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Somalia: mons. Bertin su rinvio voto, «il Paese è a pezzi, comunità internazionale non l’abbandoni»

«Il Paese è a pezzi»: «Manca all’interno della Somalia una leadership che abbia veramente un senso del servizio al popolo; devono ricordarsi che sono là per essere al servizio soprattutto dei più diseredati, dei più poveri; e sono milioni che rischiano la fame». Lo dice, in una intervista a Radio Vaticana, monsignor Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, commentando l’ennesimo rinvio delle elezioni presidenziali in Somalia. 

Forse si terranno il prossimo 24 gennaio, ma la data non è ancora stata ufficializzata. Si tratta del quarto rinvio del voto che era programmato per lo scorso 30 agosto, in seguito posticipato al 30 ottobre, poi al 30 novembre e infine al 28 dicembre. I rinvii sono dovuti alle irregolarità registrate nelle elezioni parlamentari, da cui è scaturita una nuova Assemblea legislativa.

Mons. Bertin non si meraviglia che le elezioni siano state rinviate e giudica probabile il voto del 24 gennaio «perché quelli a cui competono le cariche di questo governo federale somalo ci tengono, stanno lottando tra di loro» quindi «le premesse ci sono e ci sono le premesse anche dalla parte della comunità internazionale, nel senso che è disposta a continuare ad appoggiare questo futuro governo». «A volte non possiamo scegliere tra il bene e il male; ma dobbiamo sempre scegliere tra un male maggiore e un male minore», osserva a proposito delle elezioni.

Mons. Bertin accusa anche la comunità internazionale, la quale, «piuttosto che seguire un atteggiamento comune per aiutare i somali ad andare al di là delle loro divisioni, sembrano avere una loro agenda, dei loro interessi che chiaramente non sono a favore della rinascita di una istituzione statale stabile». «È bene che la comunità internazionale continui ad accompagnare questa Somalia e non la abbandoni», conclude.