Toscana

RIFORMA SCUOLE SUPERIORI, VERTICE TRA REGIONE E PROVINCE PER RIDURRE DISAGI

Ridurre il danno in modo da non aggiungere confusione a confusione. E’ questo l’orientamento della Regione, illustrato oggi dall’assessore all’istruzione, alle Province riunite per fare il punto sugli effetti del riordino della scuola superiore in Toscana. L’idea è quella di effettuare per quest’anno una fotografia dell’esistente, limitandosi a seguire le tabelle di confluenza previste dalle bozze di regolamento per il riordino delle scuole superiori, senza incoraggiare o sostenere la nascita di ulteriori percorsi che, in assenza di certezze sugli organici, potrebbero creare false aspettative.Nonostante la richiesta della Toscana e di altre Regioni di rinviare l’avvio del provvedimento all’anno scolastico 2011-2012, il governo ha ribadito che la partenza sarà già dal prossimo anno scolastico 2010-2011. Pur in assenza della pubblicazione ufficiale e unicamente sulla base di testi pubblicati sul sito del ministero, ragazzi e ragazze sono chiamati a scegliere il loro futuro entro il 26 marzo.Ma un mese in più non basta a scongiurare dubbi e incertezze, sia per le scuole che si trovano investite in corso d’opera da cambiamenti, in alcuni casi, sostanziali, sia per i genitori che devono scegliere a quale scuola iscrivere i propri figli senza un quadro certo degli istituti e dei percorsi presenti nel proprio territorio.Per questo l’assessore all’istruzione nell’incontro di oggi, ha cercato, al di là dei molti problemi specifici posti dalle Province, di fornire indicazioni per agire in modo il più possibile omogeneo e coordinato. L’obiettivo in questa fase non può essere che quello di fare gioco di squadra per limitare, appunto, i danni.Gli assessori provinciali hanno ribadito la gravità della scelta nazionale e l’oggettiva difficoltà di dover discutere senza che vi sia stata l’entrata in vigore dei regolamenti. La Giunta regionale entro la settimana raccoglierà le indicazioni delle Province e delibererà in merito, sulla base di una pedissequa presa d’atto delle tabelle di confluenza e dei titoli di studio precedentemente rilasciati nei singoli istituti. Delibera che peraltro, molto probabilmente, sarà presa senza che i regolamenti siano pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. La Regione intende svolgere il processo di riorganizzazione con l’anno 2011-2012. Lo farà seguendo il percorso partecipativo previsto dalla legge, che prevede la presentazione delle proposte da parte delle scuole entro settembre, l’intervento dei Comuni entro ottobre e la presentazione dei piani provinciali entro novembre per poi definire la programmazione regionale entro dicembre. E’ in questa fase che potranno essere valutate le ipotesi di nuovi indirizzi e di nuova organizzazione proposti dalle autonomie scolastiche. Qualifica professionale triennale Entrando nel merito dei pro blemi aperti dal riordino si prende atto che anche per quest’anno gli istituti professionali potranno rilasciare, al termine del triennio, attestato di qualifica professionale. Peraltro da tempo la Regione ha fatto sapere di voler prevedere, per il futuro, forme di convenzione con le scuole e che questa sarà una delle possibili forme per conseguire la qualifica. I licei musicali e coreutici Ad oggi sono attive in toscana gli istituti musicali pareggiati ad Arezzo e Lucca. La legge prevede che per attuare i licei musicali venga stipulata una convenzione con conservatori o scuole parificate e in tal senso sono venute richieste da Firenze, Siena e Livorno.Il taglio degli insegnanti Il giudizio della Regione sull’operazione effettuata dal governo resta negativo. Oltre a spiazzare le famiglie e i ragazzi, il riordino ubbidisce solo a una logica di tagli. Non servono certo a dare più qualità all’istruzione i tagli dell’orario (più consistenti nei tecnici e professionali, minori nei licei) che creano il panico fra gli insegnanti costretti a rivedere le materie di insegnamento e ad assistere allo stravolgimento delle classi di concorso. In Toscana si prevede la perdita di 498 posti docente (circa 9000 ore in meno) negli istituti tecnici e di 108 unità nei professionali, per circa 600 ore in meno. Meno ore di lezione non migliorano la qualità dell’istruzione in una fase che richiede, invece, più competenze e più innovazione, ingredienti indispensabili per far uscire il paese dalla crisi. (bc)