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MYANMAR: CARITAS INTERNATIONALIS CONDANNA LE VIOLENZE E CHIEDE L’INTERVENTO DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Caritas internationalis lancia un appello per chiedere “la fine delle violenze” in Myanmar, ossia la repressione, da parte dell’esercito, delle manifestazioni pacifiche guidate dai monaci buddisti. “La giunta militare – osserva Caritas internationalis – ha ricorso ad un uso sempre più brutale della forza sui manifestanti”. Caritas chiede “immediatamente al governo del Myanmar di rispettare i diritti umani, compreso il diritto a manifestare pacificamente”. Ed esorta la comunità internazionale “ad utilizzare la propria influenza sul governo del Myanmar per trovare una soluzione non violenta alla situazione attuale”. Secondo la Caritas “la Cina, l’India e l’Associazione delle nazioni dell’Asia del sud potrebbero fare pressione sul Myanmar”. “Condanniamo la repressione violenta delle manifestazioni pacifiche – dichiara Lesley-Anne Knight, segretaria generale di Caritas internationalis – e siamo solidali con la popolazione di Myanmar. La comunità internazionale deve continuare a seguire da molto vicino gli attuali avvenimenti del Myanmar ma anche quelli dei prossimi giorni, perché temiamo nuove ripercussioni sui monaci e la popolazione civile”. Caritas invita anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad assumere le proprie responsabilità e manifestare il proprio sostegno al popolo di Myanmar, “proseguendo gli sforzi per trovare una soluzione pacifica alla crisi”.

Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani esprimono la propria “profonda solidarietà” ai monaci e alle monache buddiste di Myanmar, protagonisti in queste ore di “un’iniziativa coraggiosa ed esemplare di protesta nonviolenta” contro la dittatura militare che dal 1962 opprime il popolo birmano. Nel dolore per le vittime di ieri e di oggi e nella vicinanza a tutti gli uomini e le donne di Myanmar – sindacalisti, intellettuali, studenti e lavoratori – le Acli hanno aderito alla manifestazione di ieri a Roma, al Campidoglio. Le Acli chiedono che il Governo italiano “solleciti con forza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu a inviare con la massima urgenza una propria missione a Myanmar, per chiedere al governo di garantire la libertà di manifestazione, porre fine all’uso della forza nei confronti dei dimostranti e liberare tutti i prigionieri politici”.

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