Toscana
Da Regione e Procura un freno agli incidenti sul lavoro
di Leonardo Chiarelli
La Toscana dice basta a morti e infortuni sul lavoro. Un impegno rafforzato dalla stesura di un protocollo firmato mercoledì 14 settembre in Palazzo Strozzi Sacrati, dall’assessore regionale al diritto alla salute, Daniela Scaramuccia, e dal Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Beniamino Deidda.
Il protocollo ha lo scopo di rafforzare le attività di prevenzione e di vigilanza sui luoghi di lavoro, oltre ad una serie di altre finalità tra cui: lo sviluppo di azioni efficaci per promuovere l’osservanza delle norme, la repressione delle violazioni, la messa a punto di procedure omogenee per favorire il flusso di informazioni, la segnalazione di tutti gli infortuni che abbiano causato lesioni gravi o decesso, e azioni congiunte mirate alla promozione della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e alla garanzia di adeguate condizioni di lavoro per tutti.
Prevenzione e repressione dei reati sono le due linee su cui lavoreranno Regione e Magistratura, la prima attraverso il potenziamento delle azioni di vigilanza da parte delle Asl, attraverso la capacità di diagnosi precoce delle malattie professionali e sensibilizzando i professionisti (medici competenti, medici di famiglia, ospedalieri, specialisti), e potenziando l’attività degli uffici preposti alla vigilanza e alla repressione delle violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, la seconda, attraverso un intervento più massiccio della magistratura perché sia garantito l’esercizio della funzione penale in caso di violazione della normativa. I magistrati seguiranno un percorso di formazione e specializzazione, offrendo loro modelli di indagini più veloci ed efficaci.
Se da una parte, negli ultimi anni, è stato registrato un calo degli incidenti sul lavoro, compresi quelli mortali, dall’altro si nota come la curva scende al diminuire dell’occupazione stessa. Gli incidenti sul lavoro quindi diminuiscono al crescere della disoccupazione.
Un altro dato che è invece in continua crescita è il numero delle malattie professionali. La malattia professionale è definita dalla legge come quell’evento dannoso che agisce in modo lento e progressivo sull’organismo del lavoratore, per questo è molto più difficile da perseguire, sia da un punto di vista clinico che penale. L’aumento del numero delle malattie professionali non è dato da un improvviso peggioramento delle condizioni di lavoro, ma da una maggiore attenzione alla diagnosi e ad un ampliamento delle malattie riconosciute, per una modifica della normativa, ma anche maggiore attenzione e sensibilità da parte dei medici nel denunciare agli organi competenti malattie contratte sul posto di lavoro.
Con il protocollo, Regione e Procura promuoveranno e ottimizzeranno, in termini di completezza e tempestività delle informazioni, la collaborazione tra loro e con gli altri enti destinatari delle informazioni sugli infortuni e sulle patologie da lavoro. Ciascuna nel proprio ambito di competenza, potranno sviluppare azioni comuni rafforzando la reciproca collaborazione.
La Toscana decide quindi di non tagliare i costi sulla prevenzione e repressione dei reati ma di impegnarsi a riutilizzare una parte delle somme derivanti dalle sanzioni comminate dai dipartimenti della prevenzione delle Asl alle ditte che hanno violato la normativa sulla sicurezza. Risorse che ammontano a circa 3 milioni e mezzo di euro sui circa 5 milioni che annualmente provengono dalle sanzioni, cifre che verranno destinate al potenziamento delle attività di prevenzione e vigilanza svolte dalle Asl.
«Stiamo parlando di reati che riguardano i diritti fondamentali della persona ha aggiunto il procuratore Beniamino Deidda l’incolumità, la salute, i diritti massimi garantiti dalla nostra Costituzione. Se facciamo un rapporto tra le ore lavorate e gli infortuni ha proseguito il magistrato vediamo che il fenomeno resta gravissimo. Si continua a morire in Toscana. Nonostante le diminuzioni, i morti sul lavoro si attestano intorno a 60 persone che ogni anno muoiono sul lavoro, ed è una guerra a cui non possiamo più assistere».
Un tema particolarmente sottolineato è il nuovo interesse sulle malattie professionali. «I medici ha spiegato Deidda non hanno l’abitudine, l’educazione e la formazione per accorgersi che qualche volta si tratta di malattie legate al lavoro, e quando se ne accorgono avvolte non denunciano. Formare e sensibilizzare i medici a denunciare sarà uno dei terreni di maggiore impegno che questo protocollo porta con sé».