Si sono svolti questa mattina nella chiesa siro cattolica di Mar Benham e Sara, a Karakosh, i funerali dei tre cristiani uccisi ieri a sangue freddo nella propria casa nel quartiere di Hay Al Saha, a Mosul, da alcuni uomini. Le esequie sono state celebrate, alla presenza di alcuni vescovi, molti sacerdoti delle diocesi irachene e tantissimi fedeli, dal vescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Georges Casmoussa, che al termine del rito ha rilasciato al Sir la seguente dichiarazione: per la prima volta gli assassini sono entrati nelle case dei cristiani per ucciderli. Questo è un precedente molto pericoloso per la nostra comunità. Questo vile atto rappresenta il fallimento di tutte le misure che ci avevano promesso di adottare per la nostra sicurezza. Siamo consapevoli che ogni cristiano non può essere guardato a vista da un militare ma questo è il fallimento della situazione. A tale riguardo abbiamo ancora rinnovato le nostre richieste di sicurezza alle Istituzioni locali e centrali con le quali siamo in contatto. Siamo in attesa che mandino sufficienti forze di sicurezza per circondare la zona e tentare di arrestare gli assassini. Nelle prossime ore sarà a Mosul una delegazione del Primo Ministro per discutere della situazione.Una marcia pacifica e niente messe nelle chiese della città. E’ quanto sta organizzando la comunità cristiana di Mosul per domenica prossima, per rispondere all’uccisione a sangue freddo, ieri, di tre cristiani nella propria casa nel quartiere di Hay Al Saha, a Mosul. Le vittime, tra l’altro, erano il padre e i due fratelli, di un sacerdote siro cattolico, padre Mazen Ishoa che, a sua volta, nell’ottobre 2007 era stato sequestrato e poi rilasciato. La comunità – afferma mons. Casmoussa – si ritroverà per una marcia pacifica in quattro località dell’area di Mosul per una protesta pacifica. Non ci saranno messe nelle chiese della città. Questo per fare pressione sulle istituzioni affinché si occupino della sicurezza dei cittadini. So che il nunzio apostolico in Iraq è in stretto contatto con la Santa Sede e che il Pontefice è informato direttamente degli sviluppi di questa situazione. Situazione che rischia di peggiorare conclude mons. Casmoussa in vista del 7 marzo. La nostra speranza è che il dopo elezioni sia più calmo e che la violenza diminuisca. Ma al momento è poco probabile.Sir