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SOMALIA, MOGADISCIO: COMBATTIMENTI, KOFI ANNAN CHIEDE TREGUA IMMEDIATA

Un appello per una tregua immediata è stato rivolto dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan alle fazioni armate di Mogadiscio che da sei giorni si affrontano nella capitale somala, dove gli scontri hanno provocato finora oltre 120 morti e 250 feriti, in gran parte civili. Parlando ai giornalisti nella sede Onu di New York, il suo portavoce ha detto che Annan è “profondamente preoccupato per le crescenti violenze a Mogadiscio”, che oltre alle vittime hanno provocato migliaia di sfollati. I

niziati domenica scorsa, i combattimenti coinvolgono la sedicente “Alleanza anti-terrorismo” – composta da signori della guerra, commercianti e un paio di ministri dissidenti del governo di transizione – e i miliziani delle cosiddette ‘Corti islamiche’, che stanno cercando di imporre una sorta di ordine in alcune zone della città malgrado la presenza – al loro interno – di elementi radicali.

Il segretario dell’Onu chiede alle parti di “sostenere le istituzioni di transizione federale nel loro sforzo di mettere in pratica la Carta provvisoria”, riferendosi al governo e al parlamento creati nel 2004 dopo 13 conferenze di pace fallite. Il responsabile per la situazione dei diritti umani in Somalia, Ghanim Alnajjar, si è associato alla richiesta di interrompere i combattimenti, sottolinenando che “in questa situazione, la maggior parte delle vittime sono i civili coinvolti nel fuoco incrociato, alcuni dei quali sono bambini”. Analogo invito a sostenere le fragili istituzioni provvisorie – che hanno sede a Baidoa, nel sud e controllano poche porzioni di territorio somalo – era stato rivolto ieri dall’inviato speciale per la Somalia della Lega Araba, Samir Husni.

Intanto stamani, per il 7° giorno consecutivo, sono ripresi gli scontri, malgrado i ripetuti appelli alla tregua. La MISNA ha appreso da fonti giornalistiche locali che la notte scorsa i combattimenti sono ripresi soprattutto nelle località di Siisii e Lafwein, epicentri della recrudescenza di violenze. Un colpo di mortaio sarebbe caduto sul locale mercato, provocando due vittime; altri sette sarebbero state uccise nel corso della notte. “I civili che arrivano da noi hanno ferite di arma da fuoco e di mortaio: potete immaginare quali siano le conseguenze degli scontri sulla popolazione civile” dice ancora il dottor Hassan, che gestisce l’ospedale in collaborazione con il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc).

Il bilancio complessivo della ‘battaglia di Mogadiscio’ – la più cruenta negli ultimi anni – è difficile da indicare con precisione: sembra però certo che nell’ultima settimana i morti siano ormai oltre 140, cui si aggiungono 270 feriti. “Si tratta soprattutto di civili, incluse donne e bambini” aggiunge il direttore del ‘Keysaney Hospital’. Secondo un’emittente radiofonica locale, migliaia di persone avrebbero abbandonato non solo i quartieri di Mogadiscio dove si combatte ma avrebbero lasciato la capitale diretti verso le confinanti regioni del Lower e Middle Shabelle, da mesi piagate da una forte siccità, mitigata – solo in parte – da recenti precipitazioni piovose. Nessun esito hanno avuto finora i tentativi di fermare le violenze da parte di capi anziani tradizionali e alcuni attivisti locali. Fonte: Misna