(Bruxelles) L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, sarà oggi in Egitto per una serie di colloqui con i rappresentanti delle autorità che stanno transitoriamente reggendo le sorti del paese dopo la fuga del presidente Mubarak. Ashton incontrerà anche gli esponenti della società civile e delle forze politiche. L’Ue segue da vicino gli sviluppi della sponda sud del Mediterraneo, così come è stato confermato dal Consiglio affari esteri svoltosi ieri, il quale ha affrontato i casi più urgenti come quello dello stesso Egitto, della Libia, della Tunisia. Il documento finale cita anche Bahrein e Yemen, esprimendo per tutti questi paesi la necessità di un processo verso la democrazia, la pace e lo sviluppo, così come richiesto dalle legittime attese delle popolazioni. Il Consiglio ha approvato una dichiarazione sulla libertà di religione nel mondo (accordo che non era stato possibile nella riunione del 31 gennaio) nella quale si ribadisce che l’Ue è fortemente impegnata nella promozione e tutela della libertà di religione o di credo, senza alcuna discriminazione. Il Consiglio esprime profonda preoccupazione per il crescente numero di manifestazioni di intolleranza e discriminazione basate sulla religione, come dimostrano la violenza e gli atti di terrorismo perpetrati di recente in vari paesi contro i cristiani e i loro luoghi di culto, i pellegrini musulmani e di altre comunità religiose.Secondo i 27 ministri degli esteri dell’Unione europea nessuna regione del mondo è, purtroppo, risparmiata dalla piaga dell’intolleranza religiosa. La libertà di religione o di credo è un diritto umano universale che deve essere protetto ovunque e per tutti. Gli Stati hanno quale primo dovere di proteggere i loro cittadini, comprese le persone appartenenti a minoranze religiose e tutte le persone presenti nella loro giurisdizione, preservandone i diritti. La dichiarazione emersa dal Consiglio affari esteri afferma che tutte le persone appartenenti a comunità o minoranze religiose dovrebbero essere in grado di praticare la propria religione e culto liberamente, individualmente o in comunità, senza timore di essere il bersaglio di intolleranza o di attacchi. La libertà di religione o di credo è intrinsecamente legata alla libertà di opinione e di espressione e agli altri diritti umani e libertà fondamentali, che insieme concorrono alla creazione di società pluralistiche e democratiche. Per questo la comunità internazionale deve essere più ferma nel rispondere a coloro che vogliono usare la religione come strumento di divisione, alimentando l’estremismo e la violenza. Il testo sulla libertà di religione varato ieri dai ministri Ue segnala ancora: L’Ue e i suoi Stati membri proseguono l’impegno per concretizzare la libertà di religione o di credo in tutte le regioni del mondo, tema che sarà trattato nelle relazioni annuali dell’Ue sui diritti umani. In questo senso l’Ue continuerà il dialogo con i paesi partner, proponendo la sua cooperazione per promuovere la tolleranza religiosa e la tutela dei diritti umani. Essa svolgerà un ruolo più attivo nelle sedi multilaterali, in particolare le Nazioni Unite, in modo che la lotta contro l’intolleranza religiosa raccolga un vigoroso sostegno proveniente da tutte le regioni del mondo. Infine il Consiglio afferma che l’Ue e i suoi Stati membri continueranno a sostenere le iniziative nel campo del dialogo interculturale e interreligioso in uno spirito di apertura, di mani protese e di comprensione reciproca, comprese le iniziative dell’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni unite, dell’Unesco e della Fondazione Anna Lindh, che si occupa in particolare dell’area mediterranea. Il Consiglio invita infine l’Alto rappresentante a riferire sulle misure adottate e le proposte concrete intese a rafforzare ulteriormente l’azione dell’Ue in questo settore.Sir