Sarebbe di almeno 13 morti il bilancio di combattimenti avvenuti nei pressi di due basi militari alla periferia nord di Mogadiscio. Lo riferiscono fonti locali, secondo cui gli scontri sarebbero cominciati ieri sera e proseguiti durante la notte quando un gruppo di uomini armati ha attaccato la caserma di Heela Barise, quartier generale delle truppe etiopiche nella zona nord della capitale. Intanto, a sud di Mogadiscio, continua l’esodo di civili fuga dalle violenze verso i campi di sfollati sulla strada per Afgoye e Banadir, appena fuori città. La situazione diventa ogni giorno più drammatica e la popolazione dei campi soffre già per la mancanza di cibo e medicinali ha detto il portavoce locale dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, Ron Redmond, precisando che migliaia di persone hanno abbandonato le proprie case nelle ultime settimane pur di mettersi al riparo dalla spirale di violenza che non accenna a diminuire. Il responsabile delle Nazioni Unite ha denunciato inoltre che le già difficili condizioni di lavoro del personale umanitario si sono ulteriormente aggravate per la continua richiesta di soldi da parte dei militari che presidiano i posti di blocco. Da Gibuti, intanto, dove è riunito il comitato centrale dell’Alleanza per la ri-liberazione della Somalia (Ars), Sheikh Sharif Ahmed ha rivolto un appello alle fazioni più radicali del movimento di opposizione – guidate da Sheikh Hassan Dahir Aweys, di recente autoproclamatosi capo dell’Alleanza – perché si uniscano al processo di pace in corso, mediato dall’Onu.Misna