Toscana

TOSCANA: DIPENDENTI REGIONALI, AUMENTANO QUELLI A TEMPO INDETERMINATO

diminuisce leggermente il personale complessivo della Regione, ma cresce il lavoro a tempo indeterminato, frutto di un forte impegno dell’amministrazione sul versante della lotta alla precarietà. Questo quanto si ricava dal rapporto annuale sul personale regionale, che questa volta permette di evidenziare quanto è stato fatto sul piano della stabilizzazione del lavoro, proponendo comunque anche elementi di riflessione per un ulteriore impegno sul terreno delle pari opportunità uomo-donna. «Questa relazione – spiega infatti il vicepresidente Federico Gelli, che nell’ambito della giunta ha anche la delega al personale – ci consente di avere una conoscenza aggiornata di un’organizzazione complessa come la Regione. È un fatto di trasparenza, ma è anche uno strumento per lavorare a un ulteriore salto di qualità della mac china regionale, nel segno dell’efficienza. Parola a volta abusata, ma che in questa legislatura abbiamo cercato di sostanziare con precisi contenuti. L’impegno sulla stabilizzazione, per esempio, ha dimostrato che tutele dei lavoratori, conti pubblici, servizi più vicini ai cittadini e alle imprese non sono obiettivi in contrasto con loro, ma fanno tutti parte della stessa sfida per l’innovazione». In dettaglio, rispetto al 2007 i dipendenti regionali sono diminuiti da 2.937 a 2.916, ma il personale di ruolo è leggermente aumentato (più 3,18%), mentre la variazione più vistosa è stata quella relativa al personale a tempo determinato, diminuito del 62,5% (cioè da 176 a 66 lavoratori): riduzione frutto della stabilizzazione che ha interessato chi nell’ultimo quinquennio ha lavorato almeno tre anni con contratti di tempo determinato. Leggermente aumentato il ricorso al part-time, che in alcune categorie pare essere utilizzato quasi esclusivamente dalle donne (rispettivamente il 92% e l’80% per gli inquadramenti nelle categorie C e D). Allo stesso modo sono soprattutto le donne a usufruire dei congedi parentali (il 12,3% delle donne dipendenti, contro il 3% degli uomini). Le dipendenti assenti per congedo parentale lo sono state mediamente per 30,8 giorni, contro gli 1,9 giorni degli uomini. «Dati come questi, rilevati anno dopo anno, potrebbero essere un buon indicatore dell’eventuale cambiamento della cultura di genere e misurare un auspicabile maggior coinvolgimento dei padri nel lavoro di cura dei figli, nonché una maggiore parità nei carichi di lavoro familiare – sottolinea Gelli – È evidente che su questo terreno molto deve essere ancora fatto e l’amministrazione regionale, per quanto di sua competenza, farà certamente la sua parte». Sempre nell’ottica della parità di genere, il rapporto registra una lieve diminuzione delle posizioni dirigenziali maschili (3 unità), con un uguale incremento delle posizioni femminili. Alle donne, comunque, vanno ancora solo il 28% degli incarichi dirigenziali. La presenza femminile complessiva nell’amministrazione regionale, invece, è ulteriormente aumentata, passando dal 55,9, al 56,7. (cs)