(Strasburgo) La crisi economica e finanziaria globale ha avuto un impatto negativo sui diritti economici, sociali e culturali e sono stati i diritti dei più poveri a essere maggiormente colpiti: è un passaggio della Relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2009 e sulla politica dell’Unione europea in materia, stesa dalla deputata lituana Laima Liucija Andrikiené, giunta oggi al voto dell’Europarlamento. Il testo, di 72 pagine, comprende una analisi della situazione dei diritti nel mondo, soffermandosi fra l’altra sulla pena di morte, le violenze contro donne e minori, la mancanza di libertà di espressione in numerosi paesi. Anche la lotta al terrorismo rischia di tradursi, secondo il testo, in una occasione per limitare in vari Stati le libertà fondamentali e la sicurezza dei cittadini. Andrikiené invita a considerare che nel mondo si stanno manifestando nuove forme di abusi dei diritti umani, in particolare nell’ambito delle nuove tecnologie dell’informazione, tra cui l’uso deviato della rete e la censura su internet e la violazione del diritto alla vita privata attraverso lo sfruttamento dei dati personali. Amplissimo il capitolo sulla religione: nel testo si legge che sulla libertà di religione o di credo pesano crescenti minacce, ad opera soprattutto di governi autoritari che prendono di mira le minoranze religiose. La relazione sui diritti umani nel mondo del Parlamento Ue chiede all’Alto rappresentante per la politica estera di tenere fede agli impegni che riguardano l’integrazione dei diritti umani in tutte le azioni esterne dell’Unione e la nomina di un rappresentante speciale per i diritti umani. Il documento, non privo di passaggi discutibili, si sofferma su vari problemi: la pratica della pena capitale in tanti Stati, la tortura, la violenza sulle donne che si esplica, secondo il testo, in tutti i continenti e in diverse forme, come la tratta, la prostituzione, le mutilazioni genitali, i matrimoni forzati, la salute sessuale e riproduttiva, la diffusa cultura sessista. Si ribadisce poi la profonda preoccupazione per il fatto che la discriminazione fondata sulla religione o sul credo è un fenomeno tuttora diffuso in tutte le parti del mondo: si citano tra l’altro i casi di Corea del Nord, Iran, Arabia, Somalia, Maldive, Afghanistan, Yemen, Mauritania, Laos, Uzbekistan, Eritrea, Iraq, Pakistan, Egitto, Cina, Russia, Vietnam. Il Parlamento segnala inoltre che occorre proteggere i difensori dei diritti umani e accoglie con favore la decisione di attribuire il Nobel per la pace 2010 a Liu Xiaobo per la sua lunga e non violenta battaglia a favore dei diritti umani e delle libertà in Cina e sollecita il governo di Pechino a liberare Liu Xiaobo e la moglie Liu Xia.Sir