Toscana

CISL: IN CALO AZIENDE PISANE CHE RICORRONO A CASSA INTEGRAZIONE

È in calo il numero delle aziende della nostra provincia che ricorrono all’Inps per ottenere un sostegno al reddito per i loro dipendenti. Nel mese di gennaio l’ente previdenziale ha autorizzato il pagamento di 471.040 ore di cassa integrazione guadagni. A dicembre erano state accordate molte ore di più, 608.426. Anche se la situazione risulta in controtendenza rispetto al dato generale della Toscana (dove invece il ricorso alla cassa integrazioneè in aumento rispetto a dicembre 2009), la situazione è ancora molto critica – osservano con preoccupazione i vertici della Cisl pisana. Un solo raffronto per tutti: a gennaio 2009 (quando i venti della crisi non erano ancora arrivati) l’Inps aveva accordato poco più di 15mila ore di cassa integrazione.A gennaio l’Inps, in particolare, si è fatto carico di 382.205 ore di cassa integrazione ‘ordinaria’ richieste da aziende medie e grandi che vivono una crisi temporanea di mercato; e di 88.835 ore di cassa integrazione ‘straordinaria’ richieste da quelle aziende con più di quindici dipendenti che si stanno ristrutturando, riorganizzando, riconvertendo, sono fallite o in liquidazione coatta.Le attività produttive che più hanno fatto ricorso a questi due ammortizzatori sociali sono la Piaggio, il suo indotto e molte altre officine meccaniche (per queste sono state autorizzate, a gennaio, 175.786 ore di cassa integrazione), e calzaturifici, solettifici o laboratori dove si lavorano le pelli (163.997 ore di cassa integrazione accordate). In difficoltà falegnamerie e mobilifici (38.710 ore di cassa integrazione accordate dall’Inps), la lavorazione di minerali (24.771) e le industrie e le imprese edili e, di conseguenza, anche chi installa impianti per l’edilizia.I centri di produzione dell’abbigliamento si sono viste accordare 21.151 oredi cassa integrazione.Fortunatamente non tutti gli ammortizzatori sociali messi in campo sono stati effettivamente utilizzati, segno che, in alcuni casi, e per il fatto di aver ricevuto nuove commisse, le aziende hanno poi deciso di farne a meno.Il calo del ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria – osserva Roberto Cerretini, segretario generale aggiunto della Cisl pisana – è dovuto anche al fatto che alcune aziende, non potendovi più far ricorso, hanno invece chiesto alla Regione Toscana di poter usufruire della cassa in deroga. La durata massima della Cassa integrazioni guadagni ottenuta per procedura ‘ordinaria’, ad esempio, è di 52 settimane nel biennio mobile e di 13 settimane consecutive prorogabili ad ulteriori 13. Superate queste, non èpiù possibile usufruirne. Per cui l’ultimo strumento a disposizione è la cassa in deroga. Un ammortizzatore sociale di cui sarà possibile usufruire fino alla fine del 2010, come prevede un accordo firmato da Regione, imprenditori e sindacati lo scorso 28 gennaio.L’opinione è confermata dal trend del numero delle aziende che ha chiesto di far ricorso alla cassa in deroga nei primi cinquanta giorni dell’anno.«Richieste ne arrivano ogni giorno, purtroppo – osserva Giovanni Biondi, coordinatore di una apposita force allestita dalla Cisl per andare a trattare nelle aziende – e alcune di queste, in passato, avevano già usufruito dei normali ammortizzatori sociali».In questo momento di crisi – suggerisce Gianfranco Bilanci, segretario generale della Cisl – sarebbe utilissimo riscoprire lo strumento dei contratti di solidarietà. Uno strumento introdotto nel nostro ordinamento già nel 1984 e che fino ad oggi è stato poco utilizzato. Contratti di solidarietà difensivi, in cui la riduzione di orario concordata con il lavoratore è finalizzata ad evitare la riduzione di personale, dunque il licenziamento; o espansivi, che, con la riduzione di orario, riescono a favorire nuove assunzioni a tempo indeterminato.I vertici della Cisl hanno anche valutato i dati forniti dai centri per l’impiego sugli iscritti alle liste di collocamento. A fine 2009 erano stati 36.237, a fine 2008 30.574. «Un dato preoccupante – commenta Roberto Cerretini – non sufficiente, comunque, ad esprimere giudizi definitivi. Per arrivare a questi, sarebbe interessante capire l’entità delle politiche attive portate avanti dai Centri per l’impiego: e quanti posti di lavoro hanno prodotto».