Toscana

CONFERENZA ONU SU ARMI LEGGERE SI CHIUDE SENZA ACCORDO

Persino l’inventore dell’Ak47, il russo Mikhail Timofeevich Kalashnikov, aveva invocato controlli internazionali più efficaci contro la proliferazione di armi leggere e di piccolo calibro nel mondo: ma l’apposita Conferenza dell’Onu su questo argomento – apertasi lo scorso 26 giugno – si è chiusa ieri senza alcun accordo.

L’incontro avrebbe dovuto aggiornare un piano di azione internazionale stabilito dall’Onu nel 2001, che individuava una serie di armi leggere: dalle pistole ai fucili, dalle granate agli obici. Un trattato vincolante e restrittivo – per fermare la circolazione delle attuali 693 milioni di armi di piccolo calibro nel mondo – era stato invece richiesto in una petizione popolare consegnata al segretario generale dell’Onu Kofi Annan lanciata dalla campagna ‘Control Arms’, che ha raccolto un milione di adesioni a livello internazionale.

Rebecca Peters, dell’‘Action network on small arms’ ha accusato i governi presenti alla conferenza di permettere a pochi Stati “di tenere tutti in ostaggio e di bloccare ogni progetto che avrebbe portato a un miglioramento della situazione”. Secondo stime diffuse, le armi di piccolo calibro oggi in circolazione provocano fino a 500.000 morti all’anno, vittime di guerre civili, di episodi di criminalità o anche di incidenti.

Un chiaro ostruzionismo all’ipotesi di un accordo è venuto tra gli altri dagli Usa: sostenuti anche dalla potente lobby americana di produttori di armi, vicina all’amministrazione Bush, per voce del sottosegretario di Stato sul controllo delle armi leggere, Robert Joseph hanno indicato una serie di condizioni che non avrebbero mai accettato in un’eventuale intesa.

Per il presidente della Conferenza, l’ambasciatore all’Onu dello Sri Lanka (dove negli ultimi mesi si è riacceso il conflitto tra governo e guerriglia della minoranza Tamil), “un accordo era possibile”, ma ha aggiunto di ritenere già un successo il fatto che si sia parlato di questo argomento. Misna