Toscana

KENYA, CARITAS: SERVONO BENI DI PRIMA NECESSITÀ E SOSTEGNO PSICOLOGICO

“C’è bisogno urgente di beni di prima necessità e di sostegno psicologico”: è l’appello di Janet Mangera, direttrice di Caritas Kenya, in costante contatto con Caritas italiana in questi giorni di emergenza, a causa delle violenze scoppiate dopo le elezioni del 27 dicembre, che hanno provocato oltre 340 morti e circa 100.000 sfollati. Caritas Kenya, che fa parte di un gruppo di lavoro interreligioso di agenzie umanitarie, si è attivata fin dai primi scontri, con interventi di urgenza in favore delle vittime, soprattutto nelle diocesi di Bungoma ed Eldoret, dove soltanto nella zona della cattedrale sono 10.000 gli sfollati. Caritas italiana accompagna da anni la Chiesa locale nelle baraccopoli di Nairobi e nella diocesi rurale di Bungoma con interventi d’intesa con Caritas Kenya per far fronte alle sfide maggiori: l’epidemia dell’Aids e la mancanza di opportunità di lavoro. Caritas italiana si unisce all’appello dei vescovi del Kenya, anticipato ieri dal SIR, affinché tutti i cittadini, ma soprattutto i leader politici si impegnino nel dialogo per risolvere la crisi. Nella dichiarazione, firmata dal cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi e presidente della Conferenza episcopale del Kenya, insieme agli altri 23 vescovi, la Chiesa si rende disponibile alla mediazione e suggerisce di istituire una Commissione per rivedere i risultati delle elezioni. Gli scontri sono infatti iniziati a seguito della vittoria del presidente uscente Mwai Kibaki, dell’etnia Kikuyu, contestata dall’oppositore Raila Odinga, dell’etnia Luo. Caritas italiana ricorda che la situazione della sicurezza in Kenya peggiora anche a causa dell’aumento del numero di armi illegali e delle difficili condizioni di vita. Solo a Nairobi, su 4 milioni di abitanti circa 2,5 milioni vivono stipati in più 200 baraccopoli. Questo è, secondo Caritas italiana, “l’emblema di una ambivalente e disarmonica situazione che è esplosa, subito dopo le elezioni, in modo violento, spesso strumentalizzando le questioni etniche”. Intanto oggi è stata rinviata all’8 gennaio la grande manifestazione di protesta, non autorizzata, indetta a Nairobi da Odinga, per la quale si temevano nuovi scontri. Il presidente Kibaki ha poi chiesto la fine delle violenze e si è detto pronto al dialogo politico quando nel Paese sarà tornata la calma.Sir