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KENYA: APPELLO DEI VESCOVI PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE. RISCHI ANCHE PER I CRISTIANI

I vescovi del Kenya faranno oggi appello alla pace e alla riconciliazione nel Paese, descrivendo una situazione umanitaria sempre più drammatica, con preoccupazione anche per i cristiani che vivono in alcune zone. Ad anticipare al SIR i contenuti di una dichiarazione della Conferenza episcopale del Kenya che verrà resa nota oggi è il portavoce padre Martin Wanyoike, direttore della radio cattolica Waumini. “La situazione è bruttissima e rischia di peggiorare, soprattutto in alcune zone del Paese – racconta padre Wanyoike -. Dalle diocesi arrivano notizie di moltissime persone uccise, anche se i media keniani non danno cifre e stanno coprendo al minimo la situazione. Al centro di Nairobi la situazione è abbastanza tranquilla ma negli slums è davvero molto pericoloso, perché le persone dell’etnia kikuyo (i più a rischio perché della stessa etnia di Kibaki, il presidente contestato dall’opposizione per aver di nuovo vinto le elezioni, ndr), è la più colpita dagli scontri”. Secondo i media internazionali il Kenya rischia la guerra etnica come in Rwanda negli anni ‘90: dagli scontri sui risultati delle presidenziali che sarebbero state vinte dal presidente uscente Kibaki si è passati infatti ai massacri tra gruppi tribali. Kibaki, leader del Pnu è della dinastia Kikuyo, mentre il leader dell’opposizione Odinga, dell’Orange democratic movement (Odm) è dei Luo.

“Tantissima gente si è rifugiata vicino ai commissariati di polizia e nelle parrocchie – continua il portavoce dei vescovi keniani – Ho appena ricevuto una telefonata da una parrocchia che ha dovuto alloggiare migliaia di persone e dar loro da mangiare. Ci dicono che non c’è cibo, non ci trovano beni di prima necessità nei negozi, né carburante, ci sono code lunghissime ai distributori, le linee telefoniche non funzionano bene, le strade sono bloccate. La situazione sta diventando davvero drammatica”. Nella dichiarazione i vescovi chiederanno di “donare cibo, acqua, medicine per gli sfollati e faranno appello ai politici, al governo e all’opposizione, per incontrarsi, parlare e riconciliarsi. Allo stesso tempo chiederanno ai rappresentanti dell’Unione africana di negoziare per il bene del Paese”. Gli ultimi bilanci degli ospedali parlano di 316 vittime e 70 mila sfollati, tra cui una strage di una cinquantina tra donne e bambini Kikuyu bruciati vivi in una chiesa a Eldoret, a 300 chilometri da Nairobi.

“Non vogliamo ripetere l’esperienza del Rwanda – afferma il portavoce della Conferenza episcopale del Kenya -. La situazione è diversa, ma sono accaduti episodi che ci preoccupano, come la vicenda dei cristiani bruciati in una chiesa. In alcune zone ci sono anche rischi per i cattolici. Nell’area di Kisumu, da dove proviene uno dei candidati, ci sono state le violenze più gravi. La Chiesa cattolica in Kenya è molto impaurita e preoccupata e teme la catastrofe umanitaria. Siamo preoccupati perché non sappiamo dove potrebbe condurre questa violenza. Per questo i vescovi fanno appello alla riconciliazione tra presidenza e opposizione e trovare una soluzione”. Anche la comunità internazionale, conclude, “può fare molto per mediare nella crisi e intervenire nella disastrosa situazione umanitaria, aiutando a reperire generi alimentari”.

Sir