Toscana

MEDIO ORIENTE, DIPLOMAZIE AL LAVORO MENTRE CONTINUANO I BOMBARDAMENTI SUL LIBANO E I LANCI DI RAZZI SULLA GALILEA

“Abbiamo detto che siamo pronti ad inviare 15.000 riservisti al sud ma questo deve verificarsi contestualmente al ritiro degli israeliani dalle terre occupate, con l’assistenza di forze Onu, che potrebbero essere inviate. Simultaneamente non ci saranno più armi che non siano in dotazione all’esercito libanese e alle truppe delle Nazioni Unite”: lo ha detto il primo ministro libanese Fuad Siniora in un’intervista rilasciata all’inviato della Rai-Radiotelevisione italiana a Beirut, Marc Innaro, il cui contenuto è stato anticipato all’Ansa. Per Siniora, anche il disarmo di Hezbollah è “condizionato dal ritiro completo degli israeliani” e i guerriglieri lo accetteranno in quanto “decisione collegiale del governo libanese” (di cui fanno parte anche due ministri di Hezbollah). “Ieri abbiamo dichiarato di essere pronti a fare questo – ha aggiunto Siniora – ora attendiamo la risposta israeliana. Il governo del Libano si muove in questa direzione sulla base del piano formulato alla Conferenza di Roma. Lo ripeto, l’obiettivo è che non ci siano più armi in Libano se non quelle in dotazione all’esercito. Ma questo va fatto in contemporanea al ritiro israeliano. Perché non si può impedire ai libanesi di resistere, di opporsi all’occupazione delle nostre terre”.

La sospensione immediata delle ostilità tra le parti, seguita dal ritiro degli israeliani dal Libano per consentire l’avvicendamento con l’esercito di Beirut, è quello che ha chiesto in sintesi oggi anche la Lega Araba al Consiglio di sicurezza Onu. La decisione di inviare l’esercito libanese nel sud è stata giudicata un “passo interessante” dal capo del governo israeliano Ehud Olmert che, al pari degli Stati Uniti, ha però ha sottolineato la necessità della presenza anche di “unità combattenti” di una forza internazionale. L’ambasciatore britannico al Consiglio di sicurezza Emyr Jones Parry ha intanto ipotizzato che un nuovo testo di risoluzione, che tenga conto delle richieste libanesi, non sarà pronto prima di giovedì o venerdì.

Nel frattempo, sul terreno, attorno alle 19:00, ora italiana (le 20:00 in Libano) sono ripresi i bombardamenti israeliani su Beirut, concentrati in particolare – secondo l’agenzia di stampa Nna – di nuovo su Haret Hreik, il quartiere periferico già roccaforte di Hezbollah ormai deserto; obiettivi sarebbero stati colpiti nei pressi della moschea di al Hassanein, ma per ora non si ha notizia di vittime. Sempre in serata sono state distrutte da bombe anche due autocisterne cariche di carburante nella zona settentrionale della valle della Bekaa; non è nota la sorte degli autisti.

Sull’altro fronte, in Galilea, anche oggi almeno 150 razzi katiuscia sparati dagli Hezbollah hanno colpito diverse località, tra cui Kiriat Shmona, dove una casa è stata centrata, ma non è noto per il momento se vi siano state vittime. Misna