Toscana

TERRA SANTA, POLEMICHE DOPO VISITA VESCOVI TEDESCHI. LA REPLICA: «NON È STATA DEMONIZZATA UNA PARTE DEL CONFLITTO»

Le tappe finali a Betlemme e Ramallah (3 e 4 marzo) del pellegrinaggio in Terra Santa dei vescovi che compongono il Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca (DBK), guidati dal card. Karl Lehmann, hanno suscitato proteste in Israele e in Germania per via di commenti rilasciati da alcuni vescovi circa la situazione dei palestinesi. In particolare, il vescovo di Eichstatt, mons. Gregor Maria Hanke, ha parlato a Betlemme di una situazione che ricorda il ghetto di Varsavia. Numerose le critiche e le richieste di chiarimento giunte da Israele, tra cui una lettera di Avner Shalev, presidente del memoriale di Yad Vashem visitato il 2 marzo, e le dichiarazioni diffuse il 6 marzo dell’ambasciatore di Israele in Germania, Schimon Stein, nonché da parte del Consiglio centrale degli Ebrei.

La conferenza episcopale tedesca, tramite il suo portavoce, p. Hans Langendörfer, ha risposto all’ambasciatore il 6 marzo con una dichiarazione ufficiale, in cui si puntualizza che in “tutti i discorsi…, il card. Karl Lehmann ha sottolineato espressamente il diritto all’esistenza dello Stato di Israele ancora messo in discussione da determinate parti, facendo riferimento anche alla minaccia del terrorismo nei confronti dei suoi abitanti”. Pertanto, aggiunge, “non si può parlare del fatto che i vescovi tedeschi abbiano demonizzato una parte del conflitto e usato due pesi e due misure: è piuttosto il contrario”. Circa i commenti di alcuni vescovi, e in particolare al riferimento al ghetto di Varsavia, Langendörfer ricorda che le affermazioni siano scaturite dal “coinvolgimento emotivo di singoli” e che le parole fossero “già state corrette in modo autocritico”. Nel deplorare “la nota stonata insinuatasi” nel viaggio, il portavoce della Dbk esorta ad evitare di “mettere in dubbio l’impulso estremamente positivo dato dai vescovi con la visita sia alla parte israeliana come a quella palestinese, presso i rappresentanti dei governi e presso le popolazioni”.

“Espressioni forti da non confondere con un giudizio globale dell’intera situazione”. E’ la risposta del card. Karl Lehmann, presidente dei vescovi tedeschi, ad Avner Shalev, del memoriale di Yad Vashem, che aveva criticato i commenti di alcuni vescovi sulla situazione dei palestinesi dopo il recente pellegrinaggio in Terra Santa. Lehmann spiega che “nei territori palestinesi non pochi vescovi hanno percepito una forte tensione per via della situazione opprimente, soprattutto presso i recinti di sicurezza e i muri di Betlemme”. “Questo si è tradotto in alcune espressioni forti. Alcune sicuramente non erano opportune”, ammette ma che “non devono essere confuse con un giudizio globale dell’intera situazione che si basa su un esame ponderato dei contesti e di tutti i punti di vista”. “Anche coloro che si sono espressi con toni accesi circa la situazione dei territori autonomi non contestano in alcun modo la minaccia agli israeliani da parte del terrorismo” e “professano incondizionatamente il diritto all’esistenza e all’autodifesa dello Stato di Israele”, ribadisce il cardinale. Per Lehmann “non è mai stata intenzione di alcuno ferire i sentimenti dei sopravvissuti alla Shoah o della popolazione ebraica in Israele. I vescovi tedeschi restano consapevoli della propria particolare responsabilità storica”.Sir