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MEDIO ORIENTE, NORVEGIA RICONOSCE GOVERNO PALESTINESE, QUALCHE SEGNALE DI DISTENSIONE

Con l’incontro oggi a Gaza tra il viceministro degli Esteri norvegese e il primo ministro palestinese Ismail Haniyeh, la Norvegia è la prima nazione a riconoscere ufficialmente il nuovo governo di unità nazionale approvato sabato scorso dal parlamento palestinese. “Nel suo programma, il governo di unità ha fatto importanti passi verso l’adesione alle richieste della comunità internazionale. Su questa base la Norvegia ristabilisce religioni politiche ed economiche con il governo palestinese” ha detto oggi da Oslo il ministro degli Esteri Jonas Gahr Stoere, il quale ha annunciato anche la fine del blocco degli aiuti da parte del paese scandinavo.

Altre nazioni hanno dato segnali di voler ristabilire contatti con singoli ministri del nuovo governo, tra quelli non appartenenti ad Hamas; tra questi paesi anche gli Stati Uniti, che hanno tassativamente escluso un ritiro delle sanzioni ma, attraverso il loro consolato a Gerusalemme, hanno fatto sapere di voler avviare rapporti selezionati con alcuni ministri. L’Unione Europea “valuterà con attenzione il programma e le azioni del nuovo governo e dei suoi ministri” si legge in un cauto comunicato diffuso dalle autorità tedesche in quanto detentrici della presidenza di turno dell’organismo regionale, in cui si rinnova la disponibilità a revocare le sanzioni in caso di risposta alle richieste del Quartetto sul Medio Oriente.

In base agli accordi tra le forze palestinesi, Hamas disporrà di 12 ministeri nel nuovo esecutivo, su un totale di 25. Sei dicasteri andranno a Fatah. Altri sette, tra cui le Finanze, gli Affari Esteri e gli Interni, sono stati attribuiti a personalità considerate indipendenti.

Netto, come prevedibile, il rifiuto del governo israeliano di riconoscere il nuovo esecutivo palestinese mentre il primo ministro Ehud Olmert ha invitato i governi stranieri a fare altrettanto. A questo proposito, fonti politiche locali citate dalla stampa israeliana dicono di aspettarsi un ammorbidimento della posizione internazionale nei confronti del nuovo esecutivo dell’Autorità nazionale palestinese, ma di non ritenerlo un fattore determinate fintanto che Usa e Unione Europea manterranno il blocco degli aiuti. Misna