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G8: CARITAS INTERNATIONALIS, «INSUFFICIENTE LA RIDUZIONE DI GAS SERRA DEL 50%, SERVE 80%»

Il vertice del G8 in Giappone “non ha tagliato a sufficienza le emissioni di carbonio necessarie a fermare il riscaldamento globale”. Lo afferma oggi Caritas internationalis, in una nota a proposito della decisione dei leader del G8 di ridurre le emissioni di carbonio del 50% entro il 2050. Secondo Caritas internationalis la riduzione è “inferiore a quanto serve per salvare il pianeta”. “Caritas accoglie con favore i passi in avanti nel rafforzare gli impegni presi lo scorso anno – afferma Joseph Cornelius Donnelly, capo della delegazione di Caritas internationalis alle Nazioni Unite di New York e rappresentante Caritas al G8 in Giappone -. Se questo è il punto di partenza delle negoziazioni allora va bene. Ma se è solo l’obiettivo allora rappresenta un grande fallimento della leadership”. Caritas internationalis fa notare che per mantenere la vita così come la conosciamo ora, “avremmo bisogno di ridurre le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050, per far sì che il riscaldamento globale rimanga al di sotto di un aumento di 2 gradi centigradi”. Ma sono soprattutto “i poveri e gli emarginati i più vulnerabili ai disastri naturali causati o aggravati dai cambiamenti climatici”, ricorda la Caritas, citando alcune cifre: l’anno scorso oltre 20 milioni di persone sono state colpite da inondazioni in Asia meridionale, il Messico ha avuto la peggiore inondazione degli ultimi 50 anni ed enormi zone dell’Africa, dall’Atlantico all’Oceano Indiano, sono state sommerse dall’acqua. “Il pericolo – denuncia la Caritas – è che le inadeguate risorse impiegate per lo sviluppo verranno destinate ai cambiamenti climatici”. Caritas auspica che il comunicato finale del G8 “si impegni ad intervenire sui cambiamenti climatici con ulteriori aiuti allo sviluppo”. Si stima che i programmi per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare le minacce causate dai cambiamenti climatici costeranno 50 miliardi di dollari ogni anno. Gli Stati Uniti d’America, l’Unione europea, il Giappone, il Canada e l’Australia, suggerisce la Caritas, “dovrebbero coprire il 95% dei finanziamenti necessari”.Sir