Informazione, orientamento, assistenza e, ancora, interventi formativi e attività finalizzate alla qualificazione professionale: tutto questo si trova nei 56 sportelli attivati in tutte le province toscane grazie al progetto Prometeo 3. Si tratta di un progetto promosso e finanziato dalla Regione, che rilancia in chiave aggiornata un’iniziativa partita anni fa grazie al primo Fondo sociale europeo e rivolta ai lavoratori atipici, ovvero coloro che lavorano con contratti diversi da quello a tempo indeterminato. A realizzarlo sono Cgil, Cisl e Uil in attuazione del Patto per i lavoratori atipici, siglato da Regione e parti sociali nel luglio scorso. «L’obiettivo della stabilizzazione di questi lavoratori resta per noi prioritario – ha spiegato l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini – ma la gravità della crisi e l’altissimo numero di contratti atipici p resente nel mercato del lavoro toscano ci impongono un’azione a tutto tondo per sostenerne diritti e reddito». Prometeo nasce da un accordo Regione-sindacati stipulato in data 21 giugno 2002, in seguito al quale la Regione si è attivata all’interno del Por Fse. Fin da subito prevede una stretta relazione, da una parte, coi Centri per l’impiego per la costituzione degli sportelli, dall’altra, con le Province, alle quali è stata affidat a la gestione delle politiche attive per il lavoro. L’esperienza è poi proseguita con una nuova edizione del progetto nel 2007-2008 ed è sulla base dell’esperienza acquisita e delle richieste degli utenti che si è deciso di avviare la fase 3, aggiornandone le modalità e adeguandole alla nuova realtà del mercato del lavoro.Rivolgendosi agli sportelli della rete Prometeo 3, i lavoratori atipici potranno conoscere e approfondire le opportunità esistenti, trovare assistenza legale e fiscale e iniziative di formazione e riqualificazione professionale. La rete, che ad oggi conta 56 sportelli disseminati sul territorio, si affianca ad un portale realizzato per fornire ai lavoratori informazioni sui servizi erogati dagli sportelli e sulla normativa esistente. La Regione ha finanziato Prometeo 3 con 5 milioni e 400 mila euro, tratti dal Programma operativo del Fondo sociale europeo per il periodo 2008-2013. In questi anni, non a caso, la Regione ha messo in campo misure specifiche per sostenere le imprese che assumono a tempo indeterminato o stabilizzano i lavoratori a termine. Dal 2007 operano il fondo per incentivare la stabilizzazione che ha visto, nel 2009, 432 lavoratori stabilizzati per una spesa complessiva di 1 milione e 465 mila euro. Il fondo garanzia operante presso le banche per la concessione di prestiti ha consentito, invece, di attivare pratiche per 241 lavoratori e un volume di prestiti pari a 969 mila euro. Da considerare anche l’una tantum di 1650 euro per coloro che hanno perduto il lavoro e non possono accedere agli ammortizzatori sociali (previsti solo p er i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato). Lo scorso ottobre è stato inoltre varato un provvedimento per incentivare il rinnovo e la prosecuzione dei contratti a tempo determinato in scadenza, grazie a 1 milione di risorse tratte dal bilancio regionale. Da citare infine, visto che la quota di donne che lavora con contratti precari è superiore a quella degli uomini, anche le misure per incentivare l’occupazione femminile, in particolare il rientro delle lavoratrici over 35 che hanno lasciato per dedicarsi ai figli e alla famiglia. In particolare il Fondo per la stabilizzazione e per l’assunzione dei lavoratori in mobilità ha visto, nel 2009, 432 lavoratori stabilizzati per una spesa complessiva di 1 milione e 465 mila euro. Nel 2008 (fonte: Osservatorio regionale mercato del lavoro) su poco più di 1 milione di occupati i dipendenti a termine erano 153 mila, il 13,8% del totale. Se a questi aggiungiamo i collaboratori (co.co.co, a progetto, occasionali) si arriva a quota 16,4%, qualcosa meno del dato nazionale (15,9%). La modalità flessibile è quella prevalente e riguarda oltre l’80% delle nuove assunzioni (nel 2004 era il 75%). Molto forti le differenze di genere: in tutte le fasce di età le donne sono più numerose degli uomini nelle occupazioni flessibili. Nella maggior parte dei casi la flessibilità non è una scelta volontaria ma l’unica forma di occupazione possibile. (cs-Barbara Cremoncini )