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IRAQ, ATTENTATI NEL NORD, AUMENTA DRASTICAMENTE NUMERO VITTIME

Cinquecento morti: è l’ultimo bilancio, che rischia di essere ancora provvisorio, degli attentati perpetrati martedì scorso nel nord dell’Iraq, fornito oggi da autorità locali e fonti ospedaliere e riportato dalla tv satellitare del Qatar al-Jazira. E’ l’attacco più grave avvenuto nel paese dopo l’occupazione americana nel 2003 e la fine del regime di Saddam Hussein. Un precedente bilancio parlava di 250 morti e 375 feriti. Gli attentati sono stati perpetrati con quattro camion-bomba e hanno avuto per obiettivo la setta Yezidi di etnia curda in diversi villaggi vicini alla città di Sindjar, nella provincia di Ninive. Secondo l’Alto commissariato delle nazione unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr) ci sono nel mondo circa 800.000 Yezidi di cui 550.000 vivono in Iraq – gli altri sono ripartiti tra Siria, Turchia e Iran – per il 75% nella regione montuosa vicino al confine con la Siria e per il 10% nel Kurdistan iracheno. Gli Yezidi (o Yeziditi) sono considerati dai musulmani ‘satanici’ perché credono che Satana sia il capo degli angeli. Gli adepti non praticano proselitismo perché si è Yezedi per nascita e come si usa dire, la ‘porta’ della setta “è aperta per uscirne ma non per entrarci”. Storicamente la setta è stata vittima di numerosi tentativi di genocidio e durante l’impero ottomano non si contano meno di 70 campagne contro di loro; ogni volta le loro case e le loro raccolte sono stati distrutti costringendoli a trovare riparo nelle montagne e nelle grotte. Anche il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha condannato ieri gli attentati affermando che “Niente può giustificare una violenza tanto cieca contro civili innocenti”.

L’esercito americano in Iraq ha intanto riferito di aver ucciso 9 ‘miliziani’ e catturato altri 30, sospettati di essere membri dell’ala irachena di al-Qaeda o di essere vicini all’Iran. Nel frattempo, i servizi di sicurezza iracheni proseguono le ricerche del gruppo di uomini armati martedì avrebbe rapito a Baghdad il vice-ministro iracheno del Petrolio Abdel Jabar al-Wagaa. Secondo il ministro del Petrolio Hussein al-Chahristani “alcune indicazioni mostrano che il gruppo dei rapitori è consistente, ben organizzato e utilizza veicoli del governo e divise delle forze armate irachene”. Le autorità ritengono si tratti di un rapimento a scopo di estorsione. Insieme al vice-ministro sono stati rapiti cinque impiegati del dicastero e alcuni passanti; alcuni di loro sono già stati rilasciati dietro pagamento di un riscatto da parte delle loro famiglie. E’ uno dei più spettacolari rapimenti avvenuto in Iraq dopo quello dei cinque cittadini britannici sequestrati da sconosciuti fine maggio dal palazzo del ministero delle Finanze, che non sono ancora stati liberati.

Misna