Toscana
RUANDA, CASO SEROMBA, SACERDOTE SI DIFENDE DA ACCUSA DI GENOCIDIO
Io e i miei collaboratori abbiamo fatto quello che potevamo. Abbiamo combattuto invano, ma non avevamo alcun potere: si è difeso così dinanzi al Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir) con sede ad Arusha (Tanzania) padre Athanese Seromba, accusato di aver ordinato a un bulldozer di distruggere la sua chiesa a Nyange, nell’ovest del Ruanda, dove avevano cercato riparo 2.000 fedeli tutsi durante i massacri del 1994. Martedì scorso la procura del Tpir aveva chiesto per padre Seromba incriminato di genocidio, complicità e istigazione al genocidio e sterminio la condanna all’ergastolo. Secondo il suo avvocato difensore, Patrice Monthé, Seromba sarebbe vittima di una demonizzazione della chiesa cattolica in Ruanda e la distruzione della chiesa sarebbe stata ordinata dalle autorità locali, che il sacerdote non aveva alcun potere di fermare.