Toscana

Lunigiana, è l’ora di ricominciare

di Renato Bruschi

La parola d’ordine è: ricominciare. A distanza di due settimane dall’alluvione che ha messo in ginocchio la Lunigiana, si prova a voltare pagina. Non sarà facile dimenticare la scia di fango e di paura che quel martedì pomeriggio si è impressa negli occhi e nel cuore di tutti. Con un tragico bilancio: due morti, decine di feriti, centinaia di negozi sventrati, attività commerciali distrutte, case inagibili, circa cinquecento le automobili accatastate, con oltre duecento gli sfollati, ospitati in strutture ricettive o presso parenti e conoscenti. E ancora: ponti spezzati, strade interrotte, campi allagati e cumuli di detriti lungo gli argini dei torrenti. Vista dall’alto la Lungiana appare un territorio sconvolto. I comuni più colpiti sono quelli di Aulla, Mulazzo, e Pontremoli, ma sono decine le località toccate dal disastro, e altrettante le frane e gli smottamenti. Danni per milioni di euro. Oltre ai disagi tra la gente delle zone più duramente colpite, emerge la paura.  Paura che l’evento calamitoso, anche se in maniera meno catastrofica, si ripeta, perché la situazione si è aggravata dopo il dissesto che si è verificato nei giorni scorsi. Ma anche paura di essere lasciati soli, dopo il clamore mediatico dei primi giorni.

Le vittime. Ad Aulla e ad Olivola sono stati celebrati i funerali delle vittime: Claudio Pozzi (60 anni), morto nel suo garage diventato una trappola mortale, e Enrica Pavoletti (78 anni), deceduta nella sua macchina, travolta dall’onda di fango. Grande la partecipazione di amici e persone comuni alle due cerimonie, alle quali, per espressa volontà dei familiari, non hanno preso parte né politici né amminsitratori. Il vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, monsignor Giovanni Santucci, ha fatto pervenire una lettera che è stata letta al termine del rito funebre.  «Verranno i giorni delle recriminazioni e della ricerca delle responsabilità – ha scritto il presule – ora è il tempo della tenerezza, dell’intimità in famiglia e con gli amici».  Ad Aulla, la città più colpita, un primo segno di ritorno alla normalità è stata la riapertura delle scuole. Gli amministratori, con i tecnici, provano a ridisegnare il volto della città: il primo progetto in esame è la costruzione del nuovo polo scolastico comprendente scuole materne, elementari e medie che dovrebbe sorgere  nell’area della vecchia stazione ferroviaria di piazza Roma. Intanto gli esperti sono al lavoro per approfondire le cause del disastro, per capire cosa si poteva fare e cosa non è stato fatto. La procura di Massa ha aperto un’inchiesta contro ignoti per omicidio colposo. «Indagheremo a trecentosessanta gradi – ha dichiarato il procuratore Aldo Giubilaro –  valutando tutti gli aspetti, per accertare se esistono delle responsabilità precise. Se poi verrà alla luce che non c’è responsabilità umana, archivieremo il caso, ma prima di farlo nulla sarà sottovalutato».

L’indagine della procura. I filoni d’indagine riguardano eventuali responsabilità degli amministratori nella gestione del territorio, se sono stati segnalati o meno, in tempo utile, gli allarmi alla popolazione e il ruolo della diga di Teglia. Nei giorni scorsi c’è stato un sopraluogo nell’area fluviale compresa tra Villafranca e Aulla dove è collocata una cassa di espansione del Magra, che però non è stata sufficiente a diminuire la forza d’urto dell’acqua. I tecnici vogliono capire come mettere in sicurezza l’intero fiume, ma i costi sono altissimi. Certo il Magra non può essere messo sul banco degli imputati: casomai la colpa è solo dell’uomo e in particolare della eccessiva cementificazione che nel recente passato, ha avuto un’impennata non indifferente. Del resto se la politica non viene in soccorso, con investimenti mirati affinché non venga meno l’azione di presidio che l’uomo svolge soprattutto, nelle zone più remote, sarà difficile evitare che in futuro non si ripetano eventi del genere.

Iniziative di solidarietà. Sul fronte della solidarietà si stanno moltiplicando le iniziative per portare alla popolazione gli aiuti di cui hanno bisogno. La diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, insieme a quelle della Toscana, ha indetto una raccolta straordinaria per domenica 13 novembre. «Abbiamo ancora attivi – ha spiegato il vescovo Giovanni Santucci – i canali del “microcredito” e del “Prestito della speranza”, per aiutare chi si trova in difficoltà. Superata la fase di emergenza, dobbiamo impegnarci, a non far mancare, a chi ha perso tutto, gli aiuti necessari a ripartire». Ad Aulla si sta costituendo un comitato civico che riunisce un team di esperti per dare il via all’azione legale per la richiesta dei risarcimenti. Associazioni, movimenti, e parrocchie si stanno impegnando in progetti per la raccolta fondi. Sono un segno di «vicinanza affettuosa, una condivisione sincera», come scrive ancora monsignor Santucci.  Ad assicurare i lunigianesi anche le parole del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. «Tutti i Lunedì – ha scritto sul suo profilo Facebook – sarò personalmente ad Aulla e nelle altre località per verificare lo stato di avanzamento degli interventi. Dobbiamo arrivare, nel corso del 2012, a poter dire a tutti i Toscani che non si dovranno più costruire case in situazioni di rischio. E che qualora si costruissero e ci fossero danni – conclude – i Comuni e i cittadini coinvolti se ne assumeranno le responsabilità e gli oneri di ripristino».

L’esperto: «Piena prevedibile e lavori mai realizzati»Era prevedibile il disastro? Risponde l’ingegner Riccardo Paita dagli uffici dell’Autorità di Bacino del Magra. «Una piena così era non solo prevedibile, ma anche attesa. Per l’esattezza, si verifica ogni duecento anni, ma il dato andrebbe aggiornato al cambiamento climatico». Purtroppo di tutti gli interventi che programmati sul fiume, fra argini e casse di espansione a monte del Magra, ne sono stati messi in cantiere una piccolissima parte. I lavori sono assai costosi, gli stanziamenti scarseggiano e a realizzarli devono essere i comuni e le province. Solo per mettere in sicurezza Pontremoli ci vorrebbero 12 milioni. Ad Aulla il Genio Civile aveva consolidato gli argini, che hanno tenuto, ma l’acqua ha travolto il parapetto, un muro di circa un metro costruito sopra gli argini. L’unica cassa di espansione già realizzata fra tutte quelle progettate dall’Autorità di Bacino è a Chiesaccia, fra Villafranca ed Aulla. Ma è solo il primo modulo, del tutto insufficiente per mettere in sicurezza Aulla. A Bocca di Magra e a Fiumaretta, sui due versanti della foce, la costruzione degli argini nuovi procede molto a rilento, tra mille intoppi burocratici e politici. Quel muraglione alto due metri che separerebbe i pittoreschi borghi dal loro fiume certo non fa piacere, ma è una cura necessaria per non finire sott’acqua». Madre e figlia salvate dal coraggio di un passanteIn pochi istanti si può giocare il destino di una vita. Laura Lazzerini, una signora settantenne quel giorno, quel maledetto martedì di fango, era in macchina con la figlia Francesca, nel parcheggio del supermercato di Aulla. Pioveva. Nessuna delle due immaginava che, alle loro spalle, stava avanzando, come un bisonte impazzito, un’«onda anomala», una bomba d’acqua limacciosa che, di lì a breve, avrebbe travolto la città. All’improvviso l’automobile è circondata dal fango; l’acqua entra nell’abitacolo. È fredda e in poco tempo è già al collo. «Mia figlia non riusciva ad aprire la porta, la forza dell’onda era troppo forte. A quel punto temevo di morire, ho iniziato a pregare a voce alta, mentre Francesca batteva sui vetri per attirare l’attenzione dei passanti. Nessuno si avvicinava. Poi, a un tratto, una sagoma umana spunta dall’acqua e, dopo aver tentato, invano, di aprire la portiera laterale, sgancia il portellone posteriore mi afferra e mi trascina fuori dalla macchina, accompagnandomi a nuoto, fino alla recinzione del muro del parcheggio. – Resti aggrappata lì – mi dice. Mia figlia, nel frattempo uscita dall’auto, viene colpita leggermente da un veicolo trascinato dall’acqua. Riesce però a raggiungermi. Sono momenti di panico. Quel muro, sul quale in molti trovano riparo, a causa della forza del fiume, diventa insicuro. Ci suggeriscono di arrivare fino al tetto del supermercato: l’acqua stava crescendo e l’onda di fango ingoiava la città. Una scena spaventosa. Le luci si spengono, si sente soltanto urlare e il fragore del fiume che sbatte contro i muri delle case. Siamo rimasti al buio, per tre ore, tremando sul tetto, con l’apocalisse intorno a noi. Se oggi siamo qui a raccontare quell’esperienza, lo dobbiamo a quell’uomo, a Vincenzo Guidotti che, con un gesto di coraggio e di altruismo, ci ha tratte in salvo». Gli Angeli del fango ad AullaNei giorni successivi al disastro, molti giovani, provenienti da varie località della Provincia, ma anche dalle zone limitrofe, sono accorsi ad Aulla per salvare il salvabile, soprattutto nella zona dove ha sede la Biblioteca, che conserva il prezioso archivio notarile con documenti risalenti al XV secolo. Questi giovani sono stati ribattezzati gli «angeli del fango», come già accadde nel 1966, in occasione dell’alluvione che colpì Firenze. Uno di loro, Francesco Galeazzi, che vive ad Aulla, ci ha raccontato la sua esperienza: «Quattro giorni nel fango, a spalare con gli amici di sempre, quelli dell’oratorio e dei campeggi estivi, o con i nuovi compagni, conosciuti all’università e venuti ad aiutare dai paesi vicini, Comano, Licciana Nardi, Fivizzano, Villafranca. Insieme, con i piedi nella melma, negli occhi l’amarezza e la disperazione di tutto il perduto. Organizzati in squadre, abbiamo ripulito cantine, garage, bar e strade, cercando di farci forza a vicenda e cercando di trasmettere questa forza ad altri più duramente colpiti, magari buttando là una battuta, per un attimo di distensione. Dolore aggiunto vedere la devastazione del cinema teatro “Città di Aulla”, sede di tanti eventi importanti, e della biblioteca comunale, dove ho studiato, consultando anche testi antichi e preziosi, nobile patrimonio cittadino, ora dispersi. Mai come in questi giorni dolorosi ho sentito mia questa città, oltremodo ferita dalla furia degli elementi e anche dall’incapacità umana. Una città che spesso ho criticato, talora detestato, per mancanza di reali punti di aggregazione, di strutture e di un’eventistica “a misura di ragazzo”, ma che ora, dal fango, deve ripartire e rinascere. Più forte, più unita, migliore». Gli appelliDomenica 13 novembre raccolta di offerte in tutte le parrocchieDi fronte alla tragedia che ha colpito le popolazioni della Lunigiana e della Liguria, vogliamo esprimere la nostra partecipazione al dolore di coloro che hanno perso qualche familiare e di chi in vario modo soffre disagio a motivo di questa sciagura. Mentre leviamo al Signore la nostra preghiera per i vivi e per i morti, incoraggiamo con affetto tutti coloro che si stanno prodigando nel soccorso delle popolazioni colpite e per il ritorno ad una certa normalità di vita nei paesi e nelle città. Rivolgiamo un particolare pensiero a quei volontari che si sono messi immediatamente a disposizione, dando con questo una grande testimonianza di carità. Intendiamo inoltre manifestare la nostra più fraterna solidarietà ai vescovi di Massa Carrara – Pontremoli Mons. Santucci, di La Spezia Mons. Moraglia e di Genova Card. Bagnasco. Invitiamo tutti a non perdersi d’animo pur in un momento così difficile e angoscioso. Per significare concretamente la vicinanza di tutte le Chiese della toscana, abbiamo pensato di indire, tramite la Caritas, una giornata speciale di preghiera e di raccolta fondi per le popolazioni colpite dall’alluvione, la domenica 13 novembre. I Vescovi delle Diocesidella Toscana Monsignor Giovanni Santucci: «Aiutare le famiglie più deboli»Il Vescovo di Massa Carrara Pontremoli, Giovanni Santucci ha inviato a tutti i parroci della Diocesi una lettera per sottolineare l’attenzione e la vicinanza della Chiesa a coloro che sono stati colpiti dalla grave alluvione dei giorni scorsi. «La disponibilità della comunità diocesana – scrive – in questa occasione si esprime nella generosità solidale e fraterna. Il bisogno dei fratelli diventa impegno per ciascuno». Dopo aver descritto gli effetti dell’ondata di fango, aggiunge: «la presenza dei volontari, ancor più dell’attiva partecipazione dell’esercito, della protezione civile, dei vigili del fuoco, rende tangibile la vicinanza e la prossimità, dice alla gente che non è sola, abbandonata a se stessa». Per questo «con loro ci siamo anche noi, nei modi e nelle forme generose che sapremo inventare per ricominciare, per migliorare, per ricostruire, ora, in questi giorni e, quando superata l’emergenza, ci sarà bisogno di grande attenzione e prudenza, nel progettare la sicurezza delle persone e dell’ambiente». Infine un richiamo alla colletta straordinaria di domenica 13 novembre: «Ci unisce alle sorelle e ai fratelli della Lunigiana, delle Cinque Terre, e della Val di Vara, la preghiera e la solidarietà che vogliamo esprimere concretamente, ponendoci come Chiesa al fianco di ciascuno. La scelta è quella di aiutare le famiglie, soprattutto quelle più deboli, e intendiamo destinare, tramite le parrocchie, il frutto della raccolta di offerte che faremo domenica 13 novembre. In quella giornata si pregherà e si raccoglieranno aiuti in tutte le parrocchie della Toscana. Così hanno indicato i vescovi Regione, che si sono fatti vicini in tanti modi in questi giorni». Misericordie, Corsinovi: «Presenti in zona già dal 25 ottobre»Non dico si vada vero la normalità. Ma dall’emergenza si sta andando verso l’urgenza. È moderatamente ottimista Alberto Corsinovi, responsabile delle Misericordie toscane. Ha visitato le zone colpite sabato 5 novembre, nel momento della massima allerta. Da Genova arrivavano notizie catastrofiche. «Se quello che era successo là si fosse ripetuto anche in Lunigiana – ci spiega – sarebbe stato di nuovo il dramma. Anche perché molte fognature sono ancora ostruite. E la pioggia di sabato ha fatto riallagare anche zone che erano già state bonificate». Per fortuna le precipitazioni sono state intense ma senza «bombe d’acqua». Se tutto va bene entro mercoledì 9 dovrebbe cessare l’emergenza di livello regionale e le funzioni dovrebbero ripassare alla Provincia. «In quel caso arretra anche il sistema regionale di protezione civile e rimaniamo in zona con le nostre realtà locali di Pontremoli, Mulazzo e Bagnone».

Corsinovi ci racconta di come le Misericordie siano state in prima linea da subito. Sono quattro le grosse realtà di volontariato che costituiscono l’ossatura della protezione civile in Toscana: Misericordie, Pubbliche assistenze, Croce Rossa e Vab (volontari antincendi). A turno esprimono un responsabile del coordinamento che per quel mese deve garantire reperibilità 24 ore su 24. Nel mese di ottobre era Federico Bonechi, il responsabile emergenze delle Misericordie della Toscana. «Fin dalla tarda mattinata del 25 ottobre – prosegue Corsinovi – Bonechi si è recato a Massa per incontrare le massime autorità, dal Prefetto, al presidente della Provincia. Però da Massa non si rendevano bene conto della situazione, e quindi ha deciso di spostarsi subito ad Aulla da dove arrivavano le prime richieste d’aiuto. Nel pomeriggio era ad Aulla e si è reso conto del dramma. A quel punto, secondo i protocolli, è stata istituita nel municipio d’Aulla l’unità di crisi regionale, che sostituisce i livelli inferiori (provinciale e comunale)».

Corsinovi non pensa «in tutta onestà, che sia stata sottovalutata l’emergenza». Erano saltate le linee telefoniche e i ripetitori dei cellulari. Funzionavano solo i satellitari. «C’era l’impossibilità di capire alcune situazioni locali». La sera di martedì ha cercato ripetutamente di mettersi in contatto con la Misericordia di Mulazzo e con quella di Pontremoli, senza riuscirsi. «Solo mercoledì mattina, quando si sono potuti alzare in volo gli elicotteri abbiamo visto quale fosse la situazione reale.  Le prime squadre di volontari sono arrivate già nel pomeriggio di martedì 25 ottobre. «Dalla tarda serata erano già a lavoro. I protocolli prevedono che i primi ad essere coinvolti siano quelli che vengono da più lontano. Nel nostro caso da Livorno, Prato, parte della provincia di Firenze. La stessa Misericordia di Firenze, che pure non fa parte della confederazione regionale, si è subito mobilitata mettendo a disposizione mezzi e personale. All’inizio abbiamo inviato gommoni e barche, perché si pensava ad una alluvione classica. In realtà si è trattato più di frane con una massa enorme di acqua. Poi le barche hanno ceduto il posto alle idrovore». Mediamente sono stati un 300 i volontari impegnati. Il picco massimo di presenze si è avuto nel ponte di Ognissanti con circa 500.

Claudio Turrini