Continua a salire il numero delle vittime del terremoto di magnitudo 7.2 che domenica ha colpito la parte sudest della Turchia, la provincia di Van: l’ultimo bilancio, fornito dall’Amministrazione per i disastri e l’emergenza, parla di 432 morti e 1352 feriti. Tuttavia, nella tragedia, non mancano segni di speranza come mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale di Turchia (Cet) e arcivescovo di Smirne, definisce al SIR (clicca qui) il salvataggio da parte dei soccorritori della piccola Azra, appena due settimane di vita, e di alcuni dei suoi familiari, rimasti sotto le macerie della loro abitazione a Ercis. Siamo scossi, ma ora è il tempo della solidarietà dichiara l’arcivescovo per questo abbiamo attivato la nostra Caritas sia a livello centrale, a Istanbul, che diocesana. La Caritas di Smirne è frequentata molto dai musulmani. Anche da loro arrivano contributi perché apprezzano la libertà con la quale aiutiamo le persone senza distinzione di razza o di religione. Nel nostro piccolo stiamo facendo tanto, raccogliamo denaro e generi di prima necessità e vestiario aggiunge mons. Franceschini – abbiamo intenzione di raccogliere fondi per la Giornata missionaria mondiale, che celebreremo domenica prossima, poiché in quella passata abbiamo avuto una beatificazione. Siamo in attesa di conoscere la decisione del Nunzio in merito. Se così fosse i soldi raccolti andrebbero ai terremotati. La gente qui è molto generosa e sarebbe un bel gesto. La situazione è drammatica: moltissime famiglie hanno perso tutto, anche gli unici italiani che vivono a Van e che adesso stanno cercando di raggiungerci a Smirne. Si tratta di una famiglia, padre, madre ed una figlia, proveniente dalla diocesi di Firenze e che offre una preziosa testimonianza di vita cristiana soprattutto tra i profughi iraniani e afgani che giungono in città. Li ho sentiti, stanno bene, ed hanno avuto una bella accoglienza dai turchi che hanno offerto loro gratuitamente alloggio in alberghi nelle vicinanze. Stanno condividendo tutto, anche la sofferenza, con la popolazione locale. Sappiamo che sotto i ruderi dei palazzi crollati ci sono ancora tante persone e ci auguriamo che siano vive. Ciò che è urgente adesso conclude mons. Franceschini – è salvare quante più vite possibile e cominciare a ricostruire. (Sir)