Toscana
Ora di religione, con la nuova «Intesa» insegnanti più preparati
La Toscana è una delle regioni con la più bassa percentuale di studenti che scelgono a scuola l’insegnamento di religione cattolica. La media è dell’81,7%, circa 8 punti sotto quella nazionale. Ma a scegliere quell’«ora», così bistrattata dal nostro ordinamento (basti pensare alla gestione dell’ora alternativa) è pur sempre la stragrande maggioranza degli alunni, specie nelle scuole di primo grado.
Le due nuove «Intese» sull’ora di religione tra Cei e Ministero sono state siglate lo scorso 28 giugno scorso, quando ormai tutta la macchina organizzativa per questo anno scolastico era già in moto. Seppure necessarie e importanti le due «Intese» firmate dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, e dal ministro dell’istruzione Francesco Profumo, erano già in qualche modo previste e non hanno colto di sorpresa gli Uffici scolastici diocesani. Una delle due adegua i programmi delle superiori tenendo meglio conto «del nuovo assetto dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali, nonché dei percorsi di istruzione e formazione professionale». Ma le novità più importanti riguardano i docenti, che in Toscana (dati del Ministero relativi al 2009-2010) sono 335, di cui 92 a Firenze e 55 a Pisa e che per l’85,1% dei casi (ma con una punta del 100% a Grosseto) sono donne. Per tutti i nuovi docenti di ogni ordine e grado (anche per l’infanzia e la scuola primaria) d’ora in avanti sarà necessario conseguire la laurea magisteriale in Scienze religiose quinquennale, a meno che non si sia in possesso come era già previsto del baccalaureato, della licenza o del dottorato in Teologia, o del completamento degli studi in un Seminario maggiore.
La ridefinizione di titoli e dei profili professionali per gli insegnanti di religione si era resa necessaria già da tempo per i cambiamenti avvenuti sia nella scuola italiana che nelle Facoltà teologiche e soprattutto negli Istituti Superiori di Scienze religiose (Issr), in seguito al «processo di Bologna». Ricordiamo che per insegnare oggi è necessario essere laureati e che da oltre un decennio non esiste più l’Istituto magistrale che abilitava all’insegnamento (anche della religione cattolica) nella scuola primaria, secondo la precedente Intesa. E per analogia con le Università statali, gli Issr hanno adottato la formula del 3+2 abolendo il diploma triennale che permetteva, a coloro che erano già in possesso di una laurea statale, di insegnare religione cattolica. Negli Issr sono stati attivati da tempo corsi di pedagogia, didattica, normativa scolastica; sono stati realizzati laboratori e sono già in atto le convenzioni con le scuole statali per effettuare il tirocinio previsto per la Laurea specialistica. E ci sono già studenti che hanno conseguito il nuovo titolo di laura (3+2).
Per adeguarsi alla nuova Intesa ci sarà comunque un periodo transitorio fino al 31 agosto 2017, nel quale si potrà completare la propria formazione adeguandola ai nuovi profili professionali. Queste novità non riguardano coloro che, già in possesso dei titoli richiesti dalla precedente Intesa, stiano insegnando o lo facciamo prima del 2017 per un periodo di almeno un anno.
Altra «novità» riguarda gli insegnanti della scuola primaria e dell’infanzia se insegnanti di classe (cioè non gli specialisti di religione, ma le normali «maestre»), che con il vecchio Istituto magistrale (che prevedeva due ore di Irc) potevano insegnare religione cattolica nella loro classe (non nelle altre). D’ora in poi non potranno più farlo. Il vecchio Magistrale, come detto, non esiste più e coloro che sono laureati in scienze della formazione non hanno nessuno studio specifico per insegnare religione. È necessario, dunque, che abbiano almeno un master che lo prevede la nuova Intesa sarà attivato presso le Facoltà teologiche o gli Issr. Un norma che comunque riguarda pochi casi in Toscana dove alle elementari quasi tutti sono insegnanti specialisti e non insegnanti di classe.