Ci sentiamo in un prigione senza un tetto, ma abbiamo fede in Gesù e rimaniamo qui per Lui. A dare questa testimonianza ai ragazzi dell’Agorà del Mediterraneo, in pellegrinaggio in Terra Santa dal 14 aprile, oggi il rientro, sono stati Charlie Abu Saada, cristiano melkita, insieme a Dani, Samer e altri che collaborano al giornale che lui dirige. Charlie è responsabile di un progetto Juthouruna (le nostre radici in arabo) da cui sono nate almeno tre realtà interessanti: l’omonimo giornale, l’unico in arabo della Terra Santa diretto ai giovani cristiani; il sito www.juthouruna.com consultabile in varie lingue tra cui l’italiano; un programma su radio Mawal, che settimanalmente coinvolge i giovani nel raccontare la vita e la cultura dei cristiani del Medio Oriente. Gli italiani, accompagnati da suor Stefana Bral del Centro Giovanni Paolo II di Loreto e da don Alessandro Amapani, vice-direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale giovanile della Cei, hanno portato a Charlie e alla sua comunità una lettera dell’arcivescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci, in cui il prelato ha espresso l’augurio che al prossimo incontro dell’Agorà del Mediterraneo, che si svolgerà a Loreto dal 1° all’8 settembre, possano partecipare anche ragazzi provenienti da Betlemme e arricchirci con la testimonianza di vita e di fede. Quello che cerchiamo di fare hanno affermato Charlie e gli altri è avvicinare i nostri ragazzi per cercare di farli rimanere qui. La vita a Betlemme è diventata molto più difficile, sia per i cristiani che per i musulmani, dopo la costruzione del muro intorno alla città nel 2003. Tutti quelli che vogliono andare a Gerusalemme, che dista solo dieci chilometri ma è in territorio israeliano, devono avere dei permessi particolari e sono obbligati a passare i controllo dei posti di blocco, cosa che crea hanno proseguito una pressione, anche psicologica, tremenda: noi possiamo sopportare molto, ma come spiegare ai bambini tutto questo? Le difficoltà economiche e sociali hanno spinto le comunità cristiane di Betlemme a collaborare di più, ma hanno detto siamo comunque pochi. Per questo hanno concluso raccontate di noi, dite che c’è una piccola comunità di arabi cristiani che conserva la propria fede e che cerca di resistere in Terra Santa.Sir