Toscana
Elezioni in Toscana, un mini-test per i due poli
In termini numerici quello del 15 e 16 maggio è un piccolo test per la Toscana (I candidati in Toscana), che riguarda appena il 13% del corpo elettorale. Una Provincia, quella di Lucca, e trentatré comuni, di cui solo 4 a scadenza anticipata: Chiusi, dove il sindaco Luca Ceccobao è diventato nel frattempo assessore regionale, Pontremoli, per le dimissioni di nove consiglieri a seguito delle polemiche sulla chiusura del «punto nascite», Anghiari, che si è aggiunta proprio all’ultimo tuffo per la decisione del sindaco di candidarsi alla guida del Comune di Sansepolcro, e infine Gavorrano, dove si era votato appena due anni fa, ma la maggioranza di centrosinistra era entrata in crisi per i difficili rapporti tra il sindaco Massimo Borghi la sua giunta. Qui tra l’altro Borghi sfida il centrosinistra con una civica, ma è ineleggibile perché non ha chiesto in tempo l’aspettativa al Comune, di cui è dipendente, prima di ricandidarsi.
Eppure il «mini-test» ha un valore che può superare gli ambiti delle singole comunità locali coinvolte, soprattutto perché tocca quattro città capoluogo: tre direttamente per l’elezione del Sindaco e una per quella del presidente della Provincia di Lucca. È soprattutto su quest’ultima che si concentrano le speranze del centrodestra. Nonostante che negli ultimi quindici anni sia sempre stata appannaggio del centrosinistra, questa volta il confronto si annuncia sul filo di lana. Da una parte il presidente uscente, che si ripresenta con una compagine compatta. Dall’altra la scelta di un candidato che per il suo profilo è stato fino a pochi mesi fa presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie è riuscito ad attrarre anche l’Udc, oltre a Pdl, La Destra e Lega Nord. È vero che anche Gambogi nel 2006 poteva contare sull’Udc e si fermò lo stesso al 38,2%, ma questa volta la sensazione è che lo sfidante sia più forte e se la possa giocare, nonostante la presenza di un altro candidato di area.
Dei 33 comuni al voto, 9 erano guidati dal centrodestra o da civiche di quell’area politica (tra cui Sansepolcro, Orbetello e AltopascioArezzo, dove il centrodestra ha già vinto due volte, a questa tornata si presenta così frantumato da rendere prevedibile la riconferma di Giuseppe Fanfani. Anche a Siena, a fronte di un candidato forte come Ceccuzzi, il centrodestra si divide tra Nannini e Curradi. A Grosseto, altra città toscana che in passato è stata nelle mani del centrodestra, l’uscente Bonifazi amplia la sua maggioranza con l’ingresso dell’Udc, che cinque anni fa espresse proprio lo sfidante del centrodestra, Gabriele Bellettini.
Caso a sé quello di Castiglione della Pescaia, per due mandati nelle mani della «lady di ferro» Monica Faenzi, deputata del Pdl e sfidante lo scorso anno di Enrico Rossi alle regionali. La sua «vice», Sandra Mainetti, avrebbe avuto buone possibilità di succederle, ma un «grossolano errore» nella compilazione della lista l’ha esclusa dalla corsa. Inutili, per ora, i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato e anche gli esposti in Procura. Se non riuscisse a rientrare in gioco, il Pdl chiederebbe l’astensione di massa, ma questo non impedirebbe la vittoria o di Mario Ferraro (Castiglione oggi l’alternativa) o di Giancarlo Farnetani (Insieme per Castiglione).
Da ben quindici anni la Provincia di Lucca è amministrata dal centrosinistra. Dopo due amministrazioni presiedute da Andrea Tagliasacchi, nel 2006 è stata la volta di Stefano Baccelli presidente uscente che si ricandida forte del sostegno di tutto il centrosinistra. In questi 15 anni il centrodestra non è mai riuscito a trovare un candidato autorevole e spendibile su tutto il territorio (Versilia, Piana di Lucca, Mediavalle e Garfagnana). Questa volta sembra invece che le cose stiano diversamente. E seppur al quartier generale di Baccelli si respira ottimismo, sono tutti consapevoli che Brunini ha tutte le carte in regola per sovvertire ogni pronostico. Di fatto saranno loro due a giocarsi la vittoria, ma vediamo nel dettaglio il quadro di tutti e quattro i candidati presidente. C’è Stefano Baccelli 46 anni presidente uscente sostenuto da: Pd, Idv, Sinistra Ecologia e Libertà, Federazione della Sinistra, Lista Cittadini per Baccelli, Pensionati Democratici, Partito Repubblicano e Socialisti Uniti. Baccelli è avvocato e lavora presso l’ufficio legale della Salt. Cattolico democratico nella Margherita poi ha partecipato alla costruzione del Pd di cui è esponente. La sua campagna elettorale è riassunta nel motto principale «questione di buon senso»: Baccelli punta alla continuità per concludere tutte le attività messe in campo in questi cinque anni di amministrazione, puntando oltre alle infrastrutture, su attrattività turistica, politiche culturali, ambiente e giovani.
Lo sfidante più accreditato è Gabriele Brunini 60 anni che è sostenuto da Pdl, La Destra, Lega Nord, Udc e «Lista Fai la Provincia con Brunini». Brunini è libero professionista, da sempre attivo su tutto il territorio provinciale nel mondo del volontariato, del sociale e dell’assistenza. È stato sindaco di Borgo a Mozzano dal 1995 al 2004 per il centrodestra. Dal 2007 fino alle dimissione di pochi mesi fa è stato presidente nazionale Misericordie d’Italia. Nella campagna elettorale il suo slogan è «cambiare» anche in nome di quella «diversità» culturale ed economica della provincia di Lucca dal resto della Toscana, «diversità» mortificata, sostiene Brunini, dall’attuale amministrazione.
Unica donna candidata presidente è Giuliana Baudone 65 anni sostenuta da: Nuovo Polo per la Provincia di Lucca (Finiani e Rutelliani senza Udc), lista Donne al Governo e Partito Liberale Italiano. È stata insegnante di materie letterarie in istituti superiori lucchesi, dagli anni ’90 è in politica nelle fila di An per cui è stata consigliere regionale per due mandati dal 2000 al 2010. Ha scelto di stare con Fini dopo le note vicende nazionali. Sul programma i punti qualificanti sono la difesa dei centri storici delle città e delle frazioni e il turismo.
Infine quarto candidato è Graziano Pancetti 58 anni sostenuto dal Psi che fa riferimento a Bobo Craxi. Avvocato, Pancetti si dice socialista da sempre e pronto a dimostrarlo anche in queste elezioni, cercando di coprire un vuoto riformista che nelle amministrazioni provinciali degli ultimi quindici anni, a suo giudizio, è mancato.
Ultimo dato su cui riflettere, e che preoccupa molto tutti i candidati, è la possibile affluenza alle urne: nel 2006 per le provinciali vinte da Baccelli andò a votare solo il 55% degli aventi diritto. Quest’anno saranno ancora di meno?
Nella città del Palio la campagna elettorale, in vista delle elezioni amministrative è ormai entrata nel vivo. Cinque i candidati a sindaco. C’è Franco Ceccuzzi, parlamentare del Pd, sostenuto dal suo partito e da Riformisti, Siena Futura, Sel, Italia dei Valori e Rifondazione Comunista. Cerca di sbarrargli la strada Alessandro Nannini, l’ex pilota e ora imprenditore dolciario appoggiato da Pdl, «Io amo Siena», Lega Nord e Movimento per la difesa della senesità. Liste Civiche, Nuovo Polo per Siena e «Per Corradi Sindaco» si sono coalizzate per presentare la candidatura a primo cittadino di Gabriele Corradi, ex alto dirigente del Monte dei Paschi nonché padre del noto giocatore di calcio senese che attualmente milita nell’Udinese. È candidata a sindaco anche Laura Vigni con la sua lista «Sinistra per Siena». È la prima volta, invece, per Michele Pinassi, candidato del «Movimento 5 Stelle» lanciato dall’attore Beppe Grillo.
Secondo un sondaggio commissionato da un quotidiano senese alla società specializzata Techno Consumer, l’unico dei candidati che sembra poter sperare nella vittoria al primo turno è Franco Ceccuzzi, candidato del centrosinistra il quale, appare al momento in vantaggio (forbice tra 48,5 e 52,5%). Sembra, infatti, in grado di raccogliere un valido consenso presso il numericamente consistente elettorato del centrosinistra senese (3 su 4 di questi elettori voterebbero Ceccuzzi). L’appoggio al parlamentare del Pd, da parte dell’elettorato di centrosinistra, appare collegato in parte alle positive valutazioni che questo gruppo di elettori fornisce sull’attuale guidata da Maurizio Cenni.
Il centrodestra senese presenta invece un candidato molto noto a livello locale, Alessandro Nannini (per il sondaggio tra 21,5 e 25,5), il più conosciuto in assoluto dei candidati fra gli elettori, che, tuttavia, nonostante l’elevata notorietà e la buona capacità di raccogliere voti nell’ambito degli elettori centristi e non collocati, non appare capitalizzare a sufficienza questi fattori in termini di voti personali e o di lista, presumibilmente a causa della presenza di un forte candidato centrista (Gabriele Corradi, secondo la Techno Consumer tra il 10 e 14 %) che ha saputo coagulare intorno a sè anche elettori dell’area di centrodestra. Il sondaggio attribuisce un buon risultato a Laura Vigni (tra il 9 e 13%) mentre il grillino Michele Pinassi è tra il 2 e il 4 %. Il suddetto sondaggio, però, non sembra essere in linea con quello diffuso nei giorni scorsi dal quotidiano «Il Riformista» per il quale il candidato delle Liste Civiche si attesterebbe, invece, intorno al 40% dei consensi.
Una cosa appare comunque certa: il prossimo Sindaco di Siena , non potrà fare a meno di confrontarsi sui seguenti temi: la disoccupazione e lo sviluppo economico; il traffico e la viabilità; l’assistenza ad anziani e disabili, ma anche, a nostro avviso, su quei «principi non negoziabili» rilanciati nei giorni di scorsi dall’Associazione «Scienza e Vita» senese, in particolare: il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme. Come osserva infatti Paolo Del Prato presidente di «Scienza e Vita» di Siena: «Proprio perché questi principi, in quanto afferenti in senso stretto all’uomo, non hanno natura confessionale ma sono rivolti a tutte le persone, moltissimi possono essere i punti di riferimento per chi si candida a guidare un’amministrazione comunale».
Sostanzialmente divisi appaiono, intanto, gli elettori senesi su alcune proposte di sviluppo locale. Mentre, infatti sembrano essere tendenzialmente favorevoli all’apertura notturna del centro storico e all’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano, non appaiono al momento convinti sulla costruzione del nuovo stadio a Isola d’Arbia.
Doveva essere lo scontro tra il nipote di Amintore, Giuseppe Fanfani, ex deputato, primo cittadino uscente in quota Pd, appoggiato anche da Idv e Sinistra e Maria Grazia Sestini, ex senatrice, per cinque anni sottosegretario al Welfare del governo Berlusconi, sostenuta da Pdl e Lega. La corsa per la poltrona di sindaco ad Arezzo si è però trasformata in un tutti contro tutti che non ha precedenti. In totale sono 9 i candidati a vestire la fascia tricolore con il cavallino rampante, simbolo della città etrusca, 16 le liste elettorali. Probabilmente un record in Toscana, se non a livello nazionale. Il gran numero di aspiranti sindaci è dovuto principalmente alla spaccatura creatasi nel centro-destra che ha visto la fuoriuscita di Francesco Macrì, ex consigliere comunale del Pdl e di Luigi Lucherini, eletto due volte sindaco di Arezzo tra il 1999 e il 2006 prima di doversi dimettere per l’accusa di abuso di ufficio (accusa confermata in primo grado dal Tribunale di Arezzo). Il primo si propone con il suo «Arezzo domani», il secondo con la lista «Progetto per Arezzo». Entrambi hanno scelto di candidarsi a sindaco perché «insoddisfatti dalla linea politica elaborata dal partito in vista delle prossime elezioni amministrative», entrambi sono stati sospesi dal Popolo della libertà. A movimentare ulteriormente il quadro politico il «Nuovo polo» nato dall’alleanza tra Futuro e Libertà, Udc e Alleanza per l’Italia. In questo caso il candidato a sindaco è Luigi Scatizzi coordinatore provinciale dell’Unione di centro. C’è poi il fronte delle liste civiche con la novità del Movimento cinque stelle che presenta il più giovane candidato a sindaco, Lucio Bianchi, 31 anni. Armando Cherici, ex assessore della giunta Lucherini, è il candidato per i civici di «Noi cittadini». Chiudono l’elenco dei pretendenti alla carica di sindaco Guglielmo De Marinis, del Movimento autonomista toscano e Gabriele Chiurli dell’Unione Toscana.
Nella provincia aretina sono altri 8 i comuni che vanno al voto. Due quelli sopra i 15mila abitanti: Sansepolcro e Montevarchi. Nel primo caso si tratta di uno scontro a cinque caratterizzato dal «derby» in casa centro sinistra tra Danilo Bianchi, ex sindaco di Anghiari espulso dal Pd e Daniela Frullani, ex sindaco di San Giustino umbro candidata proprio dal Partito Democratico. Il centro-destra si presenta compatto con l’alleanza Pdl, Futuro e libertà, Udc e «Borgo nuovo» a sostegno dell’assessore all’urbanistica uscente, Fabrizio Innocenti. Mirco Giubilei è invece il candidato della lista civica «Viva Sansepolcro», mentre l’imprenditore Gianluca Polidori si presenta per Federalismo Democratico. Ben 6 i candidati a Montevarchi in una situazione anche in questo caso frammentata. Francesco Maria Grasso, dopo aver vinto le primarie di coalizione, si presenterà come candidato a sindaco sostenuto da Pd e Idv. Non condividono la stessa candidatura però i fuoriusciti dal Pd legati alla lista «Democratici», che assieme a Federazione di Sinistra e Sinistra e libertà presentato Vincenzo Caciulli.
Mauro Bindi sarà invece sostenuto da Pdl, Destra, Psi, Udc e da una lista indipendente. Corrono da soli, invece, la Lega Nord con Luciano Bucci sostenuto anche dai civici di «Prima Montevarchi», l’Unione Toscana con Paolo Rigacci e «Valdarno insieme» per Elisabetta Benini sindaco.
Le prossime elezioni di primavera si stavano avvicinando tra una tediosa monotonia, tanto che sembrava che si trattasse né più né meno di una scadenza di routine come la denuncia dei redditi. Naturalmente parliamo del Comune di Grosseto, dove le forze in campo si presentavano grossomodo ad armi pari. Il centrosinistra, che nel 2006 aveva riconquistato il Comune dopo due legislature andate al centrodestra, in maniera clamorosa considerando che Grosseto era dal 1946 una roccaforte della Sinistra, era pronta a dar battaglia per mantenere al governo il sindaco Emilio Bonifazi e confermare così il riaggancio alla vecchia tradizione di cinquant’anni. Il centrodestra, che altrettanto clamorosamente si era fatto sfuggire il Comune cinque anni fa per un problema di candidature, stavolta si presentava, con Mario Lolini, a dar battaglia, ad armi pari, dopo la riaggregazione in loco del Pdl con i Finiani. Se non che, il fuoco ardeva altrove sotto la cenere. Giunti a metter le carte in tavola per presentare le liste, l’Udc attraversava il Rubicone e con mossa del tutto imprevista, stante le numerose ed anche recenti dichiarazioni di «mai con la sinistra», annunciava il suo schieramento in campo opposto, passando armi e bagagli al centrosinistra. Autore dello scatto felino il segretario Udc, Gabriele Bellettini, democristiano di lungo corso, ex consigliere regionale Dc, ed antagonista, sconfitto, alle precedente amministrative proprio da Emilio Bonifazi.
Se poi passiamo in Provincia, anche lì le sorprese non sono mancate, ma per motivi «tecnici». Castiglione della Pescaia, amministrato per due legislature da Monica Faenzi, parlamentare del Pdl, contendente alle ultime regionali al seggio di governatrice, sembrava avesse tutte le carte in mano per giocare la terza partita; naturalmente con altro candidato Sindaco, ancora una donna, Sandra Mainetti. Colpo di scena, la lista viene esclusa per mancanza di requisiti formali. Ricorso al TAR che lo respinge, così come il Consiglio di Stato. E il Pdl, in attesa di altri ricorsi, chiede di disertare il voto. A Gavorrano, invece, le cose erano andate anche troppo bene, visto che il centrosinistra si presentava con tre candidati: due frutto di una spaccatura pre-elettorale, ed uno che si è fatto avanti dicendo che, con le buone o con le cattive, vuol concorrere in rappresentanza, anche lui, e gli elettori di Sinistra. E qualche ragione in fondo in fondo ce l’ha, perché era Sindaco nella legislatura attuale, sfiduciato dai suoi, e commissariato dal Prefetto. Era, insomma, una specie di Sindaco «uscente». Se non che il personaggio è anche dipendente comunale e non ha chiesto per tempo la collocazione in aspettativa e quindi anche qui, ricorso al TAR ecc. ecc. E qui le sorprese sono finite: a Scansano, Orbetello e Roccalbegna normale corpo a corpo tra centrosinistra e centrodestra salvo la solita lista civica, che in genere non manca mai all’ultimo momento.