Toscana
Protezione civile, la carica dei 3 mila volontari
di Mario Pellegrini
Nel contesto dell’8ª edizione delle «Giornate della Protezione civile» organizzate dal Comune di Pisa, in Piazza Vittorio Emanuele nell’auditorium della Camera di Commercio il pomeriggio di venerdì 21 settembre sono stati tenuti a battesimo dal presidente della Regione Enrico Rossi e dal capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Franco Gabrielli, gli «Stati generali» della Protezione civile della Toscana. «Stati generali» che si concluderanno il prossimo 17 novembre presso la Fortezza da Basso di Firenze durante la manifestazione «Dire e Fare». Alla presenza di una foltissima rappresentanza di tutte le componenti istituzionali e del volontariato regionale, ad aprire i lavori è stato proprio il prefetto Gabrielli che, dopo avere ringraziato per l’invito a partecipare all’importantissima riunione lui toscano (per la precisione apuo-versiliese) fra i toscani ha tenuto a mettere in risalto che questa regione è da considerarsi all’avanguardia della Protezione civile, sia per quanto fatto nel passato più o meno recente sul piano operativo durante le numerose calamità naturali e non che l’hanno colpita, sia per l’efficienza delle numerosissime associazione di volontariato che costituiscono una delle componenti essenziali e indispensabili del sistema di Protezione civile. Organizzati nella fase di transizione fra l’emergenza incendi e quella idrogeologica, ha poi continuato, questi «Stati generali» dimostrano ancor di più l’attenzione della Toscana verso i problemi che la Protezione civile deve ormai affrontare senza soluzione di continuità, soprattutto perché gli eventi che un tempo erano considerati eccezionali ora sono diventati normalità. Le ormai irreversibili mutazioni climatiche ne sono una probante testimonianza.
Dopo aver poi ricordato che il 12 luglio scorso è stata varata la legge che ha modificato l’impianto di quella varata nel 1992 alla cui formulazione ebbe attivamente a partecipare il deputato massese Nello Balestracci rendendola molto più efficace ed organica, pur mantenendo inalterata la responsabilità del Sindaco in ogni emergenza, Gabrielli si è poi compiaciuto che questi «Stati generali» porteranno alla formulazione di quel serio piano regionale di Protezione civile che, appunto, verrà verificato a Firenze il 17 novembre a conclusione del lavoro preparatorio. Anche sotto questo profilo, pertanto, la Regione Toscana si pone all’avanguardia in campo nazionale, avendo recepito per prima non solo la necessità di adeguarsi al cambiamento dei tempi, ma soprattutto non dimenticando la grave congiuntura economica che sta affrontando il nostro paese l’importanza di razionalizzare le risorse in un settore pubblico come è quello della Protezione civile, di cui non va mai dimenticato si avrà sempre più bisogno. Ed a questo proposito il prefetto Gabrielli ha sottolineato che è venuto il momento di arrivare ad una più chiara demarcazione fra stato di calamità e stato di emergenza, perché il primo è sinonimo di immediatezza, al contrario del secondo, che riguarda un periodo più lungo di cui non si può prevedere la durata. Ovvio che a questo punto che il Capo Dipartimento, avviandosi alla conclusione, abbia ampliato l’orizzonte del suo intervento ribadendo non tanto il concetto quanto la realtà che ben il 65/70% del territorio nazionale è da considerarsi completamente a rischio per il dissesto idrogeologico che lo caratterizza, senza con questo sottovalutare quello sismico, di cui purtroppo non si riesce più ad interrompere la catena degli eventi più o meno disastrosi che interessano il nostro paese.
Il Sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, dopo avere sottolineato che in Protezione Civile niente deve essere dato per scontato perché tutto è in movimento, ha sottolineato che per quanto riguarda Pisa, il Comune sta facendo il possibile per porsi all’avanguardia in questo settore, avvalendosi anche di un assessore al ramo come Paolo Ghezzi che ha fatto di questa attività una ragione di vita. Si è poi soffermato sul fatto che proprio Pisa si è dotata mettendola a disposizione della regione di una «Colonna mobile di valutazione del territorio», mentre il 19 e 20 ottobre prossimi si svolgerà un’imponente esercitazione per testare le procedure operative del «Piano rischio Arno», cui sono stati invitate a collaborare non tanto tutte le componenti istituzionali e del volontariato presenti sul territorio, ma anche il mondo della scuola e alcune facoltà universitarie. Senza poi dimenticare che presso l’Ateneo pisano funziona un istituto di vulcanologia predisposto allo studio di questi fenomeni che non possono non interessare la Protezione civile.
Per Paolo Ghezzi, assessore alla Protezione civile e vice Sindaco di Pisa, che qui è intervenuto in rappresentanza dell’Anci di cui è coordinatore per la Protezione civile è ormai diventato indispensabile stimolare i sindaci a prendere sempre più coscienza delle loro responsabilità in tutti i casi di emergenza, una volta constatato che la recente Legge 100 in materia di Protezione civile, non ha modificato le precipue funzioni del sindaco precedentemente stabilite nella Legge 225 del 1999. Sta quindi diventando indispensabile una specifica e ormai indispensabile azione politica, e pertanto non solo tecnica, affinché chi è chiamato a guidare le realtà locali consideri la Protezione civile non un optional, ma una funzione prioritaria del suo mandato. Cosa che purtroppo non sempre si verifica. Quindi un appello al Presidente Rossi affinché organizzi corsi di formazione politica in questa materia che sta diventando sempre più importante. Da qui l’auspicio che nel Piano regionale di Protezione civile, che dovrà scaturire dalla conclusione dei lavori degli «Stati Generali», programmati a Firenze come si è detto il prossimo 17 novembre, la tanto auspicata presa di coscienza dei sindaci in questo settore, esca dalla teoria per diventare decisamente pratica. Nel corso del convegno sono poi intervenuti il Prefetto di Pisa Franco Tagliente, il presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni, il presidente del Cesvot, Patrizio Petrucci, Il presidente dell’Uncem toscano Oreste Giurlani, il dirigente regionale dei Vigili del Fuoco, Cosimo Polito, Alberto Corsinovi per le Misericordie, Attilio Farnesi per le Anpas, Carlo Bargagna per la Cri e Mirko Scala della Vab toscana.
Al presidente della Regione Enrico Rossi erano affidate le conclusioni. Dopo aver giudicato estremamente positiva l’iniziativa che dovrà portare alla stesura definitiva del Piano regionale di Protezione civile, ha avuto parole di elogio per tutte le componenti del volontariato: patrimonio decisamente indispensabile e inalienabile di cui si deve andar fieri in campo nazionale. Se ne è appunto avuto un prova altamente qualificante anche dopo il recente sisma che ha tragicamente colpito l’Emilia, dove con la nostra Colonna mobile ha portato per giorni e giorni assistenza a quelle popolazioni terribilmente colpite dal sisma. È evidente ha poi continuato che tutto è sempre migliorabile perché le situazioni evolvono in continuazione, mentre nuove emergenze si presentano all’orizzonte come quelle della neve e della siccità che purtroppo ci hanno e ci stanno colpendo impreparati, mentre non sono affatto da sottovalutare le alluvioni che ormai non colpiscono più (o soltanto) le zone considerate a rischio, ma anche quelle che mai sono state prese in considerazione. Per questo stiamo predisponendo una mappa generale dei rischi dell’intero territorio regionale in maniera da avere un quadro esatto della situazione.
Non solo gestione emergenze: anche prevenzione e formazione
Normalmente la Protezione civile definizione tanto esplicita quanto generica viene citata a cose fatte, cioè dopo l’intervento in seguito ad evento calamitoso, sia questo idrico, idrogeologico, sismico o purtroppo causato da eventi non naturali, come ad esempio il disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno del 2009 o del naufragio della «Costa Concordia» all’Isola del Giglio del 13 gennaio scorso. Ovvio che fra le sue incombenze c’è anche e soprattutto il soccorso alle persone colpite dall’evento stesso, oltre che il recupero dei beni culturali da parte di tutte le varie componenti che formano il Sistema: cioè quelle istituzionali e quelle del volontariato. Ma questo è solo l’aspetto più evidente per la risonanza che gli viene offerta, per ovvii motivi, dai media. Sono invece gli aspetti meno conosciuti, o addirittura sconosciuti, che costituiscono l’ossatura effettiva del Sistema Protezione civile e che vengono svolti in tempo così detto «di pace», cioè in assenza di qualsiasi calamità. Questo, quindi, è stato il tema messo a fuoco da Antonino Melara, responsabile del Settore Protezione civile della Regione Toscana, durante gli «Stati Generali» che si sono svolti a Pisa il 21 settembre.
La struttura portante a tutti i livelli del Sistema di Protezione civile, oltre al soccorso, è infatti costituita dalla prevenzione e dalla previsione, cioè le due attività che costituiscono la sua base operativa, in quanto è proprio su queste tre linee di indirizzo che dovrà basarsi il Piano regionale di Protezione civile. Ebbene, la prevenzione è suddivisa, a sua volta, in tre branche fra loro distinte ma interdipendenti: formazione, informazione ai cittadini ed esecitazioni. La formazione avviene con la continua e reiterata organizzazione di corsi mirati ad affrontare con cognizione di causa le diverse emergenze, e sono riservati al personale tecnico e operativo, oltre che ai volontari di Protezione civile. L’informazione ai cittadini si deve attuare in via preventiva, cioè rendendo edotta la popolazione dei rischi che può correre in caso di emergenza; durante l’emergenza, evitando qualsiasi inutile allarmismo, ma basandosi sulla realtà dei fatti; dopo l’evento, indicando le misure da attuare al fine di evitare un peggioramento della situazione già di per sé critica. Infine le esercitazioni che allo stato attuale delle cose stanno diventando sempre più importanti per verificare i modi e i termini di intervento mirato di fronte alle calamità che si stanno verificando quasi senza soluzione di continuità.
Infine la previsione da esercitarsi soprattutto durante la normalità che, per fortuna, occupa la stragrande maggioranza del tempo. La normalità, però, non deve essere intesa come periodo di rilassamento, ma di attenzione per essere pronti ad intervenire quando purtroppo scatta l’allarme. Ed è a questo punto che viene dimostrata l’efficienza e la preparazione a tutti i livelli della Protezione civile: comunale, intercomunale, provinciale e regionale. Non va poi dimenticato che è proprio al volontariato presente nei piccoli Enti Locali che è affidato il compito di «guardie del territorio», costituendo la prima e insostituibile forza di intervento. Infine, concludendo l’intervento il responsabile regionale Antonino Melara ha avanzato una proposta per quanto riguarda proprio i piccoli comuni. Anche qui il sindaco è il primo responsabile della situazione, ma dato che può essere coinvolto emotivamente nell’evento, e quindi teoricamente non in grado di affrontare razionalmente la situazione, si potrebbe prevedere una specie di commissariamento per potere affrontare l’emergenza nel migliore dei modi.
Tra i premiati la popolazione dell’isola del Giglio
E’ ormai tradizionale appuntamento con le «Giornate della Protezione Civile» giunte all’ottava edizione si è svolto quest’anno dal 20 al 22 settembre in piazza Vittorio Emanuele finalmente restituita a Pisa dopo anni e anni di interminabili lavori. Organizzata dal Comune sotto l’ormai collaudata regia di Luca Padroni, responsabile del settore, questa manifestazione che intende presentare alla cittadinanza l’aspetto esteriore della Protezione civile locale, ha visto la partecipazione di tutte le componenti che in sede locale contribuiscono alla costituzione del Sistema di Protezione civile, appunto. Dall’Arma dei Carabinieri a tutte le specializzazioni della Polizia di Stato, dall’Aeronautica e Marina Militare al Corpo Forestale dello Stato, dai Vigili del Fuoco ai Sommozzatori, dalla Misericordia alle Anpas, dalla Croce Rossa al Vab, dalla Polizia municipale a quella Provinciale hanno infatti presentato uomini e mezzi a disposizione in appositi gazebo, fra i quali particolare attenzione ha riscosso quelli del Gruppo chirurgia d’urgenza dell’Università di Pisa. Senza soluzione di continuità la continua visita dei cittadini, con particolare riferimento ai ragazzi ed alle ragazze delle scuole che, accompagnati dai rispettivi insegnanti si sono interessati soprattutto ai mezzi dei Vigili del Fuoco.
«La Protezione civile ha spiegato Paolo Ghezzi, vice sindaco di Pisa e assessore al ramo ha assunto nel tempo un’importanza sempre crescente nella vita quotidiana di ogni cittadino. Molte sono le circostanze, non necessariamente di emergenza, in cui si rende necessaria l’attività silenziosa di enti ed associazioni di volontariato: incendi, allagamenti, alluvioni, terremoti, grandi eventi, manifestazioni storiche e sportive ed ogni evento di grande richiamo che richiede attività di tutela della pubblica incolumità ed un contatto diretto con la popolazione anche in fase dell’informazione preventiva. Voglio credere ha infine concluso Paolo Ghezzi che anche questa ottava edizione, come ogni anno rivolta alle scuole ed alle famiglie, abbia contribuito alla crescita del nostro Sistema di Protezione civile, rendendolo sempre più aderente alle necessità territoriali e più vicino a ciascun cittadino che ne costituisce una componente fondamentale».
Sabato mattina, a conclusione della manifestazione, come del resto è ormai consuetudine, sono stati consegnati alcuni riconoscimenti ad enti e persone che si sono distinte in modo particolare della Protezione civile.
Premio internazionale Kinzica alla Fondazione Cima. «Quale prestigiosa Istituzione che opera a favore della formazione in ambito internazionale, a riconoscimento della vocazione e dello spirito di cooperazione che le è proprio e per il qualificato contributo apportato alle componenti e alle strutture operative del Sistema di Protezione Civile».
Premio Marco Verdigi alla Comunità dell’Isola del Giglio «per lo spirito di abnegazione e altruismo dimostrato nei confronti dei passeri sbarcati sull’isola a seguito del naufragio della nave Concordia».
Premio Paolo Semeraro al Comando Provinciale Carabinieri di Massa Carrara «per la continua attività dedita alla salvaguardia della vita umana anche nell’occasione dell’evento alluvionale accaduto nell’ottobre 2011 ad Aulla».
Targa riconoscimento al Gruppo Aeronavale Guardia di Finanza di La Spezia «per l’alto senso civico, la professionalità e l’ abnegazione dimostrata dalla propria componente aerea nelle operazioni di supporto alle attività dell’Unità Mobile Regionale di Valutazione Territoriale del Comune di Pisa durante i gravi eventi alluvio90nali in Lunigiana e Isola del Giglio nell’autunno 2011».
Le nostre scuole sono sicure?
Sempre nel contesto delle «Giornate della Protezione civile», giovedì 20 settembre nella Sala Consiliare della Provincia di Pisa si è svolto un convegno rivolto soprattutto al mondo della scuola e, ovviamente, alle famiglie dei ragazzi in età scolare. Il problema della crescente sismicità sta infatti preoccupando un po’ tutti, soprattutto quando l’evento si verifica alle porte di casa, considerato che malgrado i più o meno recenti interventi strutturali su buona parte dei plessi scolastici molti edifici continuano ad essere a rischio, in particolar modo in quelle zone che non rientrano nella mappa di elevata e media criticità. Stando infatti agli ultimi eventi verificatisi anche nel nostro paese, questi sono avvenuti anche dove erano secoli che non si registravano. Come ad esempio nella pianura padana, con particolare riferimento al modenese, al mantovano ed al basso veneto. Quindi parlare di eventi sismici non è mai fuori luogo quando ciò avviene nell’ambito della Protezione civile che, proprio in Emilia, ha svolto un ruolo primario nel soccorso alla popolazione non solo nell’immediato, ma anche nel lungo periodo di assestamento del dopo evento. Ed a questo proposito non è senza significato che, sia pure in buona fede, possano essere commessi degli errori che invece di salvaguardare l’incolumità possono causare danni altrimenti evitabili. Come nel caso di una scuola antisismica, al primo accenno di terremoto le insegnanti hanno fatto uscire gli alunni dall’edificio e condotti all’esterno al riparo delle case.
Introdotto da Valter Picchi, assessore alla Protezione civile della Provincia di Pisa e concluso da Paolo Ghezzi, assessore allo stesso ramo del Comune, questo convegno si è articolato in quattro lezioni mirate alla presenza di una folta rappresentanza di insegnanti e di genitori. Primo relatore Andrea Melozzi del Coordinamento regionale di Protezione sismica che ha svolto il tema: «Il rientro in aula dopo il sisma: il ruolo degli insegnanti e le lesioni significative», dove alla spiegazione dei valori della Scala Richter, ai modi di interpretare l’intensità delle scosse e la qualità delle lesioni, ha fatto seguito l’invito alla tempestività delle decisioni da prendere e, allo stesso tempo, alle cautele per evitare decisioni affrettate. Il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco Marco Frezza ha portato la sua esperienza durante il disastroso terremoto dell’Aquila, con un particolare riferimento alle operazioni di intervento dopo il crollo della Casa dello Studente. «Un sistema efficace di comunicazione tra Scuola e Istituzioni» è stato trattato da Maria Luisa Chiofalo, assessore alle politiche socio-educative e scolastiche, in cui si è sottolineata l’importanza della stretta e continua linea di informazione che deve esistere fra le due componenti. E questo al fine di evitare pericolose incomprensioni sui modi e sui termini di agire in caso di evento sismico. Perché se tutto può andar bene in caso di allarme non seguito da evento, o comunque di evento di scarsa importanza, tutto è destinato a diventare complicato quando il sisma è di magnitudo di qualche importanza. Infine la psicologa Eleonora Romanini, affrontando il tema «Il valore aggiuntivo di un corretto approccio psicologico in emergenza», si è più che altro soffermata su quanto può incidere sui ragazzi l’eccessivo allarmismo di certe informazioni, perché non è detto che il trauma emotivo possa scomparire in breve tempo.