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MEDIO ORIENTE, LIBANO, ALLO STREMO SIDONE, ‘INVASA’ DAGLI SFOLLATI; RIPRESI I BOMBARDAMENTI

“In mancanza di una struttura statale, che in questa parte del paese non esiste, è un lavoro immenso assistere i quasi 45.000 sfollati che si sono riversati a Sidone”, località portuale circa 40 chilometri a sud della capitale Beirut: lo ha dichiarato il sindaco della città, Abdulrahman Bizri, che ha trasformato il municipio, giocoforza, in una sorta di centro di smistamento di chi ha bisogno di un tetto e di qualcosa da mangiare.

A questo gruppo di disperati, fuggito di casa con solo le cose che aveva indosso, vanno aggiunte altre 72.000 persone circa giunte in città dalla metà di luglio a oggi, di cui però si sta prendendo cura la Fondazione Hariri, la più potente del paese, cui ha dato il nome l’ex primo ministro Rafik Hariri, ucciso da sconosciuti con un attentato dinamitardo a Beirut il 14 febbraio 2005.

Sono, in totale, circa 117.000 gli sfollati che hanno trovato rifugio in una città che normalmente ha una popolazione di circa 150.000 persone. Un gruppo di organizzazioni non governative locali sta cercando di prendersi cura degli sfollati che non ricadono sotto l’ombrello della Fondazione Hariri, ma ormai le risorse sono agli sgoccioli mentre persone in fuga continuano ad arrivare in città: “Non hanno denaro o lavoro e quando arrivano non posseggono neppure un materasso su cui sdraiarsi. Siamo riusciti ad assorbire tutti gli sfollati da quando hanno cominciato ad arrivare a Sidone, ma ormai siamo pieni. Sarà una catastrofe” ha detto un dirigente della ‘Islamic Gathering’, un’organizzazione umanitaria locale che, dallo scorso 15 luglio, sta alloggiando e sfamando 750 sfollati.

La città, in ogni caso, sta reagendo bene alla pressione dei nuovi arrivati, anche perché non nuova a simili esperienze: “Abbiamo l’esperienza del 1993 e del 1996” ha detto Bizri, riferendosi ad altre due operazioni militari israeliane. Ora però Sidone è veramente piena; scuole, università, palestre, appartamenti sfitti: tutto è stato requisito per ospitare i bisognosi. Le operazioni di guerra però tardano a cessare e Sidone rischia ora di soccombere sotto il peso del suo altruismo.

Bombardamenti e cannonate sono in corso dalle prime luci dell’alba in ogni zona del Libano: a Beirut, nel nord, nel sud e nell’est del Paese. Secondo la polizia libanese non sono meno di undici i civili rimasti uccisi e nove quelli feriti nei bombardamenti che dalle prime luci dell’alba di oggi hanno interessato la zona intorno a Tripoli, nel nord del paese. L’aviazione israeliana ha colpito per ben due volte il ponte di Hissa (una ventina di chilometri a nord est di Tripoli) e la vicina località di Habchit, sempre nella valle dell’Akkar.

Fonti giornalistiche informano che nell’est del paese, invece, i caccia israeliani hanno di nuovo bombardato la strada che porta al valico di frontiera di Masnaa, sulla direttiva Beirut-Damasco, e altre due importanti arterie della zona (quella di Qaa e di Rachaya).

I bombardieri sono ripetutamente entrati in azione anche nel sud del Libano sganciando nuovi ordigni sulla strada che collega Sidone con Tiro, ormai isolata da lunedì scorso, dopo la distruzione dell’ultimo ponte che consentiva di oltrepassare il fiume Litani. Altri bombardamenti sono stati segnalati in alcuni villaggi della zona di Tiro.

Beirut è stata invece svegliata da almeno una decina di colpi sparati sia dalle unità navali israeliane stazionate a largo delle sue acque che dall’aviazione. Secondo fonti locali e internazionali gli attacchi avrebbero colpito i quartieri meridionali della capitale libanese: Haret Hreik, Shiyaah e Burj el Barajneh, già praticamente rasi al suolo da un mese di bombe.Misna