Toscana

IRAQ: MOSUL, BOMBA CONTRO CHIESA CALDEA. IN 12 GIORNI COLPITI 10 LUOGHI DI CULTO CRISTIANI

Ieri pomeriggio a Mosul un’altra autobomba è scoppiata davanti alla chiesa caldea dell’Immacolata nel quartiere di Al-Shifa, nella parte orientale della città. Secondo quanto riporta il sito Baghdadhope “la polizia, avvertita della presenza di un’auto sospetta, aveva evacuato e circondato la zona. Tuttavia gli artificieri non hanno fatto in tempo a disinnescare l’ordigno che ha causato danni al muro esterno ed a porte e finestre dell’edificio. Non ci sono state vittime ma solo due feriti lievi”. La chiesa caldea dell’Immacolata di Mosul era già stata attaccata il 7 dicembre del 2004 quando, come allora riportato da padre Ragheed Ghanni (ucciso a Mosul insieme a tre suddiaconi il 3 giugno 2007) uomini armati avevano fatto irruzione nell’attigua casa vescovile evacuando l’edificio ma piazzandovi delle cariche esplosive che lo avevano parzialmente distrutto. Quella volta le esplosioni avevano risparmiato la chiesa la cui parte più antica, che giace a tre metri sotto terra, risale al VII secolo, e la cui parte più moderna data al 1744. L’attacco di ieri è il decimo portato in dodici giorni contro luoghi di culto cristiani tra Mosul, Baghdad e Kirkuk.

“Hanno voluto colpire una chiesa simbolo non solo per i cristiani ma anche per i musulmani. Un atto barbaro perpetrato da terroristi, da gente senza fede”. Non usa mezzi termini il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, per condannare l’attacco bomba condotto ieri contro la chiesa caldea dell’Immacolata a Mosul. “Si tratta di un luogo di culto dedicato all’Immacolata voluto dai cristiani e dai musulmani – dichiara al Sir il presule – perché si dice che, nel XVII secolo, abbia salvato Mosul da un’invasione di stranieri. Per questo è amata da tutto il popolo”. Secondo mons. Warduni anche “questo attentato, così come gli altri dei giorni scorsi (dieci luoghi di culto colpiti in dodici giorni, ndr), ha lo scopo di mostrare che nel Paese non c’è sicurezza e stabilità e di minare la riconciliazione nel Paese. Allo stesso tempo questi fanatici autori di tali gesti vogliono incutere timore ai cristiani da sempre impegnati a favore della tolleranza, del dialogo e della riconciliazione nel Paese. Abbiamo pregato per questo durante il digiuno di Ninive chiuso il 16 gennaio. Purtroppo le chiese erano semivuote proprio per paura di attentati. Ma andiamo avanti lo stesso per il bene di tutto l’Iraq”.

In merito alle stime del Fondo monetario internazionale (Fmi) che vedono per il 2008-2009 una crescita del Pil iracheno oltre il 7%, mons. Warduni non esita a definirle “una favola o peggio una barzelletta. Si parla di economia in crescita e di aumento di ricchezza. Ma quale? Qui la popolazione non ha gasolio, l’energia elettrica è erogata solo poche ore al giorno, fa molto freddo e non si possono accendere i generatori per mancanza di carburante o di gas. Per non dire che sono mesi che non piove e i nostri contadini sono in ginocchio. Il cibo è acquistato a prezzi agevolati grazie ad una tessera. E’ inutile avere abbondanza di generi alimentari quando a comprarli sono poche persone con disponibilità economiche e buona parte della popolazione non ce la fa ad andare avanti. In Iraq mancano le infrastrutture. Senza di queste non ci può essere ripresa e ricchezza diffusa. La situazione è difficile”.

Sir