenti dislocati in città, tutti di circa 60 metri quadrati, dotati di bagno e spazio cucina.
Una ventina di persone sono ospitate dall’«Oasi della Madonnina del buon viaggio», di proprietà della Diocesi di San Miniato in località Le Capanne, nel Comune di Montopoli (Pisa). Qui, sono sorte delle difficoltà e si stanno valutando anche soluzioni alternative, come una struttura a S. Croce sull’Arno.
Infine, 36 immigrati sono ospitati nel comune di San Marcello Pistoiese, nella casa vacanze «Mons. Longo Dorni» della Diocesi di Pistoia. Proprio per questa disponibilità pesanti accuse sono state rivolte alla Caritas dal gruppo «CasaPound». Ferma la replica del vescovo di Pistoia, mons. Mansueto Bianchi: «Forse a certe persone armate di ideologia e pregiudizio non guasterebbe una rilettura, o una prima lettura, di un testo chiamato Vangelo».
Certo, i problemi non mancano. Le immagini di quanto avvenuto a Lampedusa o a Manduria allarmano i cittadini e in qualche località ci sono state proteste. Non si sa ancora per quanto rimarranno e se otterranno un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari. E cinque tunisini ospitati a Villa Pieragnoli si sono subito dileguati. Duro il commento del consigliere regionale Pdl Giovanni Donzelli: «In Toscana non vedremo le scene delle reti scavalcate come a Manduria. Semplicemente perché qui i clandestini probabilmente non avranno nessuna rete da scavalcare, saranno liberi di muoversi e di far perdere le proprie tracce in breve tempo. Questa è la grande vittoria di cui Rossi è orgoglioso: 500 nuovi clandestini sparsi in tutta la Toscana e di fatto, temo, non controllabili». Ma l’alternativa qual era? Ammassarli tutti e 500 a Coltano?
Ecco l’elenco delle strutture che hanno accolto i 507 migranti, provenienti da Lampedusa, arrivati in Toscana tra lunedì 4 e mercoledì 6 aprile.
Arrivi 4 aprile |
Arrivi 6 aprile |
Totale |
|
Arezzo |
50 |
32 |
82 |
Grosseto |
44 |
0 |
44 |
Firenze |
75 |
31 |
106 |
Livorno |
45 |
25 |
70 |
Lucca |
0 |
10 |
10 |
Pisa |
20 |
90 |
110 |
Pistoia |
40 |
0 |
40 |
Siena |
30 |
15 |
45 |
Totale |
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|
507 |