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Nobel per la pace: cardinale Salazar Gomez (Colombia), «contribuisca a trovare la soluzione giusta per tutti alle difficoltà»
«Spero che questo premio Nobel contribuisca a trovare la soluzione più conveniente per tutti alle difficoltà». È «un riconoscimento importante agli sforzi che sono stati fatti e questo darà animo alla comunità colombiana». È il plauso del cardinale Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà (Colombia) e presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), alla decisione di conferire il Premio Nobel per la pace 2016 al presidente della Colombia Juan Manuel Santos, che ha guidato il Paese verso il processo di pace con i guerriglieri Farc.
“La situazione in Colombia in questo momento non è facile”, spiega il cardinale Salazar che in questi giorni si trova a Monte Carlo, ospite del Ccee per l’assemblea plenaria. “Dopo sei anni di sforzi di dialogo tra il governo e la Farc per cui è stato conferito il Premio Nobel al nostro presidente, si è raggiunto un accordo ma c’è stato un referendum e per una sparuta minoranza di voti ha vinto il no, e cioè il rifiuto di quell’accordo. In questo momento la situazione non è chiara, c’è confusione: da una parte la comunità internazionale e il premio Nobel ne è una prova, approva il processo di negoziati e la immensa maggioranza dei colombiani vuole la pace. Dall’altra, ci sono dei problemi nell’accordo. Uno dei temi più discussi è il tema della giustizia perché molti di domandano come si possa fare giustizia e quindi raggiungere la pace, quando la guerriglia e anche lo Stato hanno commesso crimini terribili contro l’umanità?”.
Un altro punto controverso è la partecipazione alla vita politica del Paese dei leader della guerriglia dopo l’Accordo: “Sono punti difficili su cui il governo ha raggiunto un accordo, ma c’è una opposizione molto forte sui termini di questo accordo”.
La situazione è confusa. E l’attesa, anche da questo punto di vista, di Papa Francesco nel Paese aumenta. “Il Papa verrà senz’altro l’anno prossimo – conferma il cardinale Salazar – e spero che possa venire nel primo semestre. Per noi quella visita sarà molto importante perché l’accordo tra il governo e la guerriglia è un accordo politico ma bisogna adesso costruire la pace e la pace si costruisce con il perdono, la riconciliazione, la fraternità, e tutte queste cose non vengono da un accordo politico ma bisogna costruirle tutti i giorni. In questo senso la visita del Santo Padre è importante, perché ci darà luce e forza per andare avanti”.
Giovedì prossimo è stata convocata una riunione straordinaria di tutti i vescovi del Paese per vedere quale deve essere il ruolo e il contributo che la Chiesa può dare a questo processo di pace. “L’opposizione vuole rinegoziare l’accordo ma questo sembra molto difficile perché è stato raggiunto con sei anni di sforzi di dialogo. Non vedo facile una rinegoziazione dell’accordo ma sono certo che troveremo la forma di radunare tutta la volontà e il desiderio di pace dei colombiani, di trovare una strada di uscita da questa situazione di impasse”.