Toscana

LIBIA, VICARIO APOSTOLICO DI TRIPOLI: SITUAZIONE INCERTA, CONTINUIAMO A INFONDERE SPERANZA NEI FEDELI

Tripoli (Agenzia Fides) – “Ieri, 4 marzo, vi sono stati dei tafferugli dopo la preghiera nella moschea centrale di Tripoli, ma la città è ben presidiata” dice all’Agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. “La situazione è quanto mai incerta e tutto ormai è possibile. A mio modo di vedere, l’embargo e le minacce da parte internazionale difficilmente convinceranno le autorità libiche a cedere. Sono forse un idealista, ma credo ancora in una possibilità di dialogo per cercare una via di uscita. Mi rendo conto che non è facile in questo contesto, perché ormai abbiamo oltrepassato il limite delle violenze”.Mons. Martinelli descrive così la situazione della comunità cattolica: “Ogni venerdì celebriamo 3 o 4 Messe in diverse lingue: inglese, tagalog, coreano. Ieri, per prudenza, ne abbiamo celebrata una sola, per un centinaio di fedeli, in maggioranza africani e filippini. Abbiamo celebrato la Messa per infondere speranza in queste persone che sono costrette a restare per forza, soprattutto per le donne filippine che lavorano negli ospedali e sono veramente molto coraggiose. Dalla Messa acquistano nuova energia per continuare a fare il loro dovere, come anche gli africani, che lavorano in impieghi manuali, e sono molto fedeli alla Chiesa”.“Ogni giorno celebriamo la Messa presso uno dei centri dove lavorano le suore di una delle 4 comunità religiose che operano a Tripoli. Celebriamo la Messa anche in un centro sanitario dove operano delle filippine che faticano a spostarsi a causa dei turni serrati di lavoro” continua il Vicario Apostolico di Tripoli.“Padre Sandro, che da tempo è incaricato di seguire i rifugiati eritrei, è riuscito a tornare a Tripoli in maniera un po’ fortunosa, tramite un aereo di linea da Malta. Così stiamo procedendo alla registrazione di queste persone, in modo di avere documenti concreti da presentare agli organi competenti. Speriamo che qualche Paese possa farsi carico della sorte di queste persone” conclude Mons. Martinelli. (L.M.)