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Siria: mons. Audo (vescovo Aleppo), «no a soluzioni che vengano dall’esterno né divisioni»

«Aiutare la Siria a trovare una soluzione che porti pace e riconciliazione». È quello che ha chiesto, oggi, mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, intervenendo, a Roma, alla presentazione del Dossier di Caritas italiana, «Come fiori tra le macerie. Giovani e ragazzi che restano».

«Di solito – ha osservato il presule – i media occidentali propongono come soluzione il cambio del presidente in Siria, ma la situazione è molto più complessa». In Siria «dappertutto c’è grande povertà – ha denunciato il vescovo -, ma è molto critica la situazione delle minoranze, come quella cristiana. Come è già accaduto in Iraq, ci sono fanatici che vogliono cacciare i cristiani e questo fa paura. ma, poi, ci sono altri che spontaneamente vogliono andare via per raggiungere Paesi, dove ci sono cibo, possibilità di formazione e servizi sanitari. Questo atteggiamento è diffuso tra i giovani, ma noi, come Chiesa, cerchiamo di continuare la presenza in Siria». Certo, non è facile: «Ogni volta che si registra una speranza di pace, riprendono le violenze, con attentati gravi. Chi vuole distruggere la Siria? Ci sono – ha avvertito mons. Audo – grandi interessi in gioco, sia a livello regionale sia internazionale». A ciò si aggiunge «la lotta, all’interno dell’islam, tra sunniti e sciiti. Benché si dichiari ideologicamente laica, la Siria è ancora una società tribale, un Paese confessionale». Di qui discende un impegno: «Dobbiamo aiutare la gente a parlare di questa realtà». Mons. Audo si è detto anche contrario a una soluzione del conflitto che venga «dall’esterno» e anche «a una possibile divisione del Paese», perché «la Siria ha tutto per essere un Paese unito». «Il desiderio di dividere la Siria – ha assicurato – viene dall’esterno, non dalla cultura siriana».

«Il problema dell’islam oggi – ha detto ancora mons. Audo – è come accettare la modernità, che significa libertà di coscienza, dialogo interreligioso ed ecumenico. Per l’islam questi aspetti sono un pericolo e la risposta è la lotta tra sunniti e sciiti per avere la leadership nel mondo musulmano». «Noi cristiani del Medio Oriente – ha sottolineato il presule – abbiamo la vocazione del dialogo e del rispetto: il mondo musulmano ha bisogno di questo e non di armi, che producono violenza e odio. In Siria ci sono vescovi cattolici e ortodossi e due comunità protestanti: insieme dobbiamo diventare cristiani, superando l’appartenenza confessionale. Insieme, poi, cristiani e musulmani devono diventare cittadini». Mons. Audo ha evidenziato che per l’80% il servizio reso dalla Caritas è a vantaggio di musulmani: «Noi non siamo i ricchi che vogliono dare ai poveri né i cristiani buoni che facciamo la carità ai musulmani poveri. Noi siamo esseri umani che rispettiamo la dignità umana degli altri. Questo è il cammino da compiere». Per il vescovo di Aleppo, dunque, nel dialogo con l’islam «è fondamentale questo atteggiamento di rispetto e non di superiorità, che era tipico del colonialismo. Un atteggiamento che i musulmani non hanno dimenticato e che ha suscitato la voglia di vendetta». Ma, purtroppo, «questo non è chiaro in Occidente».

Mons. Audo ha anche ricordato come siano state apprezzate le parole di Papa Francesco, il quale, nella conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Gmg di Cracovia, rispondendo a una domanda sull’assassinio di padre Jacques Hamel in Francia, aveva precisato che «non c’è una religione violenta, ma ci sono violenti in tutte le religioni. Il mondo musulmano è stato molto contento di questo atteggiamento di rispetto del Papa. Ed il dialogo è molto importante nell’approccio alla modernità».