Toscana

CLUSTER BOMBS, APPELLO PER LA MESSA AL BANDO; IN LIBANO GIÀ 200 MORTI DALLA PACE AD OGGI

Il 98% dei morti provocati dalle cluster bombs (le “bombe a grappolo”) sono vittime civili, in maggioranza bambini, e le centinaie di frammenti diffusi su ampie zone del territorio continuano a provocare morti, feriti e distruzione per oltre 50 anni. “Il loro uso è illegale, è il momento di chiedere ai governi, compresa l’Italia, di assumersi la responsabilità di questa follia”: a lanciare l’appello oggi a Roma è stato Rae McGrath, portavoce dell’Handicap International network, militare professionista per 17 anni e da 22 anni impegnato nella bonifica umanitaria. La Campagna italiana contro le mine lo ha invitato per sostenere il progetto di legge 1824, che, a dieci anni di distanza dalla legge di messa al bando delle mine antipersona, ne chiede alcune modifiche per lo stoccaccio delle cluster bombs. Su questo tema si è pronunciato, pochi giorni fa (il 25 ottobre), anche il Parlamento europeo, con una risoluzione per appoggiare il cosiddetto “Processo di Oslo” avviato nel febbraio 2007. “Le società civili devono fare in modo che le forze militari obbediscano alle leggi internazionali – ha raccontato McGrath –. Altrimenti i nostri militari rischiano di diventare dei criminali di guerra”. McGrath ha documentato i drammatici effetti delle cluster bombs citando i dati di un recente rapporto Onu sul conflitto nel Sud del Libano.

“L’esercito israeliano – ha detto McGrath – ha lanciato 4 milioni di cluster bombs, di cui il 25% non esplose su 35 milioni di metri quadri di terre contaminate, ossia il 26% del terreno agricolo. Da aprile 2007 sono state distrutte 144.049 submunizioni. Dalla pace ad oggi sono morte 200 persone, 9 addetti allo sminamento, con centinaia di feriti, mentre la comunità internazionale ha già pagato 40 milioni di euro per la bonifica, attingendo però alle spese per lo sviluppo anziché a quelle militari”. Tra le 33 nazioni produttrici (ai primi posti Myanmar e Cina), e le 57 che le possiedono c’è anche l’Italia. “Per sostenere il trattato internazionale – ha spiegato Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine – abbiamo bisogno di una legge nazionale per la messa al bando. Ma l’iter del progetto di legge ci ha posto due condizioni: la quantificazione dell’impegno finanziario e la richiesta di rimpiazzarle con altri sistemi d’arma. Ma noi non accetteremo nessuna iniziativa che rifinanzi le attività di reintegro. Inoltre non ci è stato mai comunicato l’effettivo numero di cluster bombs in possesso del nostro esercito”. Schiavello ha precisato che, in Italia, “alcune aziende le presentano nei cataloghi. Si giustificano dicendo che vengono prodotte al di fuori del Paese. Ma questo non vuol dire che non c’è una nostra responsabilità”.

Sir