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SOMALIA, GOVERNO: A MOGADISCIO PRESENTI ANCORA MILIZIANI CORTI ISLAMICHE

Circa 3.000 miliziani legati alle Corti islamiche si troverebbero ancora a Mogadiscio, dove le forze del governo sono entrate lo scorso 28 dicembre: lo ha detto oggi in una conferenza stampa nella capitale il vice-primo ministro Mohamed Hussein Aidid, che nei giorni scorsi aveva suscitato forti polemiche per la proposta di unificare le frontiere con l’Etiopia e dotare la popolazione di un unico passaporto. “In Somalia ci sono circa 12.000 soldati etiopi e se ne andranno quando l’operazione sarà terminata” ha aggiunto Aidid, figlio del ‘warlord’ che nel 1991 contribuì alla caduta del dittatore Siad Barre, gettando la Somalia in una guerra civile che non è ancora finita. Sulle migliaia di uomini armati delle Corti islamiche ancora presenti a Mogadiscio, ha aggiunto che “li combatteremo finché si trovano in Somalia”. Aidid ha comunque ribadito l’offerta del governo ai miliziani per essere integrati nelle forze regolari entro tre mesi.

Dal 20 dicembre, dopo il lancio dell’offensiva delle milizie del governo somalo di transizione (Tfg) con il sostegno militare dell’Etiopia, l’Unione delle Corti islamiche ha di fatto perso il controllo di tutte le zone occupate per mesi, da Mogadiscio a Chisimaio (Kismaayo) nel sud del paese.

A proposito dell’operazione di disarmo volontario lanciata dal governo martedì e che dovrebbe concludersi entro oggi, Aidid ha ammesso che “non è semplice disarmare la Somalia”. Lo dimostrano le notizie diffuse da alcune emittenti locali, secondo cui almeno 5 persone (tra cui sembra anche un padre con i suoi due figli) sarebbero rimaste uccise in scontri tra clan nella provincia centrale del Galgadud per motivi legati al controllo di pozzi e pascoli. A Mogadiscio, intanto, sono ricomparsi i posti di blocco illegali dei ‘warlord’, rimossi nei pochi mesi in cui le Corti islamiche hanno controllato la capitale.Misna