Toscana

CONSIGLIO REGIONALE, DIBATTITO SULLA CRISI ECONOMICA

La crisi economica colpisce duramente anche in Toscana, con un Pil che si attesta a -5%, ma non più duramente rispetto alla media italiana e meno che nelle regioni del nord. Con questi dati il presidente della Regione Toscana Claudio Martini ha iniziato la sua relazione in apertura della seduta speciale del Consiglio regionale dedicata alla crisi economica. Il presidente ha riportato una serie di indicatori sull’entità della crisi nella nostra regione, in buona parte derivanti da una recente ricerca dell’Irpet. Peggiorano tutti gli indici, ma a calare di più sono le esportazioni e gli investimenti; è prevista una perdita di 60 mila posti di lavoro tra il 2008 e il 2010, per aspettare la ripresa bisognerà attendere il 2011. E la ripresa purtroppo, dicono le previsioni, sarà lenta: per tornare ai livelli del 2008 secondo le stime più pessimistiche potrebbero occorrere anche dieci anni. Il settore che perde più lavoratori è l’industria e rischiano di più il posto di lavoro i giovani sotto i 30 anni. Anche il turismo ha subito brutti colpi per il calo consistente della spesa da parte degli stranieri, mentre l’andamento dell’agricoltura presenta luci e ombre: alcuni settori soffrono, ma la produttività del lavoro è in costante ascesa. In generale il 51% per cento delle famiglie toscane ha registrato un peggioramento del livello di vita.“In questo quadro – ha detto Martini – vedo due problemi principali: la situazione critica di molte piccole e piccolissime imprese, dell’artigianato e della subfornitura, e la lentezza con cui si prevede avverrà la ripresa”. Il presidente ha poi tracciato una sintesi degli interventi messi in atto dalla Regione per contrastare la crisi, dal sostegno delle imprese agli ammortizzatori sociali, dal sostegno al reddito all’accesso al credito per i meno abbienti. Tre i temi politici da mettere in campo in questo ambito: “E’ necessario ossigeno per gli ammortizzatori sociali – ha spiegato Martini – perché c’è il rischio di non riuscire a sostenere tutti i lavoratori; in secondo luogo occorre affrontare l’emergenza liquidità per le imprese con un migliore raccordo tra banche e aziende”. Infine, secondo il governatore, “ho proposto al governo nazionale un ‘pacchetto Toscana’ generale, costruito a un tavolo unico. Seguiamo infatti una serie di tavoli relativi alla crisi di numerose aziende, ma manca una visione di insieme che invece dobbiamo costruire”.Per il futuro, nella prospettiva oltre l’emergenza, i nodi da affrontare riguardano l’attrattività, i nuovi settori e la politica fiscale. Martini ha annunciato un fondo sul bilancio che servirà ad attrarre nuove aziende in Toscana, ma ha anche sottolineato che la libertà economica nella nostra regione, secondo una recente indagine, si attesta a livelli molto alti rispetto alla media italiana (79,7 contro 58,7). Infine, la questione fiscale: la Toscana è la regione italiana in cui si pagano meno tasse regionali (16 euro per cittadino ogni anno contro i 178 euro del Lazio) perché il bilancio della sanità è in pareggio e le tasse regionali sono a livello minimo. “Siamo comunque aperti al dibattito sulla politica fiscale – ha concluso Martini – e non ci sottraiamo a ipotesi di rivedere l’Irap, essendo consapevoli però che essa è uno degli strumenti di finanziamento essenziali del sistema sanitario e sociale e che quindi bisogna trovare una sostituzione stabile”.Dopo la relazione di Claudio Martini si è aperto il dibattito. Pieraldo Ciucchi (Ps) ha sottolineato la necessità di lavorare al “sistema Toscana” operando su due assi principali di intervento: una profonda riforma della governance pubblica e del funzionamento della pubblica amministrazione, e una spinta per far ripartire il motore dello sviluppo, senza illusioni a prescindere sulla bontà del sistema regionale. “Anche in questo scorcio di legislatura sono possibili riforme per la semplificazione normativa e amministrativa regionale – ha detto Ciucchi -. Occorre poi far partire subito l’area metropolitana fiorentina, promuovere associazioni di servizi e fusione di Comuni. E, ancora, migliorare le infrastrutture e creare un terreno favorevole allo sviluppo con l’adozione, ad esempio, ovunque della banda larga e della digitalizzazione completa della pubblica amministrazione”.Secondo Angelo Pollina (Fi-Pdl) nella nostra regione i numeri della crisi sono assolutamente preoccupanti, a partire da quel -20% registrato dal settore manifatturiero. “La crisi ha certo cause extraregionali – ha detto Pollina – ma rimproveriamo a questa amministrazione regionale di aver sottovalutato la situazione, ignorando una serie di segnali premonitori. Ricordo ad esempio l’elogio del modello della slow economy, lontano dalle reali esigenze di aziende e famiglie”. Secondo Pollina “si sono spese belle parole sulla competitività e poi si è permesso che importanti aziende e banche lasciassero il nostro territorio. Ultimo caso, quello di Fondiaria: il trasferimento della sede legale a Torino provocherà un grave danno all’Irap”. Ancora, la Giunta Martini ha commesso passi falsi sul terreno della coesione sociale e della spesa pubblica. “Apprezzo l’operato di Fidi Toscana – ha concluso Pollina – ma se poi quando la parola passa alle banche i soldi non arrivano alle aziende, è tutto inutile. Qualche passo in avanti è stato fatto anche per le infrastrutture, ma non è sufficiente. Purtroppo delle questioni cruciali dovrà occuparsi la prossima giunta regionale, ma la crisi non aspetta”.“La Regione ha inquadrato la situazione ed ha fatto la sua parte nella crisi, adesso deve proseguire negli investimenti a favore di imprese e lavoratori. Questo dibattito, che la sinistra ha chiesto di fare, sarà utile a fornire gli indirizzi sulle politiche di sostegno da adottare per i prossimi mesi”. Il consigliere Marco Montemagni (Gruppo Misto) ha così espresso un giudizio ed indicato i punti programmatici su cui intervenire, ma ha anche sottolineato poi che il governo nazionale non si è occupato bene della crisi del mondo produttivo e sbaglia a puntare sul taglio dell’Irap che è fondamentale per finanziare la sanità, quando la detassazione dovrebbe fornire sostegno ai più deboli e per rilanciare i consumi di dipendenti e pensionati. “I segnali di ripresa sono troppo labili ed occorre accogliere le richieste di sindacati e lavoratori, che incessantemente si stanno mobilitando contro le chiusure ed i licenziamenti. In questa direzione, la Regione Toscana – ha detto Montemagni- deve puntare su alcune priorità: difendere l’occupazione; ampliare gli ammortizzatori sociali; incentivi a PMI, artigiani ed agricoltori; rafforzare gli investimenti.“Tutte le imprese sono in crisi di liquidità, mancano gli ordini, ma quelle che rischiano di più, per assurdo, sono quelle che fino ad un anno fa avevano investito nell’innovazione, ma che ora il sistema bancario le priva del credito. Se continua così – ha detto Montemagni – perderemo proprio le aziende tecnologicamente migliori. La Regione Toscana ha fatto molto, ma deve riuscire a diversificare e mirare i prossimi interventi”.L’Iri Toscana è la proposta strategica del consigliere Fabio Roggiolani (Verdi) per il rilancio delle imprese di qualità. “Ho apprezzato le parole del presidente Martini, ma le strategie innovative di sviluppo noi le avevamo proposte già nel 2002. Per questo – ha detto Roggiolani – occorre fare una riflessione strategica sul modello di intervento pubblico nell’economia, partendo dal risultato di essere la migliore Regione italiana per gli aiuti diretti a migliorare l’accesso delle aziende al credito. Per centrare l’obiettivo della ripresa serve entrare nel capitale delle piccole e medie imprese che sono competitive sul mercato internazionale, ma non su quello finanziario. Inventiamoci l’Iri Toscana, finalizzata alla ricapitalizzazione, senza nascondere che la Cina cresce anche durante la recessione mondiale non solo per i prezzi bassi, ma soprattutto per l’intervento dello Stato”.Il consigliere dei Verdi ha espresso la propria preoccupazione nei confronti delle intenzioni del governo nazionale di abolire sia lo sgravio fiscale del 55% per gli investimenti nel risparmio energetico e nelle energie alternative che il conto energia. “E’ un’assurdità che durante la crisi si disincentivi proprio un settore che sta tirando. Allora –ha detto Roggiolani- la Regione Toscana deve cogliere questa opportunità per farsi capofila, con forti investimenti, del primo ‘distretto’ delle rinnovabili”.L’appello al “realismo” sulla crisi l’ha fatto l’esponende dell’Udc Giuseppe Del Carlo. “La ripresa sarà lenta e molto dura, lo dicono Confindustria e Bankitalia, che intravedono la fine del tunnel nel 2018. Gli interventi della Regione – ha detto Del Carlo – sono stati giusti, ma adesso non bisogna più accentrare tutto su Fidi Toscana, occorre puntare anche sui Cofidi”. Le azioni temporanee sono corrette, ma la strategia deve essere a lungo termine, per questo servono interventi strutturali, gli unici –secondo il consigliere Udc- che possono rilanciare l’economia. “Il progetto di Martini di puntare le risorse sui diversi piani, non convince totalmente”. Ad esempio, sui rifiuti, Del Carlo ha sottolineato la criticità degli smaltimenti delle cartiere lucchesi, la riduzione di capacità di smaltimento delle discariche, gli inceneritori che non si fanno. Stessa cosa sull’energia. “Perché puntare tutto sulle rinnovabili – ha detto – è sbagliato il preconcetto contro il nucleare”. Un limite ha dimostrato anche la legge per il piano casa, per cui servirebbero incentivi mirati all’edilizia. “La Regione Toscana soffre anche di mancata velocizzazione della spesa –ha detto Del Carlo- che si attesta al 52% dei programmi. Altro problema le tariffe più alte d’Italia nei servizi pubblici locali”. A conclusione dell’intervento il consigliere dell’Udc ha raccomandato maggiore concretezza nel settore della ricerca scientifica, essenziale per la competitività internazionale. “Qui bisogna finanziare i progetti e non solo le idee”.Per Fabrizio Mattei (Pd) la Regione Toscana ha messo al centro del suo programma di governo proprio l’economia, fin dal primo dibattito in Consiglio regionale nel 2005. “Le proposte del presidente Martini, per il futuro, sono ben centrate per affrontare la crisi –ha detto Mattei-, in quanto partiamo sia da una conoscenza e da una valutazione dei ritorni degli interventi già attivati, sapendo che al primo punto adesso c’è da evitare il deficit finanziario delle imprese. L’altra priorità è il sostegno diretto al mondo del lavoro, con decisioni concrete verso le persone senza più occupazione”. Una riflessione particolare –secondo l’esponente del Pd- deve essere fatta anche sulle metodologie per il rilancio del sistema dei distretti industriali, attraverso politiche mirate di investimenti in ricerca e conoscenza, ma anche per incentivare chi innova le attività e rinuncia alla delocalizzazione. “La Toscana –ha concluso Mattei-, come si vede dai valori economici che esprime, ha la capacità di attrarre investimenti e la sperimentazione sui distretti può partire da quello di Prato per frenare la delocalizzazione e cogliere i segnali di cambiamento che arrivano dall’interno del mondo delle imprese”.Il capogruppo di Fi/PdL, Alberto Magnolfi, ha riconosciuto che l’economia è l’alfa e l’omega di questa legislatura regionale e che la relazione di Martini contiene spunti interessanti, anche se più da convegno che da consuntivo di una politica di investimenti. “La questione centrale –ha detto Magnolfi- è stata il rinvio di molte scelte per la crescita del sistema economico regionale”. Anche se in Toscana il pacchetto di musure anticiclicle è stato inferiore agli annunci fatti, occorre riconoscere – sottolinea l’esponente dell’opposizione- che lo sforzo congiunto dello Stato e degli Enti territoriali ha prodotto il risultato di un allentamento della crisi. “Ma adesso servono le decisioni sui grandi impegni, che in Toscana non si vedono, mentre Martini vuole dare un’immagine tranquillizzante, anche davanti ad un crollo dell’export delle nostre imprese”.A partire da questa analisi il capogruppo Fi/PdL ha fatto un elenco dei punti critici non affrontari adeguatamente dal governo regionale: deficit infrastrutturale; debolezza del sistema del credito; servizi alle imprese arretrati; assenza di un serio sistema di formazione professionale; mancanza di strategie di promozione; anomala concorrenza nei servizi pubblici locali; piano energetico in ritardo e con gravi lacune; mancato rilancio del turismo; l’agricoltura considerata la cenerentola dell’economia regionale. “Il documento che oggi abbiamo presentato in Consiglio regionale –ha concluso Magnolfi- rappresenta il nostro punto di vista alternativo alla visione delle politiche economiche della Giunta regionale”.Per Paolo Marini (PdCI) alla discussione di oggi, per centrare le proposte della maggioranza, manca l’elemento di base: la crisi nasce dal un modello di sviluppo sbagliato. In assenza di questa consapevolezza non è possibile contrastare chi pensa di uscire dalla crisi facendone pagare il prezzo a chi lavora. “Le aziende, perciò, puntanto alla delocalizzazione. Perché in Italia –ha detto Marini- ci sono due elenti negativi: l’assenza sia di una politica industriale da parte del governo Berlusconi, sia di risorse proprie dello Stato per superare la crisi. Infatti, gli 8 miliardi per gli ammortizzatori sociali vengono dalle Regioni e dal Fondo aree sottoutilizzate. La preoccupazione è che la ripresa sarà lentissima e senza nuova occupazione. Inoltre ci sono brutti segnali di conflitto sociale, di cui ne è un triste esempio l’aggressione dei proprietari del gruppo Eutelia ieri a Roma nei confronti degli operai del gruppo Agile che occupavano la fabbrica”.La Toscana è nella stessa situazione di crisi economica del resto d’Italia e le decisioni della Giunta regionale –secondo il consigliere dei Comunisti Italiani- devono essere improntate a priorità di intervento. A suo giudizio esse sono: task force contro i licenziamenti e politiche di sostegno al reddito di coloro che perdono il lavoro; legare gli incentivi alle imprese con l’obbligo di restare legate al territorio in cui si trovano gli impianti produttivi; puntare principalmente su accordi di settore per il sostegno delle PMI e della cooperazione.“E’ inaudito che il Governo nazionale non metta un euro per arginare una situazione che sta avendo effetti devastanti e non stia investendo su un piano strategico industriale”.  Con queste parole la consigliera Monica Sgherri (RC) ha stigmatizzato “una grave crisi che vede il crollo del Pil, lavoratori che perdono il posto, contratti a tempo determinato che non vengono rinnovati”. “Come si pone – ha aggiunto Sgherri – la nostra regione nel contesto italiano? Anche la Toscana non è un’isola felice, è entrato in forte crisi il settore delle piccole e medie imprese ma anche quello delle famiglie. Non è quindi eccessivo, a livello nazionale, parlare di responsabilità colposa di un falso ottimismo. E’ urgente ribadire l’importanza di una lente di ingrandimento sul sostegno al reddito; bene abbiamo fatto ad imporre al Consiglio la concessione degli ammortizzatori sociali di cui chiediamo la riconferma e la verifica di efficacia e dobbiamo porci il problema del ruolo del pubblico nell’economia”. La crisi non si può affrontare se non si parte da “un punto di vista globale” ha detto la consigliera Alessia Petraglia (SD). “In accordo con quanto ha sottolineato il presidente Martini – ha aggiunto – ritengo che una politica di interventi mirati a singole categorie corra il rischio di aiutare alcuni a danno di altri. Promettere indiscriminati sgravi fiscali rischia di mandare in bancarotta i conti pubblici”. “Noi riteniamo importante – ha continuato Petraglia – istituire un reddito minimo di cittadinanza per disoccupati, precari e inoccupati per fare fronte alle emergenze. Nei prossimi mesi del 2010 con la perdita di altre centinaia di migliaia di posti di lavoro arriveranno altri gravissimi effetti: è essenziale trovare gli strumenti per rimettere in moto l’economia reale. Il Governo italiano si è invece contraddistinto per assenza di strategia e di interventi significativi e incisivi”. Vari gli aspetti messi in luce dall’assessore Gianfranco Simoncini che, nella sua relazione ha evidenziato alcuni dati soprattutto inerenti al boom della cassa integrazione. “A settembre la cassa integrazione è cresciuta del 469 per cento. Ma questo non è l’unico segno negativo perché a fronte dell’esplosione dei lavoratori che finiscono in mobilità (69 per cento), diminuiscono le assunzioni: meno 12,8 per cento nei primi otto mesi dell’anno. In ottobre, per la sola cassa integrazione, tema che abbiamo assunto con grande forza, la Regione ha speso 61 milioni di euro”. Tra gli altri temi toccati dall’assessore Simoncini anche la mobilità nelle aziende con meno di 15 dipendenti, l’auspicato “rafforzamento del lavoro a tempo indeterminato”, il “necessario incremento dell’occupazione femminile” e “l’intervento mirato nei confronti di alcuni settori produttivi come quello dell’energia, ma non solo”. Forte preoccupazione è stata espressa anche dalla consigliera Daniela Belliti (PD) che nel suo intervento si è focalizzata in particolare sulla situazione della azienda pistoiese Ansaldo Breda, paradigmatica per la Toscana. Belliti ne ha sottolineato la “strategicità nel tessuto economico locale e regionale e auspicando l’ implementazione della mobilità ferroviaria in Toscana”. “Occorre fare di tutto affinché questa torni ad essere un’eccellenza del nostro territorio. Ed è rilevante anche tornare a parlare di radicamento delle aziende nel proprio territorio”. “Non solo – ha aggiunto – è necessario uscire dalla crisi ma anche capire cosa ci sarà dopo”. Di “rischio di deindustrializzazione” e di “interventi insufficienti” ha parlato Marcella Amadio (An-Pdl) che ha lamentato la mancanza di condizioni di attrattività del territorio toscano, con il conseguente disinteresse delle multinazionali, l’assenza di consorzialità tra i porti toscani, che così facendo perdono il confronto con i porti liguri e laziali, l’inesistenza di sinergie tra gli interporti di Livorno e Prato. Secondo Amadio, serve “un fondo speciale per i territori più problematici, come ad esempio le isole” ed è necessario “attivare il sistema bancario affinché sia agevolato l’accesso al credito delle Pmi e chiedere a Fidi Toscana di accelerare l’esame delle pratiche”.Secondo Eduardo Bruno (Pdci), la cosa più preoccupante “è che i giovani non hanno accesso al lavoro”. Alla Giunta, “che ha operato bene sul fronte del sostegno ai lavoratori e alle imprese”, ha chiesto di approfondire l’analisi della situazione per capire “dove è andata a finire la ricchezza prodotta in questi anni”. In prospettiva, per bruno è necessario puntare su un modello di impresa più aperto alla ricerca e all’innovazione e sulla qualità del lavoro. Infine, Bruno ha detto che l’intervento pubblico, per non essere solo finanziamenti a pioggia, “deve prima di tutto premiare le imprese che innovano, che investono in sicurezza, che non delocalizzano e che stabilizzano i lavoratori a tempo o precari”.Maurizio Dinelli (FI-Pdl), ricordando che “l’economia Toscana stava perdendo colpi anche prima dell’esplodere della crisi” e mettendo in risalto la “drammatica situazione che vive la provincia di Lucca”, ha affermato che gli interventi pubblici possono solo essere “un’azione di supplenza temporanea”. Dinelli ha invece sollecitato la Regione a promuovere gli interventi strutturali proposti in aula dal Pdl “altrimenti – ha concluso – non può esserci nessuna prospettiva”.Secondo Piero Pizzi (FI-Pdl), “il presidente Claudio Martini non ha toccato il cuore del problema dell’economia toscana”. Pizzi ha lamentato che Martini abbia “solo accennato alle questioni gravi che interessano l’agricoltura, che gioca invece un ruolo centrale nell’economia regionale”.L’assessore al Bilancio, Giuseppe Bertolucci, ha ricordato gli 11 milioni che si aggiungono ai 48 già destinati a sostegno delle imprese “come garanzia per fronteggiare la stretta creditizia delle banche”. Bertolucci ha affermato che nonostante queste misure, le banche tardano a rispondere in modo positivo. “Nelle prossime settimane – ha detto – continueremo a fare pressione sul sistema delle banche e interverremo anche a sostegno delle aziende femminili e del microcredito a favore delle famiglie in difficoltà”.Sul grave stato di difficoltà della zona costiera, e soprattutto della provincia di Livorno, si è soffermato Leopoldo Provenzali (FI-Pdl). “E’ una crisi che colpisce il manifatturiero – ha detto – ma anche il turismo e il commercio”. La costa, ha aggiunto, soffre della mancanza di infrastrutture (autostrada Livorno – Civitavecchia, potenziamento dei trasporti su rotaia, sviluppo dell’interporto di Guasticce) e le misure messe in campo dalla Regione “sono inadeguate”. “Non si può – ha detto – destinare al turismo, il vero petrolio della nostra regione, solo lo 0,26% del bilancio regionale”. Secondo Provenzali, servirebbe ridurre l’Iva, istituire un fondo di rotazione per gli investimenti nel settore e un’attenzione e una valorizzazione delle isole dell’arcipelago.Mario Lupi (Verdi) ha chiesto alla Giunta un’accelerazione sui temi della green – economy e delle energie alternative, che possono essere i settori vincenti per la ripresa economica. “Dobbiamo cambiare passo – ha aggiunto – e fare proposte coraggiose”.“Dalle Pmi arriva un grido di dolore che dobbiamo raccogliere – ha detto Vittorio Bugli (Pd) – perché la situazione è davvero difficile e perché, anche hanno difetti, esse rappresentano la ricchezza della nostra regione”. Secondo Bugli, i provvedimenti adottati dalla Giunta devono andare avanti “magari affinandoli e migliorandoli in corso d’opera” e chiedendo “alle banche una risposta più veloce ai bisogni delle imprese”. Bugli si è anche detto d’accordo con la proposta dell’assessore Simoncini di chiedere al Governo il raddoppio della durata degli ammortizzatori sociali “per evitare che i molti lavoratori, fra poche settimane, si trovino senza un paracadute”. (cs)