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MEDIO ORIENTE, ANCORA RAID ISRAELIANI SU BEIRUT, ISRAELE RESPINGE IPOTESI FORZA DI PACE

“L’esercito libanese ha 70 mila soldati, non ha bisogno di forze internazionali per garantire la sicurezza al confine (con Israele). Semplicemente non vogliono combattere”: lo ha detto il vicepremier israeliano Shimon Peres, aggiungendo che il movimento Hezbollah “ignora il governo libanese e le Nazioni Unite”.

Intanto gli aerei da guerra di Israele hanno bombardato di nuovo il Libano, provocando non meno di 20 morti e una settantina di feriti. Tra le vittime, secondo al-Arabyia, vi sarebbero anche tre cittadini giordani, uccisi durante un raid aereo sulla valle della Bekaa, nell’est del paese.

Secondo l’agenzia Ansa, nel primo pomeriggio – per il 7° giorno consecutivo – sono ripresi anche i bombardamenti sui quartieri meridionali di Beirut, roccaforte delle milizie Hezbollah. La televisione libanese ha mostrato colonne di fumo causato dalle numerose esplosioni. I caccia dello Stato ebraico hanno attaccato di nuovo anche la caserma dell’esercito libanese di Jamhur, alla periferia di Beirut; nella notte almeno dieci soldati erano morti e altri 30 feriti per un attacco contro la stessa base.

Secondo informazioni apprese dalla MISNA, a Beirut gli aerei di Israele avrebbero colpito anche depositi alimentari alla periferia della città. Intanto – stando a testimonianze raccolte dalla MISNA via e-mail – la gente si sta auto-organizzando per assistere gli sfollati raccolti in diverse scuole pubbliche e offrire cibo, coperte e acqua a chi è stato costretto ad abbandonare le proprie case.

Di fronte alle crescenti difficoltà dei civili – mentre migliaia di stranieri vengono evacuati via nave o fuggono verso la Siria, anche se la principale strade di collegamento con Damasco è stata nuovamente bombardata stamani – il presidente francese Jacques Chirac ha sollecitato oggi il “massimo aiuto” da parte della comunità internazionale alla popolazione libanese, dopo aver ricevuto all’Eliseo il premier Dominique de Villepin di ritorno dalla sua missione diplomatica a Beirut. Intanto gli Hezbollah hanno lanciato ancora razzi su Haifa, terza città di Israele, ma non vi sono notizie di vittime o feriti.

Mentre il segretario generale dell’Onu Kofi Annan propone l’invio di una forza di pace – solo dopo la cessazione delle ostilità – i ministri israeliani sembrano non aver una chiara strategia comune: il ministro della Sicurezza pubblica Avi Ditcher ha detto che un negoziato per la liberazione dei due soldati israeliani rapiti all’inizio dell’offensiva “non può essere escluso”. È stato però contraddetto poco dopo dal ministro degli Esteri Tzipi Livni, secondo cui gli Hezbollah devono liberare “senza condizioni” i militari dello Stato ebraico, il cui sequestro sta provocando la reazione “spropositata” – secondo l’unanime giudizio della comunità internazionale – di Israele. Misna