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PAKISTAN, MUSHARRAF PROCLAMA STATO DI EMERGENZA

Frenare “una crescita consistente di atti estremistici e di incidenti legati a attentati terroristici” e impedire ad “alcune istituzioni giudiziarie” di opporsi “ ai poteri legislativo ed esecutivo impegnati nella lotta al terrorismo e all’estremismo”: secondo l’agenzia di stampa francese Afp, che afferma di aver preso visione del relativo documento presidenziale, sarebbero questi i due motivi ufficiali per cui il generale Musharraf ha deciso di imporre lo stato d’emergenza. Sarebbe intanto atterrata a Karachi, la stessa città in cui il 19 ottobre venne compiuto l’attentato contro il suo corteo, l’ex-primo ministro Bhutto. Non è però ancora chiaro se il rientro è stato concordato o meno con Musharraf.

E’ parere di molti osservatori però che Musharraf stia tentando di rendere vana un’imminente decisione della suprema magistratura pakistana che gli impedirebbe di essere ancora candidato alla presidenza nelle prossime elezioni. Nella sede della Corte Suprema, a cui tocca decidere sulla possibilità di una nuova candidatura presidenziale del generale Musharraf, si troverebbero forze paramilitari e il presidente Iftikhar Mohammed Chaudry, secondo ambienti della magistratura locale, sarebbe stato destituito e sostituito con Hamed Dogar, ritenuto “uomo del presidente”. Otto giudici della Corte hanno intanto dichiarato “illegale” lo stato di emergenza. Sarebbe stata anche sospesa la Costituzione. Sedi della radio e della televisione erano stati presidiati da militari, a quanto pare in anticipo sull’annuncio dello stato d’emergenza. Da Dubai, sede del suo esilio a cui è tornata nei giorni scorsi, Benazir Buttho avrebbe intanto fatto sapere che, visti gli sviluppi, non tornerà per il momento in Pakistan;altre fonti, incluso suo marito, sostengono al contrario che sarebbe già partita. Due settimane fa la Bhutto era tornata in patria perchè sembrava che, soprattutto su pressioni di Washington, tra lei e il presidente in carica potesse essere raggiunto un accordo per la divisione del potere dopo le elezioni che, previste per gennaio, appaiono a questo punto in forse. (Fonte: Misna)