Toscana

INDIA, NUOVE VIOLENZE ANTICRISTIANE

Dopo una calma forse solo apparente, sono giunte oggi nuove notizie di violenze contro i cattolici in India, e non più solo nello Stato dell’Orissa. I fondamentalisti indù hanno reagito in qualche caso con brutalità alla protesta pacifica della Chiesa indiana, che ieri aveva ordinato la chiusura delle scuole cattoliche in tutto il Paese, accompagnata da manifestazioni non violente. E’ la foresta la nuova, pericolosa casa dei cristiani dello Stato indiano dell’Orissa. A migliaia – fonti parlano di 5-6 mila sfollati – cercano scampo nella boscaglia dalla ferocia dei fondamentalisti indù, a ormai una settimana dall’inizio della loro crudele caccia al cristiano. Stamani, a Bhubaneswar, di fronte alla sede del governo statale dell’Orissa, è in programma una manifestazione di protesta organizzata dagli attivisti del Global Council of Indian Christians (GCIC), che fa seguito alla chiusura delle scuole cattoliche di ieri in tutta l’India. Ma il quadro della situazione rischia di farsi davvero pesante se verranno confermate le cifre di un’organizzazione di attivisti, citate da AsiaNews, che parla di oltre 100 morti e dunque di un numero ben oltre la dozzina di cui si era fin qui detto. Inoltre, la violenza sembra aver attecchito anche al di fuori dello Stato di Orissa. Nel Madhya Pradesh, informa ancora AsiaNews, un gruppo di fanatici ha assaltato cinque scuole e una chiesa per rappresaglia contro la chiusura degli edifici. Gli assalti hanno avuto luogo nel distretto di Gwaliar (tre scuole e una chiesa) e di Barwani (due scuole), e solo per il tempestivo intervento della polizia non si sono registrati gravi danni agli edifici o nuove vittime. Da parte sua, il vescovo indiano di Vasai, Thomas Dabre, membro del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha confermato invece la “paralisi totale” nelle attività delle scuole della sua diocesi. “Migliaia di ragazzi – ha riferito ancora l’agenzia del PIME – hanno concluso il loro cammino davanti agli edifici della sede vescovile. A loro ho detto di promuovere il dialogo interreligioso e di affidarsi totalmente alla protezione della Vergine Maria”.

“Con il sistema delle caste, non c’è uguaglianza. Ecco perché non vogliono questo impegno della Chiesa per il superamento delle caste. Mentre per noi la persona è sacra”, così si è espresso in un’intervista a Radio Vaticana l’arcivescovo di Ranchi, il cardinale Telesforo Placidus Toppo. Secondo il cardinale “L’India non è semplice da capire. Non tutta l’India è così. Ci sono i fondamentalisti, che rappresentano una percentuale, forse l’11 per cento, e quando accadono queste cose per loro è facile distruggere, bruciare. Ma non è tutta l’India ad esserne colpita: è solo una parte. E la loro posizione non è di tutta la religione indù. Ci sono in gioco fattori socio-economico-politici. Fattori che sono all’origine di questi fatti, degli incendi appiccati anche alle botteghe dei cristiani. Anche la legge contro la conversione è un argomento che noi abbiamo chiarito: noi non convertiamo la gente forzatamente”.E dopo la protesta è il momento della preghiera e della penitenza. La Chiesa indiana ha indetto una giornata di digiuno per il prossimo 7 settembre, che coinvolgerà tutte le diocesi del Paese. In segno di solidarietà, anche le ACLI, le Associazioni dei lavoratori cattolici italiani, hanno annunciato di volersi unire in quella stessa data ai fratelli indiani, mentre il PIME ha proclamato una giornata di digiuno per il 5 settembre, a Milano. L’iniziativa, spiega il PIME, vuole sottolineare i molti silenzi che stanno accompagnando il dramma dei cattolici in India. Silenzi denunciati ieri anche dal presidente dei vescovi italiani, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che ha detto di non aver sentito in merito “particolari reazioni di sincero sdegno, di condanna”.