L’Unione buddhista italiana esprime la più viva preoccupazione per la drammatica situazione in cui versa la popolazione dello Qinghay, colpita dal terremoto del 14 aprile scorso. Notizie di stampa scrivono in una nota diffusa oggi -, confermate da nostre fonti all’interno della locale comunità monastica tibetana, parlano di circa 20.000 morti, abitazioni, scuole, monasteri e antichissimi luoghi sacri crollati o pericolanti, di villaggi che, dopo due settimane dal sisma, non hanno ancora ricevuto alcun aiuto e, in generale, di una popolazione lasciata in balìa del gelo e della fame. Secondo l’Ubi le autorità cinesi stanno minimizzando la portata del disastro, impediscono il libero accesso ai mezzi di informazione, alle agenzie internazionali di soccorso e ostacolano i monaci, parte integrante del tessuto sociale, nel recare aiuto alla popolazione. L’Ubi stigmatizza l’inconcepibile atteggiamento delle autorità cinesi e invita le iitaliane, le organizzazioni umanitarie e tutti coloro che hanno a cuore i diritti civili, a fare pressioni sul governo della Repubblica Popolare Cinese affinché cessino immediatamente le azioni di ostacolo agli interventi umanitari internazionali, lasciando libero accesso ai mezzi di informazione.Sir